centro storico, aperto, Varapodio, Varapodi (denominazione storica, XVII-XVIII secolo), Marrapodi (denominazione storica, X-XVII secolo), Baropedium (denominazione storica, XIII-XVII secolo), Barapodi (denominazione storica, XI secolo) (XVI)

Varapodio, 1502 - 1502

CONFIGURAZIONE URBANISTICA: il percorso matrice si sviluppa su via Umberto I, prosecuzione di via Dogali congiunge le due piazze principali del centro: S. Nicola e S. Stefano. Percorso in pianura: Strada provinciale SP 30, via Dante Alighieri. Palazzo Comunale: I lavori per la costruzione del Palazzo Comunale iniziarono nell'anno 1869 e si conclusero nel 1871, la sua ubicazione fu nell'allora Via Santo Stefano (oggi Via Umberto I), e il progetto fu redatto dall'Ing. Luigi Oliviero. Nel corso degli anni a causa delle intemperie e soprattutto dei terremoti, fu più volte danneggiato, ma comunque sempre riparato. La ristrutturazione più recente risale all'anno 2000, quando il Palazzo Comunale fu ristrutturato, ampliato e notevolmente abbellito. Fontana dell'Asso di Coppe: Nell'anno 2002 è stata eretta la nuova fontana dell'Asso di Coppe che ha sostituito in piazza S. Nicola la precedente fabbricata con pezzi di pietra di granito che con il passare degli anni sono andati dispersi. Anticamente chiamata " li quattru canali" fu detta "Asi i coppi" per la sua verosimiglianza all'omonimo asso di coppe delle carte da gioco napoletane, e divenne così celebre anche oltre i confini della Calabria. CONSERVAZIONE: E’ stato realizzato il progetto di recupero e riqualificazione della pavimentazione di Via Dogali, di via S. Biagio (che rientra solo in parte nel centro storico), di via Garibaldi, di via Umberto I e largo municipio. E’ stato inoltre demolito un fabbricato e realizzata la piazzetta “Caduti di Nassyria”, adiacente il palazzo Comunale. Il centro storico ha mantenuto nel tempo molti dei suoi elementi decorativi, strutturali, ed architettonici originari. Caratteristica sono i balconcini delle case in ferro battuto e i lampioni artistici(soprattutto in via Ognissanti). Molto suggestivo è il portale di palazzo Faccioli, mantenutosi integro e che testimonia le lavorazioni artistiche di un tempo. A parte la tinteggiatura delle facciate di alcuni edifici, purtroppo l’abbandono di alcuni di essi ne favorisce il lento ma inesorabile degrado; molte case sono infatti disabitate. Nel 1892 fu allargata la piazzetta di S. Stefano per sistemare la nuova fontana in ghisa. Nel 1893 fu costruita la fontana in ghisa in piazza S. Nicola

  • OGGETTO centro storico aperto
  • CARATTERI AMBIENTALI Varapodio sorge in un'area pianeggiante ai piedi dell’Aspromonte, nel punto di confluenza del fiume Marro (l'antico Metauro) e il torrente Calabrò, in una favorevole collocazione geografica, a 208 m s.l.m. È una delle tante cittadine della fertile Piana di Gioia Tauro. DEFINIZIONE GEOGRAFICA: il centro storico di Varapodio sorge su un complesso di depositi continentali rossastri, costituiti da conglomerati sabbiosi e sabbie. Il complesso presenta scarsa resistenza all'erosione ed elevata permeabilità. Una vasta intercalazione di materiali alluvionali attraversa l'abitato e costeggia l'area interessata dalla strada di accesso al paese
  • LOCALIZZAZIONE Varapodio (RC) - Calabria , ITALIA
  • INDIRIZZO Piazza Santo Stefano, Varapodio (RC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Primo insediamento tra il IX e X secolo: originariamente l’antica Varapodio sorgeva a circa 3 Km più a valle dell’attuale centro abitato, nella località detta “Salvatore”, sull’altura a ponente del fiume Marro. Poco si sa della sua fondazione e dai pochi documenti c’è da supporre che sia avvenuta poco prima dell’anno Mille. Alcuni studiosi suppongono che l’antica Varapodio sia sorta nel 951, quando, dopo la distruzione della vicina Taureana devastata dalle incursioni saracene, parte dei suoi abitanti vi passò ad abitare. Varapodio era una borgata con poche centinaia di abitanti, che conducevano una vita grama, dediti all’agricoltura e vivendo in povere case raggruppate intorno ad un convento Basiliano (di cui non è stata mai accertata l’esistenza) e ad una chiesa dedicata a S. Salvatore. XV-XVII secolo: Varapodio fu casale di Oppido, sotto il dominio di una famiglia cognominata Oppido fino al XV secolo, seguendone le vicende feudali. Ricordiamo alcuni signori del tempo tra cui: Guerrisi di Squillace, i Ruffo e Luigi De Ascaris. Dal 1450 il feudo subì le conseguenze della lotta tra le famiglie De Ascaris e Caracciolo che, conclusa con il matrimonio tra Enrichetta De Ascaris e Berardo Caracciolo nella cui famiglia rimase fino al 1609. Fondazione: Tra la fine del XV e l’inizio del XVII secolo gli abitanti di Barapodi lasciarono la contrada del San Salvatore e si trasferirono più a monte, nell’attuale sito, così nacque e si sviluppò la nuova Varapodi. Di tale evento non si hanno notizie scritte ma la tradizione orale sostiene che la motivazione di questo spostamento è da addurre alle devastanti incursioni saracene, cui si aggiunsero nel 1599 violenti e dannosissimi terremoti. Il trasferimento del centro abitato nell'attuale sito fu graduale. Le ragioni per cui fu scelto il nuovo sito furono due: l’esistenza già in loco di un gruppetto di case con alcune chiese tra cui quella di San Biagio, di San Nicola, il convento dei Padri Agostiniani; e la presenza di acque sorgive necessarie ai bisogni vitali. Espansione del centro: A metà del XVII secolo vi fu un aumento della popolazione, si costruirono nuove case e chiese, si andarono formando i primi quartieri. Varapodio, in questo periodo fiorente iniziò a reclamare maggiore autonomia attirando le ire dell’Università di Oppido. Fine feudalesimo: Il feudo di Varapodio passò agli Spinelli che lo tennero fino all’eversione della feudalità (1806), infatti con le leggi di Giuseppe Bonaparte per Varapodio finì il periodo del feudalesimo. Nuova organizzazione amministrativa: Con il primo ordinamento amministrativo disposto dai Francesi durante il regno di Giuseppe Bonaparte (1807), Varapodio fu elevato Università e incluso nel governo di Oppido. Divenne comune autonomo con decreto del 4 maggio 1811. STORIA SISMICA: dopo il terribile sisma del XVIII secolo definito dalla gente del posto “il flagello” crollarono numerose chiese (Santo Stefano, San Biagio, San Pietro, San Rocco, SS Rosario ecc.) fu molto danneggiato il convento degli Agostiniani e gran parte degli edifici furono distrutti. Si sviluppò inseguito a tale evento una terribile pestilenza. Varapodio fu ricostruita nel medesimo sito e artefice principale della ricostruzione fu D. Ferdinando Lenzi. Così sorse il nuovo centro abitato (l’attuale centro storico) lungo via San Pietro (via Dogali) e lungo le arterie di esso un po’ alla volta, oltre alle due Chiese parrocchiali (San Nicola e Santo Stefano), sorsero casette per i contadini e palazzi per i nobili come quello Faccioli e Careri. Inoltre con decreto del 20.03.1784 furono emanate delle norme antisismiche per cui gli edifici: non potevano raggiungere una certa altezza, dovevano avere una gabbia di ferro (le catene) che li stringesse in tutte le loro parti, le mura nella parte superiore dovevano avere una rete interna di legname. Nel 1894 vi fu un terribile sisma che però non procurò morti, solo alcuni edifici furono danneggiati e risultarono pericolanti. Nel 1928 un terribile sisma colpì il centro di Varaodio; tanti edifici restarono gravemente danneggiati e le due chiese parrocchiali subirono il crollo delle coperture
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800177851
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
    (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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