Transumanza di bovini podolici da San Mauro Forte a Ginosa: raccolta della legna per alimentare il fuoco di bivacco (bene semplice)

Nei pressi di una sterpaglia, un vaccaro spacca la legna con un’ascia, la solleva e la getta sopra un fuoco

  • OGGETTO Transumanza di bovini podolici da San Mauro Forte a Ginosa: raccolta della legna per alimentare il fuoco di bivacco
  • CLASSIFICAZIONE TECNICHE
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’allevamento del bovino podolico – razza che ha una grande capacità di adattarsi ad ambienti difficili – è basato essenzialmente sull’utilizzazione del pascolo, nudo o cespugliato, e del bosco. Nell’ambito di questo sistema di allevamento è necessario conciliare le esigenze nutritive degli animali con la disponibilità di alimenti nei pascoli, che sono particolarmente ricchi in primavera, più modesti in autunno e molto scarsi nella restante parte dell’anno, per cui è necessario sfruttare la scalarità produttiva dei pascoli con la transumanza. Con transumanza si indica il complesso delle migrazioni stagionali su larga scala territoriale, nel corso delle quali gli animali di grossa e media taglia si spostano dalle regioni di pianura alle regioni montuose e viceversa. Per descrivere gli spostamenti dei transumanti si usano i termini "monticazione" e "demonticazione". Con monticazione si intende la fase della transumanza che si compie, generalmente, nel periodo tardo-primaverile, e prevede il trasferimento dalle zone di pianura ai pascoli di alta quota. Con demonticazione si definisce, invece, il trasferimento che avviene, di solito, nel periodo tardo-autunnale, quando animali e pastori fanno ritorno ai pascoli di pianura. La direzione di queste migrazioni stagionali è determinata dalla posizione geografica, e insieme da antichi usi, norme consuetudinarie e tradizioni. Il tragitto dei transumanti avviene lungo una rete di larghe vie chiamate tratturi: sentieri erbosi, pietrosi o in terra battuta, originatisi dal passaggio e dal calpestio degli armenti. Questi hanno un andamento nord-sud e sono generalmente collegati con strutture sentieristiche minori, definite tratturelli (BIBR: ESPOSITO ET AL. 2012, p. 142). In Italia l’intrecciarsi di queste vie tratturali si rileva nei territori delle regioni centro-meridionali, principalmente in Abruzzo, Molise, Umbria, Basilicata, Campania e Puglia. I tratturi, che da Matera raggiungono le zone interne montuose della Basilicata, ripercorrono gli antichi percorsi della transumanza che “aggiravano Montescaglioso, entravano nella valle del Bradano, attraversavano le colline di Pomarico e si dirigevano, tramite il fondovalle del Basento verso le montagne di S. Mauro, Accettura, Calvello, Laurenzana” (BIBR: ESPOSITO ET AL. 2012, p. 144-45). Anche le vie di passaggio erano e sono ancora oggi utilizzate come vie tratturali e coinvolgono la via Popilia (da Capua a Reggio), la via Appia (conosciuta come tratturo tarantino), la via Herculia (chiamata anche strada dei martiri o strada dei poteri centrali) e la via Regio-Tarantum, per l’intero arco ionico (BIBR: PIROLO 2005). Adiacenti ai tratturi, posti in località pianeggianti e nelle vicinanze di sorgenti o corsi d’acqua, si trovano i riposi o stazzi, che vengono utilizzati per le soste durante gli spostamenti del gregge o delle mandrie. Qui i pastori e/o i mandriani consumano del cibo ed eventualmente, alla luce di fuochi, trascorrono la notte. Lungo i tratturi, durante i secoli, sono sorte numerose chiese, importanti non solo dal punto di vista spirituale, ma anche commerciale perché in prossimità di esse si svolgevano dei mercati, o vere e proprie fiere, per la commercializzazione di prodotti artigianali e agricoli. Per un approfondimento storico della transumanza vedi BIBR: PIROLO 2005 e BIBR: ESPOSITO ET AL. 2012. Si rileva, inoltre, che le attività pastorali danno luogo a particolari sistemi di comunicazione sonora. I pastori, infatti, fanno ricorso a richiami vocali e fischiati per gestire le greggi e per comunicare a distanza. Bonazinga rileva come ogni pastore disponga di un proprio repertorio di fischi e voci, diversamente strutturati a seconda che siano destinati a pecore, capre, vacche oppure ai cani da guardia. Fischi convenzionali possono inoltre servire alla comunicazione tra pastori. Talvolta, imitando il linguaggio parlato, si “fischiano” brevi messaggi (BIBR: BONANZINGA 2005). Un valore rilevante assume, inoltre, il suono dei campanacci appesi al collo degli animali mediante collari, che oltre a svolgere una fondamentale funzione segnaletica, divengono il vero simbolo sonoro dell’identità pastorale. La ripartizione dei campanacci tra gli animali è il riflesso sonoro del progetto di gestione della mandria da parte del pastore; la selezione dei timbri e delle misure rispecchia la formazione della mandria (i campanacci sono diversi a seconda degli animali a cui sono destinati), la costituzione fisica degli animali e il loro status (agli animali dominanti viene assegnato il campanaccio più grande) (BIBR: BONANZINGA 2005). I campanacci, secondo l’opinione comune di pastori e mandriani, servono sia agli uomini, sia alle bestie. Tramite questi, infatti, il pastore riesce a mantenere il controllo del gregge anche a distanza, soprattutto nel fitto della vegetazione montana. È possibile operare la sorveglianza mediante l’ascolto, riuscendo a capire, ad esempio, se gli animali, stanno bevendo, pascolando, correndo o ruminando (BIBR: RICCI 2012). Il passaggio di un pastore col suo gregge, la testimonianza della sua presenza su un terreno, il controllo dei confini di pascolo, vengono segnalati proprio dallo scampanìo degli armenti. Al contrario, quando si conducono le mandrie in luoghi dove non si potrebbe, “i campanacci vengono “zittiti”, riempiendoli con dell’erba o, più spesso, ungendoli internamente con dello sterco” (BIBR: RICCI 2007). Inoltre, durante la notte, l’intensità dello scampanìo avverte della presenza di eventuali pericoli (lupi, orsi, ladri) (BIBR: RICCI 2012). Un’altra funzione svolta dai campanacci è quella di aiutare gli animali a non confondersi con altri greggi o mandrie: infatti, il suono non familiare delle altre campane, disturbandoli, li allontana. Nelle famiglie di allevatori i campanacci fanno parte dell’eredità paterna: vengono distribuiti ai figli maschi nel momento in cui ognuno di loro avvia la propria attività. Talvolta vengono menzionati nei testamenti insieme ad altri beni. (BIBR: RICCI 2012). Enzo Spera riferisce l’uso da parte di mandriani, contadini, braccianti e artigiani lucani di Tricarico di percorrere, il giorno o la vigilia di S. Antonio Abate, le strade scuotendo enormi campanacci da transumanza (BIBR: SPERA 1981/82). Antonello Ricci (2012) attesta a Mesoraca l’uso da parte di pastori e mandriani di porre i campanacci al collo dei loro animali la mattina di Pasqua, come segno augurale e propiziatorio in relazione alla fine dell’inverno. Un’altra componente importante della figura del pastore e del mandriano è il bastone, un accessorio immancabile. I gesti, la deambulazione e la postura sono, infatti, collegati alla manipolazione del bastone. Questo viene generalmente ricavato da un sottile ramo di castagno, nocciolo, limone (BIBR: RICCI 2012). L’altezza varia tra un metro ed un metro e mezzo. Quando il pastore è in cammino, generalmente, il bastone è appoggiato alle spalle e/o al collo, e vi si intrecciano le braccia. Da fermo, invece, il bastone viene piantato a terra e il pastore vi poggia sopra le mani o i fianchi o i glutei (BIBR: ANGIONI 1989, p. 117). La funzione del bastone pastorale è quella di guidare gli animali e, a questo scopo, è impiegato in vari modi: si utilizza come indicatore di direzione, tenendolo dritto e fisso o agitandolo (BIBR: RICCI 2012, p. 95). La transumanza è stata inserita nel 2019 nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO, che ha riconosciuto il valore della pratica sulla base di una candidatura transnazionale presentata da Italia, Austria e Grecia
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici immateriali
  • LUOGO DI RILEVAMENTO Matera (MT) - Basilicata , ITALIA
  • ALTRA OCCASIONE allevamento (bovino)
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Di Paolo, Emanuele
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700206466
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DATA DI COMPILAZIONE 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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