Da un esame delle fotografie aeree della zona si nota la struttura di un abitato di forma quadrangolare, una terramara, circondata da un argine e da un fossato in cui si immette un corso d'acqua. I primi scavi nel sito condotti nel 1932 dalla Fioroni e ripresi nel 1953 da Zorzi, misero in luce i resti di un insediamento arginato dell'età del Bronzo collocato su un terrapieno artificiale innalzato in corrispondenza di un dosso fluviale relitto. I lavori agricoli riportano alla luce numerosi materiali tra cui un pugnaletto e un frammento di spada in bronzo e un frammento di vaso miceneo a testimonianza che nell'età del bronzo questo abitato avesse un'importanza tale da mantenere contatti e rapporti commerciali con l'area mediterranea. Nel 1970 il Museo di Storia Naturale mise in luce il fondo di una capanna con buchi di palo, resti di un focolare e pavimentazione in terra battuta; nel 1988 l'Università di Padova in collaborazione con L'università di Londra ha svolto indagini sistematiche nell'area evidenziando la sezione stratigrafica di un lungo fosso che taglia l'abitato: è stato accertato che l'argine e il fossato devono essere rimasti in vista almeno fino all'età romana quando sull'insediamento dell'età del Bronzo si installò un complesso insediativo di età romana che venne ad occupare la parte più rilevata del terrapieno, nel settore settentrionale. Le prime indagini,condotte dalla Fioroni nel 1963, misero in luce sette ambienti non ben definibili, alcuni con pavimentazione in mattoni e cocciopesto. Al centro del complesso si individuò una fornace evidenziata da cumuli di colature, scarti e stracotti. Le strutture erano inoltre in connessione con due sepolcreti databili al I-II secolo d.C., uno immediatamente adiacente all'abitato, l'altro più a sud. Il complesso insediativo-funerario di età romana potrebbe essere posto in relazione con il vicino tracciato viario che attraversava in questa zona le Valli Grandi Veronesi con direzione NNE