LA PIANACCIA DI SUVERO (insediamento)

Rocchetta Di Vara, Preistoria

Il toponimo della Pianaccia identifica la parte sommitale di un affioramento roccioso, di forma subtriangolare, situato tra i paesi di Zignago e Suvero (Comune di Rocchetta di Vara) in provincia di La Spezia, sul versante sinistro dell’Alta Val di Vara. Nel corso degli anni settanta, il sito è stato interessato da raccolte di superficie e ricognizioni da parte di membri dell’ISCUM di Genova successivi lavori clandestini hanno determinato l’intervento della Soprintendenza Archeologica della Liguria. A partire dal 1981, scavi sistematici sono stati condotti nella parte nord-occidentale della Pianaccia. L’indagine, sviluppatasi in sette campagne di scavo, si è protratta fino al 1990. La prima consistente occupazione del sito risale al Neolitico Antico da parte di gruppi praticanti l’agricoltura. La cosiddetta “piattaforma” è interpretabile come un “monumento” costruito dopo il Neolitico Antico e prima e non oltre l’orizzonte cronologico campaniforme. Tale struttura richiama analoghe costruzioni messe in luce in vari siti dell’Età del Rame (Sion, Saint Martin del Corleans, Arano, Volturno-Tanzgasse, Sovizzo) sempre associati a statue stele. Si sottolinea che una statua stele è stata rinvenuta in giacitura secondaria antica non lontano dalla Pianaccia di Suvero. Si tratta della prima e più occidentale statua stele delle Lunigiana rinvenuta nel 1827. Come noto la stele di Novà è stata riutilizzata nell’età del Ferro rimodellando un originale appartenente al tipo B, Filetto - Malgrate, e quindi riferibile decisamente all’orizzonte cronologico in esame. L’US2 soprastante la piattaforma sembra testimoniare eventi correlati con l’abbandono del “monumento” e con un successivo intenso uso dell’area. In particolare la micromorfologia dei suoli indica intenso uso del fuoco e rimaneggiamenti antichi del deposito in assenza di testimonianze di pratiche di coltivazione di cereali. In questo contesto si inserisce un atelier di fabbricazione di ornamenti di steatite (l’ambra dei poveri). Mentre gran parte della Pianaccia di Suvero è stato interessata da profondi fenomeni erosivi che hanno inciso i paleosuoli pleistocenici, una vasta area circostante la piattaforma è protetta da un muro perimetrale di recinzione eretto in antico. Neolitico: più abbondanti reperti, sia litici che ceramici, attestano l’occupazione dell’area nel Neolitico Antico. La presenza di alcuni “elementi di falcetto” documenta la pratica dell’agricoltura. La tipologia dei reperti suggerisce una cronologia compresa tra il 6500 e il 6200 BP uncal. L’orizzonte campaniforme: attestato da frammenti di vasi campaniformi, da probabile ceramica accompagnante e da un bottone in steatite di tipo “Montgomery”. La ceramica campaniforme si ha frammista a pietre non lavorate che formano una sorta di ampia “piattaforma” solo in parte esplorata. Pur costituita da rocce serpentinitiche locali, la piattaforma non è la degradazione del substrato roccioso. Essa poggia infatti su di un paleosuolo (US3) probabilmente pleistocenico. Inoltre in anfratti della base è stato individuato un livello (US2c) di “sabbie rosse”, di provenienza fluviale, estranee al sito contenente scarsi reperti pleistocenici, alcuni dei quali neolitici. Sulla piattaforma poggia uno strato (US2) fortemente antropizzato da una forte componente di carbone di legno e contenente la maggior parte dei reperti mobili rinvenuti, fra i quali si segnlano molti oggetti di steatite, soprattutto oggetti di ornamento, rotti in diversi stadi del ciclo di lavorazione che, pertanto si deduce fosse svolto in loco. Tipologicamente alcuni reperti di staeatite assomigliano a produzioni in ambra della media e tarda Età del Bronzo A tale ambito cronologico riportano alcune datazioni radiocarboniche e vari reperti ceramici. Nell’US 1 sono stati rinvenuti alcuni frammenti di ceramica della seconda Età del Ferro ed un frammento carbonizzato di palo di analoga cronologia radiocarbonica

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