GROTTA DELLA MADONNA DELL'ARMA (giacimento in cavità naturale frequentazione antropica)

Sanremo,

La grotta della Madonna dell’Arma, detta anche Nostra Signora dell’Annunziata ell’Arma, si apre in riva al mare, sul piccolo promontorio che costituisca l’estrema propaggine meridionale della collina dei Castelletti, al confine tra i comuni di San Remo e Taggia. Anticamente la grotta, detta “l’Alma”, voce dialettale con la quale vengono indicate le cavità naturali, dava il nome a una vasta zona circostante, che si estendeva dal capo Marine, a est, alla foce dell’Argentina, a ovest; attualmente il toponimo è rimasto a indicare solo l’abitato di Arma di Taggia. Oggi la cavità appare come una galleria orientata con asse nord-sud che si restringe sensibilmente verso l’interno e, a circa 40 metri dall’ingresso, piega di 90° verso est per terminare, percorsi una decina di metri, in uno strettissimo cunicolo. La grotta ha una lunghezza di circa 55 metri, con uno sviluppo di angusti cunicoli che supera i 100 metri; la superficie attuale è di circa 350 m quadrati, di cui 140 relativi all’area occupata dal Santuario. La grotta venne consacrata al culto della Madonna nel medioevo,probabilmente verso il Mille. Il nome “l’Alma” compare per la prima volta in un documento del 6 marzo 1153, in un elenco di chiese le cui decime venivano concesse dal vescovo di Albenga Oberto ad Anselmo dei Quaranta. Un documento del 1250 attesta che nella chiesa si radunava la popolazione per discutere e deliberare sugli atti di maggior interesse della comunità. L’attuale sistemazione architettonica del santuario, ad eccezione della volta del presbiterio costruita nel 1589, risale agli inizi del XVII secolo e, in parte, al successivo. L’interesse preistorico della grotta fu segnalato per la prima volta nel 1893 dal dott. Alessandro Lupi di Bussana; in seguito il giacimento preistorico venne segnalato anche da F. Molon e da G. Gentile. Tuttavia l’Issel mise in dubbio l’antichità dei reperti raccolti dal Lupi e la grotta dell’Arma venne a lungo dimenticata a livello paletnologico. Nel febbraio del 1958 due giovani speleologi del G.S. CAI di Sanremo, F. Frediani e G. Ballardini, appassionati di archeologia, esplorando l’interno della grotta riscoprirono il deposito mettendo in luce, in punti distinti della cavità,focolari ricchissimi di reperti scheletrici di fauna pleistocenica e manufatti litici scheggiati. Pervenuta una segnalazione al prof. Nino Lamboglia, questi incaricò lo studioso di preistoria Luigi Cardini di eseguire un sopralluogo a seguito del quale fu possibile dare al mondo scientifico la notizia della scoperta di un nuovo importante giacimento paleolitico. Tra il 1961 e il 1963 Giuseppe Isetti effettuò, per conto della Soprintendenza Archeologica della Liguria e dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, quattro campagne di scavo, l’ultima delle quali con la collaborazione di Henry de Lumley, che furono sospese per la prematura morte dello studioso. Le ricerche sono state riprese solo nel 1989 sotto la direzione scientifica di Henry de Lumley. La grotta comprende due distinti depositi stratificati, situati uno all’interno e l’altro all’esterno della cavità. La grotta attuale è infatti solo la parte più profonda di un ampio riparo scavato dall’erosione marina nei conglomerati pliocenici. Il deposito quaternario all’interno della grotta è costituito da tre insiemi maggiori; dall’alto in basso: • Strati da A a I. Livelli del Pleistocene superiore, tra i 55.000 e i 35.000 anni da oggi, corrispondenti all’ultima fase del Paleolitico medio. • Strato da K a VI. Questi livelli sono stati datati, con il metodo radiometrico ESR/Th, a periodi compresi tra 73.100±4400 BP (focolare A, strato Q) e 88.000±8800 BP per il focolare dello strato IV, che testimonia la frequentazione della grotta da parte dell’uomo subito dopo il ritiro del mare tirreniano, all’inizio dell’ultima glaciazione del Quaternario. • Strato VII. Si tratta della spiaggia tirreniana. Il mare caldo dell’interglaciale Riss-Würm ha lasciato sul suolo della grotta livelli di spiaggia marina dello spessore di circa 65 cm, composti da ciottoli, conchiglie e sabbia grossolana, datati con il metodo dell’U/Th intorno a 95.000±5000 anni BP. • Il deposito esterno ha uno spessore di circa 17 metri e presenta una stratigrafia molto complessa. Gli scavi, iniziati alla base della fortezza cinquecentesca, hanno messo in luce livelli di età moderna, medievale e romana sovrapposti a depositi del Paleolitico medio, contenente i manufatti prodotti dall’uomo di Neanderthal. I numerosi reperti faunistici e litici dei livelli Musteriani provenienti da questa caverna sono conservati e in parte anche esposti nelle vetrine del Museo Civico Archeologico di Sanremo. Dalla caverna provengono anche tre frammenti di ossa attribuibili all’Uomo di Neanderthal: un frammento di frontale con bordo orbitale sinistro e due frammenti coerenti di occipitale, probabilmente dello stesso individuo

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