Angitia (sito pluristratificato)
Sulle tre alture del Monte Penna e l'intermedia "Valletta della Ritrovata" si è individuata un'area di 14 ettari, circoscritta da una recinzione in opera poligonale di I maniera, provvista probabilmente di due porte d'accesso. Nella parte bassa, presso la Casa Cantoniera di Torlonia era l'area cultuale dedicata alla dea italica e fucense di A(n)ctia che ha fornito microliti neolitici, ceramica votiva ad impasto di VII-VI secolo a.C. ed armi votive in ferro. L'esistenza di un'area cultuale dal neolitico a tutta l'età dei metalli, appare confermata dall'attribuzione alla zona di una falce a doppia costolatura in bronzo, due punte di lancia e due spade bronzee del tipo Allerona, ora nella Collezione Torlonia. Sul settore perilacustre sud, vicino al torrente Fossato, gli scavi, condotti fin dall'Ottocento, hanno messo in luce una necropoli italica. In particolare, durante il prosciugamento del lago, sul finire dell'Ottocento, si sono individuate tombe italiche, dell'Età del Ferro e prima Età repubblicana, che hanno restituito spade e punte di lance in ferro di VI-V secolo, cinturoni ed elmi di bronzo, tra cui uno etrusco del tipo Negau, databile al V a.C. Un altro ritrovamento, avvenuto nel 1942 nel letto del torrente "Fossato", ha permesso il recupero di un disco-corazza in bronzo del tipo orientalizzante, databile al termine del VII secolo a.C., in cui compaiono le prime raffigurazioni fucensi della chimera funeraria, probabile riferimento al culto di Angitia. Fuori le mura, nelle vicinanze della chiesa di Sant'Antonio di Luco e in località "Agguachiata" (Piedimura) si sono individuate altre tombe dell'Età del Ferro e, nel 1939, presso la chiesa di Sant'Antonio, si sono scoperti i resti di una tomba a tumulo che conteneva una sepoltura maschile degli inizi del VI secolo a.C. dotata di un gladio a stami di ferro e tre dischi-corazza. Tombe a tumulo si sono individuate in località Sant'Angelo sotto i livelli degli edifici dell'insediamento vicano di età italico-romana. Alla seconda metà del IV secolo a.C., probabilmente agli inizi delle guerre sannitiche, si data la nuova cinta poligonale che riunisce l'arcaico centro fortificato italico di Monte Penna al sottostante luogo di culto di Angizia. Gli scavi condotti negli anni Ottanta del Novecento hanno consentito il ritrovamento di monete di Phistelia, Capua, Neapolis, nonché di una moneta di Filippo II di Macedonia, attestando, così, contatti con l'area campana greco-etrusca e con il mondo greco nella seconda metà del IV secolo a.C. La nuova cinta muraria racchiude, con i suoi circa 2.400 km di circonferenza, un'area di circa 30 ettari dotata di un raffinato apparato urbanistico disposto su terrazze, rette da opera poligonale e degradanti sul declivio del Monte, interrotte, ad intervalli regolari, da fossi di scolo trasversali e da scalinate di accesso. Vi erano tre acropoli e un grande santuario, probabilmente racchiuso da un temenos, dedicato alla dea Angitia. Appena fuori le mura era l’area portuale, provvista di numerose lunghe rampe dirette verso gli incostanti limiti lacustri. In particolare, gli scavi condotti negli anni Novanta fuori dalle mura, sul fronte fucense, hanno messo in luce numerosi moli, composti di blocchi e pietrame a secco, di larghezza variabile, intervallati da aree di scarico dei rifiuti cittadini. Fra due delle porte di accesso alla città sono stati riportati in luce due ambienti relativi a botteghe artigianali che lavoravano ceramica acroma e vernice nera; si tratta di vani con pavimentazione in tasselli fittili quadrati, databili al III secolo a.C. Notevoli sono gli scarichi ceramici, con terracotta distorta dal calore, sia dentro che fuori le mura. A seguito del foedus tra i Marsi e Roma, del 302 a.C., appare probabile una ridefinizione degli spazi urbani come sembra attestare l'esistenza di più santuari, oltre quello dedicato al nume tutelare della città. Sull'acropoli maggiore si segnalano i ritrovamenti di oggetti votivi, accumuli di blocchetti di opera incerta ed un'ampia fossa semi-ovale, che rendono possibile l'esistenza di un tempio apicale, probabilmente dedicato a Giove, con teatro italico-romano sul davanti. Altre strutture cultuali si sono individuate sotto la chiesa di Santa Maria delle Grazie. All'epoca successiva alla Guerra Sociale è da attribuire il grandioso edificio templare detto "Il Tesoro", su alto podio modanato dalle imponenti costruzioni in opera cementizia, a due celle in opera reticolata rivestite di intonaco colorato e pavimenti in mosaico, con pronao ornato da pilastri laterali, colonne e due scalinate laterali. Si tratta di un tempio di tradizione italico-campana con il rivestimento in lastre modanate, che si è proposto potesse essere dedicato a Cerere e Venere, largamente attestate nelle aree italiche come divinità protettrici delle funzioni femminili. Sui lati del tempio terrazzamenti, porticati e resti di altri edifici, testimoniati da crolli di diverse volte cementizie, attestano le sistemazioni urbanistiche di età augustea. Il Foro romano è riconoscibile nell'attuale area cimiteriale data l'esistenza di un grandioso e lungo muro di terrazzamento in raffinata opera poligonale, mentre, al di sotto, si snodano una serie di ambienti artigianali con strutture in opera quadrata ed incerta, fornaci e piccole cisterne. La città era dotata anche di un acquedotto, come confermano i ritrovamenti di grandi fistulae plumbee sul "Corno della Penna". La struttura prendeva acqua dalla condotta fucense del cosiddetto "Acquedotto di Angizia" che dalle sorgenti lirine del Riosonno, passando per i Piani Palentini con l'alimentazione delle ville locali, perveniva nel versante fucense tramite una condotta forzata passante per il canale sotterraneo dell'Emissario claudiano del Fucino
- OGGETTO sito pluristratificato
- LOCALIZZAZIONE Luco dei Marsi (AQ) - Abruzzo , ITALIA
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’area archeologica Angitia di Luco dei Marsi sorge in quella che anticamente era la città di Anxa Angitia, abitata dall’antico popolo italico dei Marsi. Qui sorgeva il santuario di Lucus Angitiae, divinità ritenuta portatrice di poteri magici. Proprio intorno al santuario, di cui oggi è possibile ammirare alcuni ruderi, si sviluppò la città protetta da un vasto recinto fatto di grandi blocchi di pietra calcarea locale e che rappresenta uno dei più antichi esempi di architettura difensiva italica in Abruzzo. Il luogo fu abitato ininterrottamente dall'Età del ferro fino al Medioevo. La conformazione orografica condizionò fortemente l’impianto urbano, compreso fra le alture del Monte Penna e le rive del lago, con la necessaria disposizione di lunghe terrazze longitudinali, ad orientamento nord-ovest/ sud-est, degradanti sul pendio roccioso prospiciente il lago. Una disposizione scenografica di ascendenza ellenistica molto legata alle grandi aree cultuali e visibile compiutamente solo dal Fucino; quindi una città perilacustre strettamente connessa con il lago. Una visione reale dell'aspetto di Anxa-Angitia si è voluta riconoscere nell'altorilievo della Collezione Torlonia (II d.C.) raffigurante una città, scoperto nella discenderia maggiore del coronamento alto dell'Emissario claudiano del Fucino sopra l'incile. L'altorilievo presenta una città caratterizzata da una recinzione in opera quadrata, grandi terrazzamenti longitudinali, interrotti da fossati verticali che sono sormontati da pontili, con edifici in opera poligonale e reticolata: sulla sinistra, in alto, sembra riconoscersi un anfiteatro o un teatro, mentre, fuori le mura sulla destra, diversi edifici immersi nel bosco e un probabile santuario in cui si potrebbe vedere il santuario al dio Fucino. Sin dal momento del suo ritrovamento molti hanno voluto vedere nella città del rilievo Angitia per le caratteristiche del suo impianto su forte pendio e la presenza dei scoli verticali con pontili, non necessari negli altri centri fucensi, come Alba e Marruvio ad impianto su dolce declivio
- TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
- INTERPRETAZIONE Con la fine degli insediamenti agricolo-pastorali protovillanoviani, distrutti dalle piene del Fucino, ha inizio, nella prima età del Ferro, una nuova struttura insediativa non più basata su villaggi di pianura, ma su villaggi d'altura racchiusi da mura composte da grandi e medi blocchi di pietra e posizionati su colline e sui rilievi montuosi più vicini all'alveo lacustre. Si tratta di "cittadelle" rette da principi guerrieri, in eterno conflitto fra loro, come confermato dagli apprestamenti difensivi e dall'enfatizzazione guerriera dei corredi tombali maschili dell'epoca. Di questi centri fortificati della prima Età del Ferro, "ocres" in lingua safina, abbiamo le testimonianze sulle alture di Monte Penna, acropoli della successiva città italico-romana di Anxa-Angitia. I corredi delle tombe evidenziano una società guerriera ad economia polivalente (agricoltura, allevamento, pesca, caccia e metallurgia) con la nobiltà usa a combattere su cavalli o carri, con lance e gladi, recante come segno distintivo i dischi-corazza sul petto e dorso, mentre la fanteria era composta da piccoli gruppi armati dotati di gladio a stami, giavellotti e lance. I luoghi di culto sono identificabili sulle aree delle necropoli e nelle grotte e nei ripari, dove erano sepolti gli antenati, mentre, a contatto con il lago, vicino ad una necropoli, si sviluppa il culto della "Signora dei Morti", A(n)ctia, a cui vengono offerte armi e vasellame ceramico votivo. Da questi guerrieri, che rifiutano in area fucense il funerario "rito del banchetto", e dai loro artigiani, si sviluppa, nell'Italia centrale appenninica, la "Cultura Safina" che si diffonderà, dall'VIII al V secolo a.C., dall'Emilia Romagna fino alla Basilicata e che contribuirà alla formazione della città di Roma con le sue leggi ("jus Fetiale"), le divinità (Vacuna e Angerona) ed i suoi primi re sabini. Con il V secolo a.C. l'area fucense è interessata dallo sviluppo dei nuovi stati federali in ambito centro-italico con la nascita di uno stato federale dei Marsi costituito dalle comunità, "toutas", delle repubbliche oligarchiche riferibili ai vecchi centri-fortificati dell'Età del Ferro. La creazione della nuova cinta poligonale nel IV a.C. sancisce la nascita del principale centro politico-religioso dello stato federale dei Marsi, centro che mantenne il suo primato fino al termine del Bellum Marsicum degli inizi del I secolo a.C. Era, probabilmente, il santuario a costituire la maggior fonte di rendita economica della città per la sua importanza sovranazionale. Cospicue, infatti, dovevano essere le offerte votive ed in denaro dei numerosi mercenari marsi al servizio delle colonie greche e di Roma come confermano i rinvenimenti di armi, cinturoni di bronzo, monete e bronzetti nell'area cultuale. Ad attività legate alla pratica cultuale sono da attribuire i numerosi ambienti artigianali, legati alla produzione di ex-voto fittili e le fornaci presenti nel settore sud-est pianeggiante dell'area urbana e nelle vicinanze delle porte a sud. Anche la produzione del vasellame a vernice nera e delle tegulae è da mettere in relazione alla presenza in Anxa-Angitia del santuario nazionale marso. Tipica produzione degli artigiani locali sono i bronzetti di Ercole, il vasellame a vernice nera, gli ex-voto anatomici e figurati, ma, soprattutto, le mascherine funerarie dedicate ad Angizia, sicuramente elaborate nel santuario fucense già a partire dalla fine del IV a.C. e diffuse in tutta l'Italia centrale. Con il III secolo e con la pace con Roma, la struttura insediativa marsa, legata ai soli ocres-oppida, lascia il posto ad un sistema integrato "oppido-vicano", basato su centri fortificati sulle alture, con funzioni di acropoli e centro dirigenziale, e villaggi (vici) sul piano, con funzioni abitative e produttive. Con il prosciugamento del lago Fucino (dopo il 52 d.C.) il territorio municipale si arricchì di parte dei nuovi terreni agrari fucensi. Probabilmente a questo periodo o ad un'epoca di poco precedente si ascrive la ripartizione delle terre in lotti regolari, come confermato dalle linee di centuriazione conservate nella Vallelonga che, nell'asse del decumano, sono esattamente orientate sulla linea retta delle mura perimetrali fucensi della città-santuario. Il lento declino della città in età tardo antica è da collegarsi, oltre alla nascita del latifondo e alla crisi dell'economia contadina locale, sicuramente, anche all'abbandono dell'Emissario romano del Fucino cui seguì l'innalzamento del lago, dopo il crollo del sistema amministrativo romano
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà mista
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300300999
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo con esclusione della citta' dell'Aquila e dei comuni del cratere
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo con esclusione della citta' dell'Aquila e dei comuni del cratere
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0