tomba

Canosa di Puglia, SECOLI/ ARCHI DI SECOLI/ IV a.C.-III a.C metà/ inizio

L’Ipogeo Varrese risulta interamente scavato nel banco tufaceo fino ad una profondità di circa 5 metri. Si accedeva alla struttura mediante un dromos, che conduceva ad una grande camera sul fondo (I), a una più piccola a ovest (II) e a un gruppo di tre a est (III, IV, V). Le celle I e II presentavano copertura a botte, la IV era a sezione ogivale e la V a sezione semiellittica; la camera III si distingueva per la copertura orizzontale con finte travature scolpite nel tufo, al di sotto delle quali correvano, tutt’intorno alle pareti, due listelli sovrapposti rilevati. Il medesimo prospetto monumentale, con porte rastremate verso l’alto, incorniciate da un listello continuo scolpito a rilievo e dipinto in rosso, che in alto si protende a formare un architrave, caratterizzava le celle III e IV, indice di una progettazione e realizzazione unitaria delle due camere. L’ingresso monumentale era costituito da due pilastri, con addossati due semicolonne ioniche, sormontati da un frontone scolpito nel tufo con timpano dipinto in rosso e dotato di tre acroteri, di cui quello centrale decorato da una palmetta rossa. Gli accessi delle altre camere non presentavano nessuna particolarità architettonica, ma erano semplicemente chiusi da lastroni affiancati. Il corredo, recuperato indistintamente e furtivamente nelle celle dell’ipogeo, era anch’esso già noto in letteratura in quanto fu nel 1912 diviso tra i Musei di Bari (gruppo Mazza, camere III-V) e di Taranto (gruppo Varrese, camera I). Fra i materiali del Museo di Taranto è notevole la presenza di ceramica sovraddipinta in rosso, del tutto assente, invece, nel gruppo del corredo conservato di Bari; mentre pochissimi esemplari dei vasi del tipo Gnathia compaiono in entrambi i nuclei. Per quanto attiene la produzione di ceramica dorata le forme più curate e più vicine ai prototipi metallici risultano presenti a Taranto; mentre a Bari si contano pochi esemplari, di fattura più grossolana. La ceramica listata di produzione locale è del tipo A nel gruppo Varrese a Taranto e di tipo B nel gruppo Mazza a Bari. Tra i reperti di Bari numerosi sono i vasi con decorazione plastica e policroma, totalmente assenti nel nucleo di Taranto. Relativamente alla ceramica a figure rosse spiccano nel gruppo di Taranto esemplari del periodo Apulo Medio (metà del IV secolo a.C.), attribuibili al Pittore di Varrese e alla sua cerchia e al Pittore di Lampas, e qualche vaso del Tardo Apulo (fine del IV secolo a.C.), riconducibili ai discepoli del Pittore di Baltimora; a Bari, invece, sono attestate esclusivamente produzioni del Tardo Apulo (fine del IV secolo a.C.). Non si dispone, invece, di nessuna notizia circa le deposizioni. Lo studio architettonico della struttura e l’analisi dei corredi lascia supporre che il nucleo originario dell’ipogeo, costituito dal dromos e dalla cella di fondo (I), fu realizzato poco prima della metà del IV secolo a.C.; successivamente agli anni 330-320 a.C. l’ipogeo fu ampliato sul lato destro del dromos prima con la costruzione delle due celle in asse (III e IV) e poi con la V

  • OGGETTO tomba
  • CLASSIFICAZIONE area ad uso funerario
  • LOCALIZZAZIONE Canosa di Puglia (BT) - Puglia , ITALIA
  • INDIRIZZO Via Lavello, Canosa di Puglia (BT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’antica città di Canusium (Canosa), dalla lunga continuità insediativa che va dall’età del Bronzo (II millennio a.C.) ai giorni nostri fu prima un insediamento daunio, caratterizzato da nuclei sparsi intorno a un’acropoli centrale; divenne poi alleata di Roma nel 318 a.C. e acquisì lo statuto di municipio nell’88 a.C. Il processo di romanizzazione comportò notevoli trasformazioni dell’impianto urbano: la città fu dotata di una cinta muraria e furono costruiti edifici pubblici e privati, inseriti in un reticolo viario pianificato. Inoltre, il centro urbano era attraversato dalla via Traiana. Particolarmente vivace era l’attività economica, legata soprattutto all'agricoltura, alla transumanza e alla lavorazione della lana. In età antonina (fine del II secolo d.C.) la città fu elevata al rango di colonia con il nome Aurelia Augusta Pia Canusium. Questa fase coincise con un grandioso intervento urbanistico, riconducibile al senatore e mecenate Erode Attico, volto alla costruzione di diverse opere pubbliche (tempio di Giove, l'acquedotto, due edifici termali e un arco lungo la via Traiana). In aree extraurbane, al di là delle mura urbiche, erano ubicati alcuni nuclei funerari ipogeici scavati nel tufo e la più vasta necropoli presso il torrente Lamapopoli, realizzata nel II secolo d.C. e in uso almeno fino al VI secolo d.C. L’importanza politica e amministrativa della città era destinata a crescere in età tardoantica, fra il IV e il VI secolo d.C., quando Canosa divenne capoluogo della provincia di Apulia et Calabria, in cui avevano sede i governatori e la più importante diocesi. L’edificazione di numerosi e importanti edifici di culto, legata agli interventi del vescovo della città Sabino (514-566? d.C.), comportò un nuovo assetto urbanistico del centro urbano. Della fase dauno-ellenistica (IV-I secolo a.C.) della città restano soprattutto le evidenze edilizie funerarie degli ipogei, che si svilupparono non solo in aree periferiche, ma anche nelle zone centrali dell'abitato antico, espressione del potere delle aristocrazie locali
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA dato non disponibile
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1600389177
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Puglia
  • ENTE SCHEDATORE Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Puglia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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