Vaglio (insediamento)

Vaglio Basilicata, VIII a.C - I d.C

SERRA DI VAGLIO Sito archeologico situato nel comune di Vaglio Basilicata in località Serra di Vaglio. Si trova a 1100 m s.l.m., su di un pianoro che domina la via di comunicazione lungo la valle del Basento, tra la colonia greca di Metaponto e le zone dell'interno e i centri tirrenici della Campania meridionale. Frequentata già nel Bronzo Finale, l’area viene occupata stabilmente nella seconda metà dell’VIII a.C. da un insediamento costituito da più gruppi di capanne, con relative necropoli, forse organizzati per nuclei familiari. Una di queste capanne è ancora visibile al di sotto del pavimento di una struttura abitativa di V a.C., la cosiddetta “casa dei pithoi”: si tratta di una capanna di forma ovale, dal diametro di circa 8 metri, con pareti in pietrame a secco e pavimento in terra battuta con acciottolato. A partire dal VI a.C. si assiste ad un’evoluzione dell’edilizia domestica, influenzata dalla presenza greca sulla costa ionica, con il passaggio dalle capanne ad edifici in muratura e tetto di tegole e coppi. Uno di questi edifici è quello di località Braida, lungo le pendici orientali del pianoro. Si tratta di una struttura rettangolare (24x12 m), realizzata in blocchi di arenaria e parzialmente pavimentata da larghi basoli di calcare, a cui vengono attribuiti gli elementi di decorazione del tetto noti come “fregio dei cavalieri”, lastre in terracotta su cui sono raffigurati, a rilievo, due guerrieri contrapposti seguiti dai rispettivi palafrenieri. Nei pressi dell’edificio è emersa una necropoli costituita da nove sepolture a fossa e cassa lignea coperte da un tumulo di pietre. In tutti i corredi, caratterizzati sia da ceramica locale che di importazione greca e coloniale, fa la sua comparsa la ceramica da banchetto, tra cui crateri, bacili bronzei ad orlo perlinato di fabbrica etrusca e strumentario da fuoco, collegati al costume, importato dai greci, del consumo del vino e delle carni in occasione dei pasti comuni. Due sepolture si distinguono tra le altre per la ricchezza dei loro corredi e per questo definite “principesche”. Si tratta di una sepoltura maschile, caratterizzata dalla presenza di armi da difesa e da offesa in bronzo e ferro e da elementi della bardatura equina, ed una sepoltura femminile, pertinente ad una bambina di circa sette anni; in quest'ultima spicca la ricca parure ornamentale che accompagnava la defunta, costituita da una ventina di fibule in argento, da una collana a più giri con vaghi e pendenti in ambra, fermatrecce in oro ed un diadema in lamina d'oro con decorazione figurata a sbalzo.Nel corso del V a.C. l'abitato viene riprogettato secondo uno schema quasi regolare, con assi stradali, lastricati in arenaria, che delimitano gli isolati, e abitazioni rettangolari costituite da due o tre ambienti. Una di queste abitazioni è la cosiddetta “casa dei pithoi”. Realizzata nel V a.C. e risistemata nel corso del secolo successivo, la casa si compone di un vestibolo e di due ambienti, di cui uno utilizzato come vano-deposito; al suo interno sono stati infatti rinvenuti quattro grandi ️contenitori per derrate alimentari (pithoi), allineati ed infissi nel terreno. L'edificio, attualmente visitabile, è stato ricostruito negli anni ’90 utilizzando esclusivamente tecniche antiche, primo esempio in Italia Meridionale di archeologia sperimentale. Durante la fase lucana, tra fine V e IV a.C., l’abitato viene difeso da un circuito murario con doppia cortina. I blocchi recano segni di cava in lettere greche. Di particolare importanza è un blocco iscritto che riporta il nome di un magistrato, Nymmelos, in carica durante la costruzione delle mura. L’abitato sarà distrutto intorno alla metà del III a.C. durante lo scontro che vedrà contrapposti i Lucani a Roma. ROSSANO DI VAGLIO Il complesso monumentale di Rossano di Vaglio è iterpretato come luogo di culto di tipo confederale dei Lucani. Viene fondato intorno alla metà del IV a.C. nei pressi di una sorgente d'acqua e in un punto di convergenza fra più vie di comunicazione con gli abitati indigeni circostanti. Il culto principale è identificabile con quello della dea italica Mefitis, affiancato a quello di Iuppiter e della Domina Iovia e Mamerte. Si tratta di un complesso architettonico caratterizzato da un ampio piazzale pavimentato in arenaria (21x37 m), con al centro un podio per l'altare, suddiviso in due settori. Il piazzale è circondato su tre lati da vari ambienti, dei quali quelli sui lati corti aperti con portici su colonne e pilastri. L'ingresso, posto sul lato NO, è affiancato da due fontane semicircolari, da cui l'acqua defluiva in un collettore per mezzo di una canaletta. La vita del santuario si sviluppa tra la seconda metà del IV a.C. ed il I d.C

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