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San Rufo, XIII

Il paese è stato parzialmente ricostruito dopo il terremoto del 1980. Si è salvato poco del patrimonio artistico della città, ma dell'antica struttura rimangono alcuni eleganti palazzi gentilizi del ‘600 e ‘700 con portali in pietra. Tra le architetture religiose nel centro storico vi sono l’antica Chiesa di Santa Maria Maggiore, la Cappella della Madonna della Tempa e la Cappella di Sant’Antonio; durante i vari lavori di restauro delle chiese, sono venuti alla luce cunicoli sotterranei utilizzati probabilmente per la fuga dei briganti. Su un’altura poco fuori dal centro, in località Calvanello, si possono ammirare i ruderi dell'antico castello risalente tra il IX e il X secolo, di utilizzo esclusivamente militare

  • OGGETTO centro storico collinare, lineare, religioso
  • CARATTERI AMBIENTALI Il centro a 640 metri sul livello del mare nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano della provincia di Salerno, in una zona pedemontana tra colline, alle falde del monte Serra Nuda. È posto nella parte nord-occidentale del Vallo di Diano, fra due monti: Spina dell'Ausino e Cucuzzo delle Puglie; tra essi si apre il passo della Sentinella, che da sempre mette in comunicazione il Vallo di Diano con la Valle del Calore Salernitano. Fa parte della Comunità montana Vallo di Diano
  • LOCALIZZAZIONE San Rufo (SA) - Campania , ITALIA
  • INDIRIZZO Via Spinelli, San Rufo (SA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il primitivo insediamento di San Rufo risale alla fine del primo millennio, ad opera di contadini e pastori Teggianesi, spinti dalla ricerca di spazi sempre nuovi per le loro attività. L'abitato, la cui denominazione deriva da San Rufo, patrono della comunità, ha origini non del tutto certe e, buona parte degli storici, le fa risalire al XIII secolo ad opera del barone Gubello Pellegrino che lo edificò in onore di S. Rufo, terzo vescovo di Capua. In seguito, ai Baroni Pellegrino successero i Rinaldi e i Laviano. In epoca feudale, San Rufo apparteneva alla Contea di Marsico, da cui dipendeva lo Stato di Diano con i suoi casali. La contea appartenne prima ai Conti di Guarna poi, nel 1181, passò alla famiglia Sanseverino. In questo periodo San Rufo conobbe un decisivo sviluppo, grazie all’apporto di Calvanello e Casalvetere, di cui si conservano ancora i ruderi del castello. Con la congiura dei Baroni i Sanseverino persero il Feudo di Diano e, di conseguenza, anche la Terra di San Rufo. Quale casale di Diano venne poi restituito a Roberto Sanseverino nel 1506 dal re Cattolico. Tra i documenti dei Sanseverino conservati nell'ASN vi è il Libro dei proventi del principe di Salerno che comprende cinque paesi tra cui S. Rufo. Altri documenti ci informano che Giovanni Luis Pelegrino, barone di Santo Ruffo (San Rufo) era incaricato della riscossione di parte dei tributi dovuti al principe di Salerno nel 1547. Poi S. Rufo, quale componente lo «stato» di Diano fu in possesso del potente Carlo Calà, presidente della Regia Camera della Sommaria di Napoli e duca di Diano e di Sala. L’ultimo Barone fu Antonio Pellegrino (1865), alla cui morte la Terra di San Rufo fu espropriata e messa all’asta per debiti e venduta a Giuseppe Parisi da Moliterno, che la rivendette al Barone Gian Matteo Rinaldi. Estintasi la famiglia Rinaldi per la peste bubbonica che flagellò l’Italia Meridionale (1778), San Rufo passò per parentela ai Laviano di Salvia. Con le leggi sull’eversione della feudalità del primo decennio del XIX secolo, divenne comune autonomo del Distretto di Sala Consilina. Il terremoto del 1980, che ha avuto effetti disastrosi in tutta la provincia, ha risparmiato qualche edificio sei-settecentesco con portale in pietra; fu fortemente danneggiata la chiesa di S. Maria Maggiore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500916311
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
    (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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