Maria SS.ma della Selice

Sacerdoti Diocesani, VI

Il tempio Mariano sorge a poco più di 1 Km dall’abitato, alle falde di una ridente collina, denominata “Monticelli” da dove con lo sguardo si domina tutta la valle bagnata dal fiume Fasanella e dal fiume Calore. Nelle giornate serene l’orizzonte è visibile nel suo massimo raggio, dai Monti Alburni, al Vesuvio, ai Monti Lattari, a Capri fino alle colline del golfo di Napoli; una veduta apprezzata fin dai primi viandanti nel 500 d. C., i quali sostavano rapiti da tale incantevole veduta. È proprio nel VI secolo d. C. che si può far risalire la costruzione di tale Santuario, luogo in cui si dimentica il mondo con le sue pene terrene, per elevare l’anima a Dio in un’atmosfera di serenità e di purezza. La Madonna della Selice risulta essere uno dei primi santuari edificati nella zona, dopo la Madonna del Monte di Novi, presso Vallo della Lucania e il Santuario di san Michele in Sala Consilina

  • OGGETTO santuario mariano
  • LOCALIZZAZIONE Corleto Monforte (SA) - Campania , ITALIA
  • INDIRIZZO Località Santa Maria, Corleto Monforte (SA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’edificazione del Santuario risale, come già detto, ai primi anni del 500 d. C. quindi all’epoca del tardo Impero Romano. In origine il tempio fu denominato “Madonna del Carpine“ perché si narra che il simulacro della Vergine fosse stato trovato su un albero di carpine. Sul posto fu eretta una piccola cappella che, nel corso dei secoli, subì profondi cambiamenti. La mulattiera fu pavimentata con selci per agevolare la percorribilità e il drenaggio delle acque reflue. Da quel momento, gli abitanti e i fedeli del circondario si abituarono a denominare il tempio “Madonna della Selice”, proprio perché il sacello, cioè la prima struttura recintata che accoglieva il simulacro si trovava all’inizio della strada selciata. Inoltre i fedeli e i pellegrini potevamo usufruire di un immediato punto di ristoro, appena giunti al tempio; infatti a qualche metro di distanza dalla sua parete settentrionale è tutt’ora presente un pozzo che forniva acqua freschissima ai viandanti, dotato di un cunicolo sotterraneo in cui quest’acqua cristallina incanalandosi e passando davanti alla chiesa sfocia ancora 10 metri più sotto in una fontana denominata “S. Maria” (altrimenti detta Moccio). L’origine del santuario è stata identificata nell’era volgare tramite una lapide posta alla sinistra dell’antico altare. È stata scritta in latino a cura dell’allora parroco don Carmine Ferro, che la fece apporre il 2 novembre 1735. L’iscrizione sulla lapide proviene da un vecchio libro di contabilità della parrocchia di San Giovanni B. In origine il tempio fu eretto come un piccolo sacello delle dimensioni di 10 metri x 7,50, fino all’odierno presbiterio. Era un luogo sacro recintato che ospitava appunto il simulacro della Vergine, ritrovato proprio in quel luogo, nascosto su un albero di carpine. Probabilmente i Greci, in fuga dal dominio bizantino, colonizzando queste zone, avevano portato i loro simulacri sacri e li avevano nascosti per proteggerli dalla persecuzione del nemico. Il primo restauro documentato del tempio risale al 1100 d. C. Furono ricostruiti le mura perimetrali e il tetto, ma la piantina rimase quella originale. Soltanto nel 1700 venne apportato un notevole ampliamento della base. Inoltre il clero del tempo volle aggiungere una piccola abitazione eremitale sul lato nord della chiesa formando una struttura ad L. La struttura aggiunta comprendeva un terrano e due stanze al primo piano, oggi è diventato la sacrestia. I primi giorni del mese di maggio dell’anno 1731 avvenne un terribile terremoto con scosse che si ripeterono per vari giorni. La popolazione Corletana spaventata e terrorizzata ebbe il miracolo della manna, cioè il simulacro della Vergine cominciò ad essudare un liquido, che raccolto dai fedeli veniva conservato come Unguento miracoloso. Il parroco del tempo, don Carmine Ferro, comunicò immediatamente l’evento alla santa sede ed il pontefice Clemente XII con bolla del 19 novembre 1735 conferì l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli che confessati e comunicati visitassero il santuario dall’alba al tramonto del martedì dopo Pentecoste, giorno festivo della Madonna. L’indulgenza plenaria veniva confermata da papa Benedetto XIV con bolla del 20 giugno 1741. Nel 1881 col denaro raccolto tra i fedeli del circondario il santuario fu abbellito di un altare di marmo. Dalla metà del 1900 il santuario ha cominciato a subire gli effetti deleteri di una lenta frana, che solo l’intervento radicale del 1960 è riuscito a fermare. Infatti in quella data il santuario fu ricostruito ex novo, rispettando la piantina originale, ma dotandolo di una struttura esterna completamente rimodernata, che è quella che possiamo osservare oggi. L’intervento di ricostruzione e restauro è stato diretto dall’ ing. Carmelo Brigante di Padula, possiamo concludere che tale santuario rimane antico nella sua storia ma completamente rimodernato. È stato confermato Santuario Diocesano con decreto vescovile nel 2016
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 15-ICCD_MODI_9316983966661
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • ENTE SCHEDATORE Pontificia Facoltà Teologica "Marianum"
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA decreto di erezione (1)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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