chiesa, Chiesa di San Pietro (SECOLI/ ARCHI DI SECOLI/ IX-X)

Otranto, SECOLI/ ARCHI DI SECOLI/ IX-X

La chiesa di San Pietro a Otranto, luogo di culto più antico della città, fu eretta nel IX secolo d.C. e conserva pitture murali affrescate che riproducono temi biblici, liturgici e agiografici (storie di santi) realizzati in cicli narrativi e in diverse epoche storiche che testimoniano, insieme all’architettura del piccolo edificio, l’adesione al rito greco del cristianesimo orientale. Nel IX secolo Otranto si riconferma la più importante provincia italica dell’Impero Romano d’Oriente, sottoposta religiosamente al Patriarcato di Costantinopoli, aveva quindi assorbito da Bisanzio la cultura, i costumi, la lingua ed anche il rito religioso. Stanziati sul territorio già nel V secolo d.C., conseguentemente alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), i funzionari delle provincie italiche dell’Impero Bizantino ebbero a scontrarsi con diversi eserciti interessati al territorio, tra cui Goti, Longobardi e Saraceni; questi ultimi due, tra VI-VII e VIII secolo, avevano espugnato parte dei territori dell’Italia meridionale. Ma è proprio nel IX che l’imperatore Basilio I il Macedone si riappropria delle terre conquistate, ristabilendo il dominio bizantino nel Mediterraneo occidentale. La chiesa di San Pietro a Otranto si pone, quindi, come l’edificio simbolo della ‘riconquista bizantina’, esemplare della rinnovata ricchezza stabilita dalle forme architettoniche e dalla qualità pittorica degli affreschi che decorano gli interni, rispondendo egregiamente anche agli esiti delle lotte iconoclaste (iconoclastia: movimento religioso dottrinale che etimologicamente significa “rompere le immagini”) (726-843) di papa Leone III, contrario alla creazione e alla divulgazione delle immagini divine. L’architettura della chiesa di San Pietro risponde ai canoni orientali delle grandi basiliche cristiane, ma in dimensioni ridotte; realizzata con pianta a croce greca, inscritta dalle pareti esterne a formare un quadrato di circa 9 metri per lato, consta di tre absidi e di tre navate divise da otto pilastri colonnari, di cui quattro centrali e quattro addossati alle pareti laterali. Come la basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, propone una cupola emisferica posta al centro del soffitto, all’incrocio dei due bracci della croce, qui ad Otranto alleggerita da quattro piccole finestre. All’interno la spazialità riflette il rigore geometrico dell’esterno nel calibrato gioco delle volte a botte di dimensioni diverse e la cupola, sulla superficie delle quali si estende il prezioso programma iconografico. Lo strato pittorico più antico collegato alla fondazione della chiesa, databile al X secolo, riguarda il ciclo della vita di Cristo nelle due scene superstiti della Lavanda dei piedi e dell’Ultima Cena, inserite sulle pareti delle volte a botte della zona absidale. L’immagine dipinta nel catino dell’abside (la zona superiore della parete concava corrispondente all’abside centrale) è del 1540 e raffigura una Madonna con Bambino fra angeli; secondo gli storici, probabilmente ha sostituito la più antica raffigurazione della Theotokos (‘Madre di Dio’ di iconografia orientale), che comunemente occupa il medesimo posto nelle chiese bizantine. Un’altra ipotesi vede, al posto delle bianche pareti della cupola di cui non rimane nulla di figurato, l’originale posizionamento dell’icona a mezzo busto di Cristo Pantocrator (‘Creatore del tutto’) che per consuetudine abitava l’incavo della cupola negli edifici di culto orientale, tesi avvalorata dalla raffigurazione dei quattro Evangelisti intenti a scrivere il Vangelo, che qui a San Pietro è sopravvissuta sui quattro pennacchi che reggono la cupola. Il ciclo vetero e neotestamentario (antico e nuovo testamento) realizzato nel XIII secolo, relativo al libro della Genesi, è successivo alle immagini delle volte e delle pareti piane del bema (zona ad uso esclusivo dei sacerdoti, presso l’altare) che inquadrano il ciclo cristologico in tre scene superstiti: la Pentecoste, l’Anastasis (Resurrezione) e la Natività, risalenti al XII secolo. Le altre scene del ciclo risultano frammentarie perché nascoste dalla sovrapposizione di strati pittorici successivi o da vere e proprie lacune del tessuto pittorico. Da segnalare, tra queste, la scena del Battesimo di Cristo, purtroppo mutila della figura di san Giovanni Battista, precursore di Cristo, situata in corrispondenza della navata centrale

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