Preparazione di pastiere napoletane

XXI

Due pasticcieri lavorano all'interno di un laboratorio. Indossano berretti e abiti da lavoro bianchi e sono posti l'uno avanti all'altro in corrispondenza di due lunghi tavoli di acciaio. Un pasticciere adagia una sfoglia su due teglie circolari, la cosparge di farina e la fa aderire alle due teglie, abbassandola delicatamente con il dorso di una mano e sollevandola dai bordi con l'altra. Con le dita preme sul fondo delle teglie per far aderire la sfoglia e passa poi un mattarello sul bordo delle stesse, in modo da tagliare la sfoglia e separare la parte in eccesso. Cosparge poi di farina una teglia rettangolare e vi dispone un'altra sfoglia già assottigliata, facendola srotolare da un mattarello. Divide poi la sfoglia in strisce lunghe e strette, usando un mattarello dentellato. Elimina la parte in eccesso intorno alla teglia rettangolare, dopo averla tagliata con un coltello. Il pasticciere, poi, con un mestolo rimescola il ripieno della torta contenuto in una bacinella d'acciaio. Procede poi a far aderire ulteriormente la sfoglia alle teglie circolari, appiattendola con i polpastrelli ed eliminando con una spatola la parte in eccesso. Con una forchetta fa dei fori sulla base della sfoglia. Un altro pasticcere, poi, versa nella teglia coperta di sfoglia tre mestoli dell'impasto per il ripieno e procede a guarnire la torta con le strisce di sfoglia che attacca al bordo della teglia, da un verso e dall'altro, in modo da formare dei rombi

  • OGGETTO preparazione di pastiere napoletane
  • CLASSIFICAZIONE TECNICHE
  • LOCALIZZAZIONE Napoli (NA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La pastiera napoletana è una torta pasquale di pasta frolla farcita con un impasto a base di ricotta, frutta candita, zucchero, uova e grano bollito nel latte. In passato si preparava duranta la Settimana Santa, solitamente il Giovedì Santo, per essere consumato il Lunedì di Pasqua. Sull'origine e sul significato di questo dolce esistono diverse ricostruzioni storiche o leggende, che sembrerebbero collegarlo a riti di propiziazione stagionale e di passaggio dalla morte alla vita. Una leggenda mette in connessione la pastiera con la sirena Partenope, fondatrice mitica della città di Napoli. Secondo la leggenda, Partenope aveva scelto come dimora il golfo di Napoli e da lì cantava con voce melodiosa allietando gli abitanti; fu la prima a creare la pastiera amalgamando i sette doni che la popolazione le offrì per ringraziarla del suo canto: la farina, la ricotta, le uova, il grano cotto nel latte, i fiori d’arancio, le spezie, lo zucchero. Partenope, come tutte le sirene, può essere considerata una divinità ctonia che collega il mondo dei vivi con il regno dei morti. Ovidio racconta che le sirene, prima di essere ricacciate in mare per attirare i naviganti nel regno dei morti, erano ancelle di Persefone, dea degli inferi. Secondo alcune interpretazioni, la leggenda della sirena Persefone sarebbe una derivazione e rielaborazione delle offerte votive che avvenivano in epoche pre-cristiane del periodo primaverile, come per esempio i culti di Cerere a Roma in occasione dei quali avveniva la processione dell'uovo o si consumavano focacce dolci. Esistono altri racconti orali che, come nel caso della leggenda di Partenope, legano l'origine della pastiera alla dimensione votiva e al mondo dei morti. In una versione, un gruppo di pescatori sorpresi in mare dalla tempesta riescono a sopravvivere mangiando la #pasta di ieri# (da cui pastiera), fatta con ricotta, uova e grano. In un'altra versione, sono le mogli dei pescatori che di notte portano sulla riva alcune ceste con ricotta, frutta candita, grano, uova e fiori di arancio come offerte per il mare per propiziare il ritorno dei mariti. L'analisi della simbologia alimentare collegata alla pastiera evidenzia collegamenti con contesti culturali e geografici distanti. Dal punto di vista storico, infatti, nel periodo ellenistico e romano, il territorio flegreo era una tappa centrale nelle rotte commerciali e negli scambi culturali tra le civilità del Mediterraeo occidentale e orientale, mettendo in connessione le città di Pozzuoli, Cuma e Parthenope-Neapolis con il mondo egeo-cretese-anatolico, siro-fenicio ed egizio. Si ritrovano condensati nella pastiera alcuni alimenti dalla forte carica simbolica, come il grano e le uova. Il simbolismo della spiga si ritrova già in culti dell'antichità (dai culti anatolici di Cibele ai riti greci per Demetra, fino a quelli romani per Cerere) legati al ciclo dell'anno e in particolare alle feste di semina e del raccolto. Il chicco di grano, sepolto nella terra che risorge come alimento di primario sostentamento, assume poi centralità anche nella tradizione cristiana, dove diventa il simbolo della morte e della resurrezione di Cristo. Il simbolismo della resurrezione collegato al ciclo vegetale del grano o di altri cereali può essere ritrovata anche nei riti legati al dio Adone, una divinità che passava metà dell'anno sotto terra per poi rinascere: in Grecia e in Medio Oriente si faceva crescere del grano in piccoli vasi o piatti tenuti al buio, i cosiddetti #giardini di Adone# posti sul sepolcro del dio, proprio come avviene per i #sepolcri# durante la Settimana Santa. Nell'antica Siria si celebrava la festa di Tammuz (dio mesopotamico della vegetazione), con le lamentatrici che piangevano il dio ucciso. Si soleva mettere un suo simulacro in una barca, la quale si affidava alle onde del fiume, oppure si raffigurava la sua morte soltanto simbolicamente gettando grano e piante nelle onde. Nel corso del rito le donne mangiavano grano macerato e uvetta. Nella tradizione cristiana, le uova sono simbolo di Pasqua, della Resurrezione e insieme di nascita e rigenerazione primaverili (si pensi alla rappresentazione di Gesù risorto che esce dal sepolcro come un pulcino dal guscio). Le fonti storiche di epoche precedenti testimoniano l'esistenza di offerte e doni di uova colorate come forme di celebrazione dell'inizio della primavera. La fusione dei alimenti fortemente simbolici e collegati all'equinozio di primavera era già avvenuta in epoche pre-cristiane: si pensi per esempio alla #puls punica#, un amalgama di grano, formaggio fresco, miele e uova o al pane di farro delle nozze romane, dette appunto #confarratio#. Ritornando a tempi più recenti, la versione contemporanea della pastiera sarebbe nata a Napoli nel monastero di San Gregorio Armeno come dolce legato alla Pasqua, dato questo che si ricollega all'importanza della pasticceria monastica tra il XV e il XIX secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 15-ICCD_MODI_7130056576641
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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