cantoria, elemento d'insieme di Del Maino Giacomo (ultimo quarto sec. XV)

cantoria ca 1478 - ca 1478

Nei dossali della cantoria biellese sono intagliate specie arboree, con figurazioni sottostanti (scene di genere e grottesche), seppure in parte celate dalla stesura pittorica grigio-azzurra, voluta per uniformare cromaticamente l'oggetto alle pareti in cui è inserito

  • OGGETTO cantoria
  • MATERIA E TECNICA legno/ intaglio/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Del Maino Giacomo (notizie 1469-1503)
  • LOCALIZZAZIONE Biella (BI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La descrizione entusiasta che ne forniva il prevosto Gromo nel 1805, in occasione dei suoi Componimenti poetici per la consacrazione della Cattedrale (consacrazione avvenuta il 16 giugno 1804), segnava una prima tappa della fortuna critica dell'arredo. Presi in analisi da G. C. Sciolla nel 1980, vennero nuovamente affrontati dal Lebole nel 1984. Quest'ultimo citava un documento dell'Archivio Avogadro, del 1478, nel quale ignoti (poiché i nomi risultavano illeggibili allo studioso) magistri de lignamine stipularono il contratto per la realizzazione del coro di Santo Stefano, impegnandosi a farlo simile a quello eseguito per San Savino di Ivrea. Gli stalli di cui si analizzano gli elementi supertistiti fanno capo ad una tipologia iconografica che dovette godere di grande fortuna nella seconda metà del XV secolo, nel Piemonte padano e nella vicina Lombardia. Già Toesca vedeva come fonte di ispirazione la produzione miniata dei Tacuina sanitatis, che conobbe un particolare successo tra Milano e Verona. Sono immediatamente accostabili ai dossali del coro della cattedrale di Ivrea, ora conservati al Museo Civico di Torino, ed al coro di Sant'Ambrogio di Milano; riconducibili ancora al coro del san Francesco di Pavia, a quello di Santa Maria della Scala di Chieri ed agli stalli di San Giovanni di Saluzzo, provenienti dall'abazia antoniana di Sant'Antonio di Ranverso. L'anno 1718 il coro biellese anticipò la sorte del gemello, già ad Ivrea: venne smantellato e sostituito da stalli barocchi. Nel 1772, con l'erezione del Vescovado in Santa Maria, avvenne la completa spogliazione degli arredi superstiti del Santo Stefano, coro gotico compreso (per quanto riguarda la scultura lapidea che dovette decorare l'edificio si ricordano le mensole ed i capitelli figurati confluiti in parte in collezione privata biellese, in parte al Museo Civico). Delmo Lebole individuava come committente degli stalli Giacomo de Fango, fratello della Carità di San Lorenzo; costui, morto nel 1472, non avrebbe visto l'opera compiuta, oggetto del suo lascito testamentario. La data cui il documento si riferisce è il 1372, non il 1472 (peraltro assolutamente pertinente agli elementi di stile). Nel 1939 Mattirolo sosteneva che stessa fosse la paternità degli stalli di Ivrea e di quelli di Sant'Ambrogio di Milano, questi ultimi realizzati a partire dal 1469. Nella Basilica milanese si conserva il contratto, reso noto nel 1905 dal Biscaro, stipulato con Lorenzo di Odrisio, Giacomo de Turris (de' Torri) di Porta Vercellina e Giacomo del Maino di Porta Ticinese, gli stessi intagliatori attivi presso la Certosa di Pavia, città nella quale può essere attribuito loro anche il coro del San Francesco, risalente al 1484. Forcella citava Giacomo de' Torri tra i sindaci della Schola Magistrorum a lignamine di Milano, che redigono il loro statuto in data 7 aprile 1459; Lorenzo di Odrisio è creditore di Filippo Maria Sforza per alcuni cassoni intarsiati, intorno al 1472; Giacomo del Maino, infine, risiede a Pavia nel 1486, come risulta da un atto notarile di compravendita. Il coro di San Savino, commissionato dal vescovo Gio. Battista S. Martino di Parella, sarebbe databile tra il 1467 ed il 1470. Dunque, a partire dal 1469, la bottega in questione sarebbe stata contemporaneamente attiva a Milano ed Ivrea, fatto assolutamente normale, alla luce di un atelier composito e strutturato in modo da poter sostenere in contemporanea più cantieri di lavoro. Accettare la coincidenza di mani tra il caso milanese e quello eporediese significa affermare che il coro biellese sia da attribuire parimenti ai tre maestri Lorenzo di Odrisio, Giacomo de Turris e Giacomo del Maino, quest'ultimo riconosciuto da Paolo Venturoli (voce del Maino, nel Dizionario Biografico degli Italiani) come personaggio cardine della bottega
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100017523
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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