velo di calice, elemento d'insieme - manifattura italiana (primo quarto sec. XVIII)

velo di calice, post 1700 - ante 1715

Il velo è composto da un unico pezzo di tessuto, gallone e fodera. Lampasso damascato liserè broccato. Disegno di tipo bizarre impostato su due grandi motivi decorativi stilizzati, disposti in direzione verticale da nastri, volute e altri elementi di fantasia esoticheggiante, che si dispongono secondo un percorso ondulante. Il motivo più in vista richiama nell'aspetto un coleottero in volo ad ali spiegate, mentre la seconda forma potrebbe essere interpretata come una campana o come una medusa. Un sottofondo ricco di particolari accompagna la composizione di maggiore apparenza, completandola con frutti esotici e altri motivi fantastici. Rapporto di disegno: cm 80x26.5 circa. Colori: fondo azzurro, disegno in azzurro, oro e rosa. Orditi: uno di fondo, seta azzurra, 136 fili/cm; uno di legatura, seta bianca, 22 fili/cm. Proporzioni: sei fili di fondo e uno di legatura. Trame: una di fondo, seta azzurra, 21 colpi/cm; una liseré di accompagnamento, seta a un capo giallo e uno bianco, 21 colpi/cm; una broccata [continua nel campo Osservazioni]

  • OGGETTO velo di calice
  • MATERIA E TECNICA seta/ damasco
    seta/ lampasso
    seta/ gros de Tours
    seta/ liseré
    seta/ broccata in oro
    filo di seta
    filo dorato/ lavorazione a telaio
    filo d'argento/ lamellatura/ lavorazione a fuselli
  • LOCALIZZAZIONE Vicoforte (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il disegno di questo "bizarre" è identico a quello di una pianeta conservata nella chiesa Collegiata di Santa Maria di Arona, per il quale viene proposta una datazione tra il 1700 e il 1710, e un'attribuzione dubitativa a manifattura dell'Italia settentrionale (cfr. J. Silvestri, scheda n. 8, in D. Devoti-G. Romano (a cura di), Tessuti antichi nelle chiese di Arona, catalogo della mostra (Torino, Mole Antonelliana, novembre-dicembre 1981), Torino, 1981, pp. 148-151). Il "bizarre" si colloca esemplarmente nella "fase astratta" di questo tipo di decorazione tessile, individuata dal Thornton tra il 1710 e il 1715 (per questo motivo si protrae la datazione fino al 1715), preceduta da una "fase esotica" nei primi anni del secolo, e seguita da una "fase lussureggiante" che si prolunga fino oltre il 1720. In quel periodo le forme dei disegni si fanno via via più astratte, fino a divenire indescrivibili: i motivi seminaturalistici sono ancora presenti, anche se maggiormente stilizzati, e intersecano composizioni più astratte (cfr. P. Thornton, The bizarre silks, in "The Burlington Magazine", agosto 1958, pp. 265-270); a queste fa da eco il fondo in damasco, su cui sembrano scorrere i motivi realizzati con trame broccate particolarmente brillanti, nel nostro caso in oro. Il ritrovamento di questo "bizarre" in due località piemontesi sembra confortare l'ipotesi di P. Thornton, per cui "gli esempi estremi di questa moda [...] devono sicuramente appartenere all'Italia Settentrionale", dove potevano lavorare disegnatori non soggetti all'influenza preponderante della tradizione classica dell'Accademia, che in Francia dettava ancora le regole del gusto; a questo aggiungeva che le stoffe "bizarres" nella loro forma estrema, pur essendo state un fenomeno europeo, pare che "siano più comuni in Italia che in qualsiasi altro luogo" (cfr. P. Thornton, cit., p. 266, citato e tradotto da J. Silvestri, cit., pp. 150-151). A riprova dell'altissima qualità tecnica di questi "bizarres", vale il confronto tra il tessuto di Vicoforte e quello di Arona: i due esemplari si differenziano infatti non solo per i diversi accostamenti di colore, ma anche per l'uso scambiato dei filati metallici e per alcune minime varianti nella realizzazione del tessuto (cfr. la voce "descrizione" in questa scheda e J. Silvestri, cit., pp. 148-150), che comportano una diversa lettura del colore della messa in carta relativo agli effetti d'opera che lo stesso colore individua. Le descrizioni piuttosto sommarie degli inventari dell'Archivio Stiorico del Santuario di Vicoforte, non consentono di identificare con certezza il parato tra quelli elencati. Tuttavia, potrebbe corrispondere ad un parato segnalato per la prima volta nel 1728, composto di paliotto, pianeta, borsa e velo da calice di "Brocato d'oro con fondo di damasco bleu" e "piciol gallone d'argento" solo per il paliotto (cfr. Vicoforte, Santuario, Archivio Storico, e 2/15, foll. 7, 32), e ancora, con le stesse indicazioni, nel 1730 (Ibidem, e 2/16). Una descrizione più precisa nell'Inventario delle paramenta...del 1812 consente un maggior margine di sicurezza nell'identificazione: vi sono segnalati un paliotto e una pianeta celesti di "Damasco Broccato a fioraggi grandi in oro, e contorni in seta Rossa, piccol Gallone a Bindello d'argento, trasversale Doppia. In buon stato" (cfr. Vicoforte, Santuario, Archivio Storico, P 23, foll. 5 e 9). La pianeta,. come altri tessuti conservati nel Museo Ghislieri, tra il 1960 e il 1970 è stata oggetto di un intervento di ripristino volto a ricomporre sommariamente alcuni parati, eliminandone le parti più degradate e sostituendole con frammenti di altri tessuti. Il paliotto invece sembra essersi conservato quasi integralmente nella sua confezione originaria, tanto che, allo stato di degrado delle parti esposte del tessuto, corrisponde un ottimo stato di conservazione delle parti protette dal gallone, forse quello stesso "piciol gallone d'argento" indicato nell'Inventario del 1728
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100031258-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Regione Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1983
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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