Madonna con Bambino in trono tra San Jacopo e San Domenico

dipinto, ca 1390 - ca 1399

SIPINTO: supporto costituito da tavola a venatura verticale. CORNICE: originale di inizio XV secolo, di gusto tardogotico, conservata solo per la parte superiore, intagliata e dorata, tripartita a ogiva

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • MISURE Altezza: 194 cm
    Spessore: 9 cm
    Larghezza: 131 cm
  • ATTRIBUZIONI Taddeo Di Bartolo (1362 Ca./ 1422 Ca): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola faceva parte della collezione dell'industriale piemontese Riccardo Gualino (Biella 1879 - Firenze 1964). E' tra le opere notificategli il 6 novembre 1921 a Cereseto (documentazione Banca d'Italia; cfr. Giovanna Castagnoli, 'La casa museo. La prima residenza di Riccardo Gualino', in 'Dagli ori antichi agli anni Venti', 1982, pp.13-14). La tavola aveva subito già numerosi restauri quando ancora si trovava sul mercato antiquario. L'opera è ritratta nel dipinto di Jessie Boswell con l' 'Interno di casa Gualino" datato 1928, ora in collezione privata, raffigurante una sala della residenza di via Galliari ("Dagli ori antichi...", Milano 1982, p.198). Nel 1930 Riccardo Gualino, dopo aver riscosso un grande successo due anni prima con la esposizione di un nucleo della sua collezione presso la Galleria Sabauda (allora Regia Pinacoteca), decise di donare al museo torinese una cospicua parte di quelle opere, fra cui questo dipinto (Inventario manoscritto F. Gamba, vol. II, registrazione 1940-1941). Il dipinto entrava nel museo ancora alterato dalle ridipinture. La tavola fu fra le quarantanove opere che nel 1933 (con due spedizioni, il 7 marzo e il 21 luglio) vennero inviate a Londra per arredare la sede dell'ambasciata italiana nel settecentesco Palazzo Fitzwilliam in Grosvenore Square. Passò quindi in deposito presso la Galleria Borghese di Roma, dove venne trasferita da Londra con altri venti quadri per proteggerli dai bombardamenti. A Roma il dipinto si trovava ancora nel 1946 (Anna Imponente, 'La donazione Gualino alla Galleria Sabauda. Dal 1933 al 1958', in 'Dagli ori antichi', 1982, pp. 38-42). Tornò a Torino nel 1947. Noemi Gabrielli (1971) ricorda che le indagini diagnostiche di recente eseguite hanno permesso di riscontrare al di sotto delle ridipinture la stesura pittorica originale interrotta solo da brevi lacune. Sono state dunque asportate tali ridipinture in occasione del restauro che è seguito (Giovanni Romano, scheda dei restauri delle opere d'arte mobili della Soprintendenza alle Galleria del Piemonte, restauratore Pinin Brambilla Barcilon, data del restauro 11/4/72 - 22/3/73, in Archivio Galleria Sabauda, cartellina verde cat. 651) Nei due cataloghi della collezione Gualino del 1926 e del 1928, Lionello Venturi esalta le caratteristiche di monumentalità e di squisitezza cromatica e decorativa del dipinto, ritenendolo "una delle più alte espressioni" dell'arte di Taddeo". Lo studioso accosta la 'Madonna col Bambino' Gualino a quella ricorrente in altre opere di Taddeo dei primi del Quattrocento: il polittico di Perugia datato 1403 (già nella chiesa di San Francesco al Prato, ora smembrato conservato nella Galleria Nazionale di Perugia e per i pannelli della predella a Hannover e a Heerenberg, in collezione privata), la 'Adorazione dei pastori' della chiesa dei Servi a Siena del 1404 e la 'Madonna con Bambino in trono, e i santi Ottaviano e Giovanni Battista, Michele Arcangelo e Francesco d'Assisi' del 1411 a Volterra (Museo Civico). Venturi ritiene che il dipinto Gualino sia un'opera giovanile. Del medesimo parere è Bernard Berenson (1932; 1936). Pietro Toesca vi scorge richiami ai Lorenzetti (1951). Noemi Gabrielli (1971) segue tale tradizione critica. Solberg (1991, con bibliografia) accosta il dipinto ai dipinti di Taddeo degli anni Novanta, come le Madonne di Avignone e di Budapest, datandolo intorno al 1394. Per il gruppo della Madonna col Bambino l'artista pare aver utilizzato il cartone, la cui invenzione tornerà anche in opere successive con poche varianti, come per esempio nella pala di Perugia del 1403. Il dipinto Gualino è da ritenersi la parte principale di un'importante polittico, databile nell'ultimo decennio del Trecento, già sull'altar maggiore della trecentesca chiesa di San Domenico a San Miniato, posto sotto il patronato della famiglia Ciccioni, appartenente al vecchio ceto magnatizio di orientamento in prevalenza ghibellino (Astrua, Spantigati, 2000, p.77)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350903
  • NUMERO D'INVENTARIO 13
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • ISCRIZIONI aureole - "MARIA MADREA DILET..." (Madonna); "EGO SUM LUX" (Gesù Bambino); "SANTUS JACOBUS" (San Jacopo); "SANTUS DIMINICUS" (San Domenico) - caratteri gotici - a rilievo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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