dipinto, opera isolata - ambito piemontese (prima metà sec. XVIII)

dipinto, post 1701 - ante 1750

Il personaggio è rappresentato a mezzo busto, con taglio poco al di sotto della spalla. Il corpo e il viso, imberbe, sono ruotati di tre quarti. Lo sguardo è rivolto verso destra. Il capo è coperto da un elmo da battaglia e dalla cotta di maglia che scende sino alle spalle. Al di sotto, indossa un petto di corazza con spallacci ornati da elementi floreali e altra cotta di maglia sulle braccia. Fondo unito di colore scuro. In alto a sinistra stemma dinastico. La tela è posta entro una cornice di formato e luce rettangolare, in legno intagliato e dorato. Tipologia a cassetta. Battuta liscia. Fasce modanate

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 62.5 cm
    Larghezza: 49.5 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo quanto indicato nella descrizione inventariale redatta da Noemi Gabrielli nel 1951, il personaggio rappresentato dovrebbe essere Aimone di Savoia, detto il Pacifico (Chambéry, 1291 – Montmélian, 1343). Fu conte di Savoia, Aosta e Moriana dal 1329 alla morte. Figlio cadetto di Amedeo V e di Sibilla di Baugé, era stato inizialmente avviato alla carriera ecclesiastica. Il suo governo è tradizionalmente ricordato positivamente sia sul fronte dell’amministrazione dello Stato, sia per essersi adoperato con attività diplomatica di pacificatore tra le due potenze della Francia di Filippo VI e l’Inghilterra di Edoardo III. Fu sepolto nell’abbazia di Altacomba. Sposò Jolanda Paleologo, figlia del marchese di Monferrato. L’iconografia del dipinto è derivata, pur con un certo margine di libertà, dal ritratto incluso nella serie dell’Albero Gentilizio della Casa di Savoia, pubblicato dall’abate Ferrero di Lavriano a Torino nel 1701, elemento che, insieme ai dati di stile, induce a ipotizzare una datazione per l’opera in oggetto nella prima metà del Settecento. La tela è allestita all’interno di una ampia serie iconografica sabauda che include principalmente opere risalenti al XVII secolo, benché esse rappresentino esponenti del casato a partire dall’età medievale. La maggior parte dei dipinti pervennero in questa sede a seguito del dono del castello di Racconigi al principe di Piemonte Umberto di Savoia da parte di suo padre, Vittorio Emanuele III, nel 1929. Il primo volle collocare in questa residenza, analogamente a quanto dispose per i suoi appartamenti in Palazzo Reale a Torino, le sue raccolte di iconografia sabauda e dinastica, con attenzione anche alle famiglie regnanti che, nei secoli, avevano stretto alleanza con Casa Savoia. Queste opere, collezionate a partire almeno dal 1919, pervennero a Racconigi per selezione dall’arredo di altre residenze sabaude dei territori ereditari o acquisite dopo l’unità d’Italia, oppure furono donate o ancora acquistate sul mercato antiquario, o da famiglie dell’aristocrazia piemontese e del territorio nazionale. L’allestimento della Galleria cosiddetta dei ritratti, collocata nel padiglione di levante con prosecuzione nell’attigua galleria dei cardinali, è attestato nell’inventario stilato da Noemi Gabrielli all’inizio del sesto decennio del Novecento
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399643
  • NUMERO D'INVENTARIO R 5603
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a destra - R 5603 (giallo) - numeri arabi -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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