Ciclo di affreschi dell'ex convento di Santo Spirito. Storie di s. Agostino; Gesù Cristo Redentore; Putti con simboli della passione; fregio decorativo; lesene dipinte

dipinto affresco, post 1521 - ca 1570
Scipioni Jacopino (attribuito)
notizie fine sec. XV/ 1531

Affreschi prima strappati riportati su tela e poi ricollocati nella sede di provenienza

  • OGGETTO dipinto affresco
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Scipioni Jacopino (attribuito): pittore
    Baschenis Cristoforo Il Vecchio (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Lorenzo Lotto (superata)
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Santo Spirito (Hotel Palazzo santo Spirito)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Gli affreschi decorano una sala al piano terreno dell’ex convento di s. Spirito a Bergamo che fungeva da foresteria. Furono commissionati presumibilmente dai Canonici Regolari Lateranensi dell'Ordine di Sant'Agostino, subentrati ai Celestini, nel primo ventennio del Cinquecento. Lungo le pareti della sala venne realizzato un ciclo pittorico con le storie della vita di s. Agostino, mentre sul soffitto Cristo Redentore con angeli e simboli della Passione. In seguito alle soppressioni napoleoniche la proprietà passò a varie istituzioni di carità locali per poi giungere all’Orfanotrifio Maschile. Agli inizi del XX secolo l’ala del convento prossima a Via Tasso venne data in gestione a un albergatore e dunque tutte le sale decorate, inclusa la sala della foresteria dell’ex convento di s. Spirito con le storie di s. Agostino e il Cristo Redentore divennero parte dell’Hotel Elefante, poi Hotel del Commercio. A causa dello stato di deperimento in cui versavano gli affreschi nel 1928 si decise di eseguire lo strappo delle opere, affidando i lavori a Franco Steffanoni. Tutte le scene figurate e la parti decorative vennero riportate su tela e inizialmente furono tutte collocate presso la sezione maschile dell’orfanotrofio, in Via santa Lucia, a Bergamo. Il ciclo con le storie di s. Agostino è costituito da una serie di quattordici scene narrative a grisaille intervallate da lesene decorate. Tutte di simili dimensioni, ma con due tipologie formali, sei quadrate quasi uguali e otto trapezzoidali. La ragione di questa differenziazione dipende dalla volta ribassata della sala, e dunque alcuni riquadri hanno assunto forma trapezzoidale poichè dipinti in corrispondenza degli angoli, lungo la fascia adiacente al soffitto. Le scene a forma quadrata invece erano disposte a due a due sui lati lunghi, e una per ogni lato breve. Gli affreschi che decoravano il soffitto invece vennero strappati in tre parti: il medaglione cantrale con Gesù Cristo Redentore, e altre due parti che inglobavano originariamente il medaglione centrale con due coppie di angeli reggenti i simboli della Passione. I dipinti del soffitto sono realizzati a colori rispetto alle storie monochrome della vita del santo. Tra il 2022 e il 2023 gli strappi sono stati tutti restaurati e ricollocati nella loro sede originale da Roberta Grazioli (ex sala della foresteria dell ex convento di Santo Spirito). Oggi nuovamente fruibili nell’attuale Palazzo Santo Spirito (Hotel Santo Spirito). Parte della critica nel tempo (A. Pasta 1775, N. Gritti 2007) ha concordato nel riconoscimento di due diverse mani, una responsabile per Ie parti monocrome con le storie di s. Agostino, e una seconda mano responsabile per gli affreschi a colori del soffitto. La storie di s. Agostino considerate dal Pasta come opera del Lotto vennero ritenute di collaboratori dal Cavalcaselle, e poi espunte definitivamente dal Boschetto (1953). Rossi (1979) pensa invece agli affreschi del salone come opera di una personalità eclettica attiva dopo la metà del XVI secolo riscontrando assonanze e richiami con Cristoforo Baschenis il Vecchio e il Fogolino. Nives Gritti in anni più recenti (2007) ritiene invece che il ciclo decorativo lungo le pareti e le scene sul soffitto potrebbero essere state realizzate in seguito al rinnovamento della chiesa e degli edifici annessi del convento di s. Spirito ad opera di Pietro Isabello, intorno al 1521, e pone la realizzazione della decorazione parietale del salone a ridosso di questa data. La Gritti attribuisce il ciclo di affreschi con le storie di s. Agostino alla mano di Jacopino Scipioni, un pittore che si era adeguato ai nuovi orientamenti culturali e stilistici di Lorenzo Lotto, e propone una datazione del ciclo delle storie del santo tra il 1521 e il 1525 circa, in coincidenza con la piena affermazione a Bergamo del Lotto. La stessa autrice pensa invece agli affreschi del soffitto come opera successiva, ma non propone una personalità in particolare. Sulla scorta dell’analisi stilistica e sulle indicazioni bibliografiche (Gritti e Rossi) si potrebbe invece ipotizzare che le opere del soffitto siano da riferire a Cristoforo Baschenis il Vecchio. Purtroppo molte opere del catalogo dell’artista sono andate perse e dunque non si esclude che il Cristo Redentore con gli angeli del soffitto possa essere stato realizzato forse anche prima della metà del secolo, nella fase più giovanile, ma non prima degli anni 40 del secolo. Una datazione oltre la metà del secolo è confortata da analogie di tipo morfologico ma anche per le cromie usate dall’artista a Lallio, negli affreschi della chiesa di s. Agostino (1564), a Astino per le storie con la Passione di Cristo nella chiesa del Santo Sepolcro (1569), e a Casnigo, sulla volta del santuario della SS. Trinità, con il Giudizio Universale (1576)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303243529-0
  • NUMERO D'INVENTARIO 63-83
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

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