Ancona Fracanzani. Madonna del parto, san Michele, l'arcangelo Gabriele, l'Annunciata, san Giorgio e la principessa, san Martino e il povero, detta Ancona Fracanzani

ancona 1428 - 1428
Badile Giovanni (bottega)
1379 ca./ 1449 ca

Madonna del parto, in trono, tra San Giorgio e la principessa, e San Martino e il povero; nel registro superiore: al centro, San Michele Arcangelo che pesa le anime, mentre ai lati l'Arcangelo Gabriele e l'Annunciata

  • OGGETTO ancona
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Badile Giovanni (bottega)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Prima di giungere nelle collezioni civiche in seguito alle soppressioni religiose del periodo napoleonico (1812), il polittico ha condiviso le traversie del complesso monastico di San Martino, da cui proviene, eretto in origine nel borgo suburbano di San Giorgio, demolito dai veneziani per ragioni militari nel 1518 e subito ricostruito poche miglia più a monte, ad Avesa, mentre le monache agostiniane che lo abitavano trovavano temporaneo rifugio in alcune case private nella contrada dell’Isolo. Una scritta in caratteri gotici sotto l’immagine del santo titolare ci fornisce il nome della committente (suor Lucia Fracanzani, appartenente a una famiglia di origine vicentina che nel secolo precedente aveva conosciuto una rapida affermazione sociale all’ombra del potere scaligero) e una data preziosa (1428): cioè durante gli anni di governo di suor Beatrice da Bussolengo (1423-1453), la prima priora perpetua e la prima a ottenere la dignità abbaziale, grandemente sollecita nella cura spirituale e materiale del suo monastero, che arricchì anche di importanti opere d’arte (es. inv. 678-4B55). (...) Dopo un primo, cauto riferimento alla maniera o alla scuola di Stefano (Crowe & Cavalcaselle, Venturi, Sandberg Vavalà, Degenhart), la peculiarità stilistica dell’opera ha consigliato di ritagliare per essa l’etichetta convenzionale di Maestro dell’ancona Fracanzani (Magagnato, Puppi, più recentemente Moench Scherer), un nudo nome che si è cercato di sostanziare radunando altri testi pittorici affini per linguaggio e per cultura; in particolare, come suggeriva Mariacher (1957), una tavola del Museo Correr di Venezia dipinta su entrambi i lati, raffigurante San Cosma e un Coro d’angeli, che invece rientra appieno nel ‘problema’ Stefano (non più «da Verona» e non più autore della Madonna del roseto). Il catalogo del Maestro dell’ancona Fracanzani si è spesso sovrapposto e confuso (non sempre, per la verità, perché per alcuni studiosi si tratta di due personalità distinte) con quello del Maestro di Bussolengo, una denominazione coniata da Arslan (1960a) per designare l’autore di un ciclo di Storie del santo titolare affrescate nella chiesa di San Valentino a Bussolengo. A questo anonimo artista Maria Teresa Cuppini (1969) attribuiva la Madonna con il bambino in trono tra i santi Bartolomeo e Antonio abate dipinta nella lunetta del protiro di San Giovanni in Valle, l’ancona del museo e un San Pietro martire sulla parete sinistra della chiesa omonima. In anni più recenti, Enrico Maria Guzzo (1989) ha proposto di riconoscere nella maggior parte delle opere comprese in questi cataloghi dall’incerta estensione quanto resta della produzione giovanile di Giovanni Badile, un periodo ancora malnoto, per non dire affatto sconosciuto, di un pittore nato nel 1379 circa e quindi sicuramente attivo fin dai primi anni del Quattrocento. In questo modo lo studioso dava una sistemazione più razionale al problema, ma la proposta di attribuire direttamente a Badile l’Ancona Fracanzani, che reca la data 1428, costringeva inevitabilmente a spingere fin quasi al 1440 opere quali il Polittico dell’Aquila o la Pala della Levata, che sono invece a quella contemporanee, se non di poco precedenti. Infatti la forte componente lombarda di quei dipinti è molto attenuata nell’ancona, dove si può cogliere una pallida eco di Michelino solo nelle figure di san Giorgio e della principessa. Il piccolo polittico di Avesa mostra il linguaggio tenero e delicato di Badile, le sue caratteristiche fisionomie dai lineamenti minutissimi, perfino, nei pochi punti dove è ancora visibile la stesura originale, gli stessi motivi a punzone che orlano i nimbi; ma anche una stesura meno raffinata, una cromia meno trasparente, più spenta, rispetto per esempio al Polittico dell’Aquila. Per questo motivo è più opportuno pensare all’opera di un suo stretto collaboratore, di qualcuno che poteva attingere direttamente ai modelli del maestro. In una bottega di carattere familiare come quella dei Badile, quindi, probabilmente un congiunto di Giovanni, forse il primogenito Francesco, nato nel 1399 circa, essendo gli altri figli troppo giovani per la data. In ogni caso, un artista che invece di guardare alle correnti più moderne della pittura contemporanea preferisce volgersi a vagheggiare la grande tradizione veronese del passato: per esempio Martino, nell’Annunciazione delle cuspidi, nelle architetture delle Storie di san Valentino (che sono indubbiamente della stessa mano, come per primo aveva intuito Magagnato); addirittura Turone nella struttura del manufatto, che è ancora la stessa del Polittico della Trinità (1360), ma anche di tanti dossali scolpiti e policromi del Trecento locale, come quelli del Camaldolino di Avesa o della sacrestia di Santa Maria in Organo" (da Peretti 2010, cat. 64)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715142
  • NUMERO D'INVENTARIO 200
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI in basso a destra, sotto san Martino - hoc opus fecit fieri sor lucia / de frachanzanis. mccccxx-viii - corsivo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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