Frammento di soggetto non identificabile. Frammento di soggetto non identificabile

dipinto murale 1100 - 1149

Frammento di pittura murale staccata dal soggetto non identificabile

  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le collezioni civiche veronesi conservano pitture murali staccate appartenenti a due distinti cicli decorativi, uno risalente al 996 e l’altro al XII secolo, che originariamente si trovavano, sovrapposti, sulle pareti di un sacello scavato nel tufo alle pendici del monte Costiglione a Verona, a ridosso della chiesa e del monastero dei Santi Nazaro e Celso. Del piccolo luogo sacro, dotato di un pavimento musivo antico (Lusuardi Siena 2004, pp. 57-64, 68-69), restano il vano presbiterale, con due nicchie laterali, e una parte dell’aula: esso, infatti, non solo fu mutilato, come si vede oggi, alla metà del XV secolo, in occasione di consistenti lavori di ricostruzione dell’adiacente complesso monastico, ma andò progressivamente in abbandono a partire dalle soppressioni ottocentesche, a seguito delle quali l’area fu soggetta ad usi privati (fabbrica di sapone, deposito di pollami, tipografia, sede di officine grafiche; cfr. Franco 2008; 2010, in cat. 1). La cappella risale al periodo altomedievale ma non si conosce il suo legame con la chiesa, documentata già alla fine dell’VIII secolo: la data 996 riportata in iscrizione in un frammento (inv. 36426-1B3882), un tempo leggibile, è la prima attestazione cronologica sicura del sacello, sebbene sia probabile un uso cultuale precedente (Varanini 2004). Fin dal Settecento, quando “ogni parete si vede pitturata” (Maffei 1732), il sito attirò l’attenzione degli eruditi veronesi che ne celebrarono l’antichità. Alla fine dell’Ottocento si registra un forte impegno per la sua tutela, soprattutto per intervento di Carlo Cipolla e Giovanni Battista Cavalcaselle. La decorazione di XII secolo, strappata nel 1885 dal restauratore Gaetano Pasetti (Franco 2008), è stata valorizzata, pur con delle forzature nel riassemblaggio dei frammenti, nel percorso espositivo del Museo anche grazie ad una restituzione digitale eseguita a cura dell’Università di Verona (Franco 2015, p. 11). Il suo assetto, all’interno dello spazio irregolare del sacello, è testimoniato, oltre che da antiche descrizioni degli eruditi veronesi, anche da alcuni disegni e incisioni del XVIII e XIX secolo: si fa riferimento alle tavole elaborate da Gian Giacomo Dionisi nel 1786, in parte edite da Giuseppe Venturi nel 1825; ai disegni di Gaetano Cristofoli conservati presso la Biblioteca Civica di Verona (ms. 1002); e alle incisioni allegate al testo di Orti Manara del 1841 (cfr. Franco 2010). Sulla volta, nel contesto originario, stava il “Cristo benedicente”, su sfondo blu, con il capo rivolto verso l’altare e seduto entro un tondo iridato, affiancato dal sole e dalla luna: a seguito dello strappo, il frammento si presenta come un grande medaglione che va integrato da due schiere di apostoli, ora mutile, già disposte all’attacco della volta e che prevedevano all’inizio, in prossimità della parete d’altare, le figure dei santi Pietro e Paolo. Su questo lato della cappella, il soffitto era chiuso da una vistosa cornice a meandro prospettico con cartelle raffiguranti, per quanto si può dire in base ai brani superstiti, un cane in corsa e due pesci. Della parete dell’altare si conserva parte del basamento a finte lastre di marmo; la nicchia centinata soprastante, al centro, ospita l’immagine di san Michele mentre nella metà superiore la parete accoglie la scena dell’“Annunciazione”, con l’angelo e Maria separati da una città murata, spesso identificata come Gerusalemme; sotto di loro vi sono i santi Nazaro e Celso, individuati da scritte e ripresi in posizione speculare, a mezza figura, entrambi con la corona e la palma del martirio. Della nicchia sinistra rimane poco: le incisioni permettono di sapere che vi era un “Battesimo di Cristo” e, nel sottarco, una “Manus Dei” con figure angeliche. Sempre grazie alle testimonianze grafiche, oltre che alla preziosa descrizione di Cipolla, si sa che le pareti dell’aula erano decorate con un perduto ciclo narrativo: di certo una “Natività” era dipinta sulla volta, mentre sulle pareti vi erano scene legate, probabilmente, a san Michele arcangelo e al suo ruolo di psicopompo, ossia di accompagnatore d’anime. Le pitture del secondo strato del sacello furono compiute entro la prima metà del XII secolo ad opera della stessa maestranza attiva nel ciclo della chiesa di San Severo a Bardolino (cfr. Franco 2010, con fortuna critica)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717415
  • NUMERO D'INVENTARIO 6186
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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