San Domenico. San Domenico
polittico dipinto
ca 1460 - ca 1460
Mezza figura di trequarti del Santo in abito domenicano; nella mano destra tiene un giglio, nella sinistra un libro; fondo oro
- OGGETTO polittico dipinto
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MATERIA E TECNICA
ORO
tavola/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE “Dopo le vecchie segnalazioni di Berenson in favore di Stefano da Verona, ha goduto di una limitata fortuna locale (Avena). Il recupero critico si deve a Miklos Boskovits (1988), che ne ha riconosciuto il «fascino particolare», per «la forte caratterizzazione individuale e l’interpretazione giocosa dei dati dell’osservazione naturalistica». L’insistita sottolineatura dei tratti fisici rende dubbia l’attribuzione di Boskovits a Giovanni Badile, pittore evasivamente micheliniano, ma è importante segnalare che lo studioso ha anche individuato un’opera gemella del dipinto veronese: si tratta di un Santo papa passato a una vendita londinese del 28 marzo 1974, con attribuzione a Paolo da Brescia e provenienza dichiarata dalla collezione Marshall (presso Bonham’s, lotto 25, tavola, 63,5 x 39,4 cm). La proposta in favore di Badile è stata accolta da Guzzo e Osano (1989), ma presto si è preferito spostare la mira attributiva verso l’ambito di Michele Giambono, pittore di tempra più energica (Moench Scherer, Franco). Vale la pena di riprendere le parole di Tiziana Franco (1998) sul «carattere ibrido» dell’opera e sulla «particolare interpretazione grafica data alla squadratura volumetrica della figura», che «tradiscono un’irrimediabile estraneità culturale». Sul problema è ritornato ancora Boskovits (1999) spostando l’attribuzione verso Stefano da Verona, per «il livello qualitativo […] superiore a quello di Giovanni [Badile]». Il polittico di cui Boskovits ha avviato la ricomposizione nel 1988 può oggi contare su due ulteriori tavole (una Santa Dorotea e un San Vincenzo Ferrer), già a Firenze presso l’antiquario Stefano Bardini (Fahy 2000, p. 17, n. 55). Con le nuove integrazioni si profila la ricostruzione di un grande polittico domenicano composto almeno da dieci tavole disposte su due piani: il San Vincenzo sembra naturalmente concluso in basso da una fascia di colore poi coperta dalla cornice, mentre le altre tre tavole appaiono brutalmente segate e ospitavano verosimilmente dei santi a piena figura: San Domenico e Santa Dorotea a sinistra e il Santo papa a destra; nulla possiamo dire per ora sui soggetti delle due tavole centrali. Il recupero delle tavole Bardini consente un plausibile appoggio cronologico, poiché l’abito di santa Dorotea appartiene a una moda che tocca la sua maggior fortuna a partire dai tardi anni cinquanta e tramonta sullo scadere del decennio successivo. Sono anni in cui, a Verona e nel resto del Veneto, la stagione di Stefano da Zevio e di Badile era chiusa da tempo e l’ascendente del longevo Giambono si era di molto affievolito con la comparsa di Mantegna e di Giovanni Bellini. I caratteri di incisiva espressività e di esplicita, aspra evidenza, segnalati da più parti, trovano qualche aggancio in terra piemontese e mi sembra indubbio il carattere tardo jaqueriano dei ricami disegnati sui bordi del piviale del Santo papa. La situazione della pittura nel Piemonte occidentale tra il 1450 e il 1470, quando tramonta la personalità di Giacomo Jaquerio, non è affatto chiara, soprattutto nella parte meridionale della regione. La tavola di Verona potrebbe essere avvicinata alla bella Madonna dagli occhi chiari della chiesa di Santa Maria della Stella nel cimitero di Druento (con la data improbabile del 1494), ma la raffinata punzonatura del fondo e dell’aureola appartiene a una tradizione tecnica poco diffusa in area torinese, mentre si riconosce nelle tavole liguri del gruppo Donato de Bardi e in quelle del Maestro della Madonna Cagnola. Sono tracce limitate, in parte contraddittorie, che invitano a una ricerca sistematica sul proseguire nel secondo Quattrocento e nelle aree di contatto tra Piemonte e Liguria della fortuna di Giacomo Jaquerio e di suoi comprimari di sottile seduzione, come Aimone Duce e il Maestro dei prodi e delle eroine alla Manta di Saluzzo. (…) Si aggiunge alla serie qui riunita una Santa Maddalena conservata nella chiesa di Saint-Louis-en-Île a Parigi (segnalazione orale di Andrea De Marchi come opera della cerchia jaqueriana)” (Romano 2010, cat. 91)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717503
- NUMERO D'INVENTARIO 7
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0