San Sebastiano. San Sebastiano
dipinto murale
1470 - 1470
Entro uno spazio delimitato da due colonne classiche, al centro san Sebastiano legato a un palo
- OGGETTO dipinto murale
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a affresco
- AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "Proveniente come l'affresco con "San Girolamo, San Giacomo il Maggiore e Santo diacono" (inv. 1267-1B0564) da uno spazio residuo dell’Ospedale del Corpus Domini, inglobato successivamente nel convento di Santa Maria degli Angeli, e come tale giunto al Museo nel 1875, dopo lo stacco di Nanin, sembra tuttavia condividerne solo le vicende esterne. Anche questa immagine è commentata infatti in uno schizzo dello studio di Gaetano Cristofoli, circa il 1811: «antica pitura quasi che rovinata ch’era nel portico de’ cari nel convento di S. Maria degli Angeli si crede che fossero i muri dell’antica chiesa del S. Corpus Domini chiusa nel convento» (BCVr, ms 1002, fol. 97). Il disegno soprastante all’epigrafe mostra il san Sebastiano con due corde, sul corpo e ai piedi. Da un lato sono due piccoli arcieri di spalle, di poco meno metà della sua taglia, che s’allontanano conversando, dall’altro è una figura sempre di spalle, ancora più sommaria e più piccola. I due arcieri di schiena, documentati ancora integri nelle vecchie fotografie dell’affresco, devono esser stati tolti nel restauro effettuato in occasione della riapertura del Museo di Castelvecchio (1964), senza che ne resti relazione, e non possono quindi spettare all’irrefrenabile fantasia di Nanin, che ha sempre completato le lacune degli intonaci, e della storia. Minimi frammenti del colore della loro veste comunque s’intravedono ancora. Non è mai stato riconosciuto della stessa mano del "San Giacomo", fin dal tempo di Nanin, ma le attribuzioni spaziano da «scuola di Gerolamo dei Libri» (Trecca 1912), ad Antonello da Messina (Berenson 1923-1924), a Liberale (Del Bravo 1967). Se si acconsentisse all’ipotesi di un unico autore del ciclo, che sarebbe inevitabilmente ancora il Maestro del San Giacomo, ossia Domenico Morone, sarebbe ancora più arduo spiegare in questo case le linee schiacciate di quanto ancora si vede dell’anatomia, come pure il fitto linearismo del residuo di perizoma. Del resto anche la tecnica dei due affreschi è visibilmente diversa e il fondo azzurro del san Sebastiano tradisce una preparazione rossastra che manca completamente nell’altra opera. Anche il capitello che resta al limite dell’immagine presenta un disegno diverso da quelli che reggono il soffitto dell’altro affresco. La testa del santo, unica parte sostanzialmente leggibile dell’immagine, presenta innegabili affinità con alcune figure degli affreschi contemporanei della cappella Lavagnoli in Santa Anastasia, attribuite in passato a Francesco Benaglio e più recentemente, su indicazione di Hans-Joachim Eberhardt, a un precoce passaggio veronese della bottega di Pietro da Cemmo. Ma si tratta di un problema attributivo ancora lungi dall’essere risolto. Alcune sigle stilistiche vanno anche in direzione di Antonio Badile II, il Maestro del cespo di garofano" (Marinelli 2010)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717509
- NUMERO D'INVENTARIO 683
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0