Madonna con il bambino in trono tra i santi Giuseppe e Rocco. Madonna con il bambino in trono tra i santi Giuseppe e Rocco
dipinto murale
ca 1511 - ca 1511
Verla Francesco (1470 Ca./ 1521)
1470 ca./ 1521
Dipinto votivo raffigurante la Madonna con il bambino tra i santi Giuseppe e Rocco inquadrati entro un'edicola a tre absidi delimitata da colonne e posta in uno spazio aperto. Sullo scalino del trono è dipinto uno stemma bipartito, che doveva identificare la famiglia d'appartenenza del committente
- OGGETTO dipinto murale
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a affresco
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ATTRIBUZIONI
Verla Francesco (1470 Ca./ 1521)
- LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'affresco venne acquistato dal Museo nel 1881 su proposta di Antonio Caprara, il quale dichiarò che il dipinto, «calcolato di Francesco Verla vicentino del 1515», era stato staccato da un muro di Schio dal pittore veronese Pietro Nanin (AMCVr, anno 1865). Gerola, riprendendo Da Schio ("Persone memorabili in Vicenza, Vicenza", Biblioteca Bertoliana, ms 3404), precisava che l'affresco si trovava originariamente all'interno di casa Costalunga Chiozza, ubicata nell'attuale via Pasini (Gerola 1908). Lo stemma bipartito doveva identificare la famiglia d'appartenenza del committente che, tuttavia, risulta di problematica identificazione. Secondo quanto recentemente scoperto da Snichelotto (2005, p. 156), la casa doveva appartenere in precedenza al nobile Zampiero Bonagente alla cui famiglia si deve l’erezione della cappella di San Bernardino nella locale chiesa di San Francesco. Che la committenza di questa famiglia sia da leggere anche dietro l’affresco è probabile considerando anche la coincidenza cronologica tra il soggiorno a Schio di Verla e la documentata residenza nella cittadina di alcuni membri della casata tra il 1511 e il 1512. Questo potrebbe essere confermato dalla lettura dello stemma sullo zoccolo del trono purtroppo illeggibile e non riconoscibile anche attraverso le foto d’epoca che lo documentano già deteriorato. Seppur Lucco (2014, p. 67, 352) abbia avanzato una diversa proposta attributiva a Giovanni Speranza, la paternità di Verla è stata ribadita da Chiara Rigoni (2010, pp. 255-256) e, più recentemente, da Ivana Gallazzini (2017, pp. 138-140). Entrambi gli autori concordano nel collocare l’affresco nel breve periodo scledense di Francesco Verla (circa 1510-1513), coincidente con un momento cruciale nel percorso artistico del pittore. Rientrato a Vicenza nel 1508 dopo il soggiorno centroitaliano che influenzò in maniera decisiva i suoi modi espressivi, Verla si riavvicinava allora alla cultura vicentina d'origine. Rigoni individuava un omaggio esplicito a Bartolomeo Montagna nel gruppo della Vergine con il bambino, che ripropone fedelmente l'identico soggetto dipinto dal maestro al centro della pala dell'altare Magré in San Lorenzo a Vicenza (1486-1487), oggi conservata nella parrocchiale di San Giovanni Ilarione (Puppi 1967). Ma suggestioni montagnesche si avvertono anche nell'affilata figura di san Rocco, definita da un segno secco e inciso, mentre quella di san Giuseppe richiama una tipologia che Verla aveva desunto da modelli perugineschi. Ulteriori confronti si individuano tra il san Rocco e il Battista della pala a Cerreto Guidi (da San Bartolomeo a Vicenza) dal quale sia il busto sia il volto di san Rocco sembrano ricalcati. L'affresco sarebbe strettamente collegato sotto il profilo stilistico e tipologico alla grande ancona con lo "Sposalizio mistico di santa Caterina" realizzata da Verla per la chiesa di San Francesco di Schio e datata 1512, che costituisce un caposaldo nel percorso artistico del pittore ed è unanimemente riconosciuta come la sua opera più significativa. Tradizionalmente l'affresco di casa Costalunga è considerato di poco precedente l'ancona di Santa Caterina (Puppi 1967; Banzato 1996), e collocato al 1511 circa da Barbieri (1981). Il dipinto in esame è ritenuto infatti opera di collegamento tra la pala Pagello di San Bortolo a Vicenza (1508-1509), identificata con quella oggi nella parrocchiale di Velo d'Astico, e prima prova vicentina di Verla dopo il ritorno in patria, e l'ancona di Schio in cui, attenuati gli umori centroitaliani, l'artista raggiunge un linguaggio più maturo e personale. Gallazzini (2017) segnalava, inoltre, come la datazione proposta, all'inizio del secondo decennio, consentirebbe di agganciare la realizzazione pittorica all'ondata pestilenziale che fra il 1510 e il 1511 spinse gli scledensi a erigere una cappella intitolata al protettore per eccellenza dal contagio, Rocco, santo che figura anche nel nostro affresco devozionale. (da Chiara Rigoni 2010, pp. 255-256)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717691
- NUMERO D'INVENTARIO 4741
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0