Cristo tra i santi Marco e Paolo, una devota e due angeli. Cristo tra i santi Marco e Paolo, una devota e due angeli

dipinto ca 1535 - ca 1535

Il dipinto raffigura Cristo in seggio tra san Paolo e san Marco; davanti a lui due angeli seduti sul gradino ed una devota inginocchiata in adorazione. Nel fondo, a destra, si sviluppa una vasta veduta lacustre con pastori, greggi, barche, case e monti

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Cariani Giovanni (1485-1490/ 1547)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Seduto su un trono rialzato da due gradini marmorei decorati, Cristo è attorniato dai santi Marco e Paolo e si rivolge alla committente chinatagli innanzi tra una coppia di angeli musicanti. A destra si apre una veduta forse lacustre, con alcune figure non chiaramente riconoscibili in secondo piano (pastori?), e in lontananza un’insenatura con imbarcazioni, un villaggio e delle montagne coperte da spesse nubi. Non si può escludere che si tratti di una descrizione paesaggistica che in qualche misura faccia riferimento a una località precisa, magari gardesana. La grande tela – restaurata nel 1999 da Egidio Arlango – versa in uno stato di conservazione mediocre, soprattutto nella metà sinistra: Cristo e Marco appaiono fortemente abrasi, il verde della tenda ha subito un netto abbassamento cromatico, mentre una giuntura allunga il formato in altezza. Tra le parti meglio preservate si segnalano le teste dei due angioletti e della donna al centro, mentre il fondale è reso con tecnica corsiva e pennellate aggettanti. Il formato dell’opera esclude che si tratti di una pala d’altare, per quanto si sia evidentemente innanzi a una commissione votiva. Quale ne fosse l’origine non si sa. Le notizie in nostro possesso non vanno oltre all’acquisto, nel 1888, da parte dell’antiquario Cervetto Tedeschi presso la raccolta di Adele Toffetti Pomini a Bovolone, laddove si trovavano anche un "San Rocco con devote" riferito a Domenico Tintoretto (inv. 1501-1B261) e un "Ritratto di capitano anonimo" (inv. 6258-1B393), pure approdati a Castelvecchio mediante lo stesso Cervetto Tedeschi. Assai scarna la vicenda critica del quadro che – prima di un intervento di chi scrive del 1997 – si limitava a una dubitativa ascrizione a Bonifacio Veronese avanzata da Trecca nel 1912 e a un prudente riferimento a Rocco Marconi proposto da Avena (1937), che lo vedeva «nell’alone tizianesco […], vigoroso di forme, adusto di colore, preziosissimo nel paesaggio». Come s’è già avuto modo di suggerire, si tratta di un dipinto abbastanza tipico della fase matura del bergamasco Giovanni Cariani, non facilmente databile ma da porsi tra le spiazzanti dissoluzioni dell’"Allegoria dell’invenzione della croce" alla Carrara di Bergamo (per Pallucchini, Rossi 1983, pp. 108-109, del 1528-1530) – con i profili di Maria e Giovanni preannuncianti quello della donatrice veronese – e un gruppo di pezzi genericamente datati negli anni trenta e quaranta, in particolare le "Sacre conversazioni" della National Gallery di Londra e del Museo Civico di Vicenza. In quest’ultima (su cui si veda ora Villa 2003, pp. 246-247), volto e mani di santa Caterina appaiono quasi sovrapponibili a quelli della committente, mentre il paesaggio del fondo è confrontabile con quello che appare nel "Ritratto virile" dell’Accademia Carrara, con buone ragioni posto sul 1535 da Zeri e Rossi (1986, p. 156). Una simile datazione potrebbe essere adeguata anche per il presente dipinto, soprattutto se la figura di san Marco presupponesse – come pare – la conoscenza dell’apostolo di spalle a sinistra nell’"Assunta" di Tiziano nel duomo di Verona, eseguita per una cappella, quella Nichesola, ristrutturata entro la fine del 1532 (cfr. Guzzo 1993, pp. 20-21). Per quanto non si tratti di uno dei capolavori del maestro, va rilevata l’indubbia forza interpretativa che contraddistingue la tela, decisamente pregiudicata dal mediocre stato conservativo e trasmessa grazie alla pienezza degli impasti cromatici, all’atmosfera turbinosa nel fondo e alla vitalità di personaggi caratterizzati da una notevole presenza fisica e psicologica. A quest’ultimo riguardo va inoltre precisato che Polidoro da Lanciano, nel decennio successivo, rimeditò la figura di questo Gesù nei Cristi in due "Adultere" allo Szépmuveszeti Múzeum di Budapest e in un’altra alla Walpole Gallery di Londra (si vedano in Mancini 2001, figg. 59, 70, 75). (da Enrico Maria Dal Pozzolo 2010, p. 434)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717754
  • NUMERO D'INVENTARIO 1675
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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