Scena allegorica. scena allegorica

dipinto ca 1525 - ca 1530

Il dipinto raffigura una scena allegorica e presenta, al centro, una donna nuda con la mano sul capo di un bambino ai cui piedi sta un gufo; a destra, un giovane nudo con un cesto di vegetali; a sinistra, una donna alata governa una sfera armillare. In secondo piano, immerso nel paesaggio a destra, si trova un vecchio, forse un eremita, in meditazione

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Girolamo Da Treviso Il Giovane (1497/ 1498-1544)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto pervenne al Museo nel 1896 per donazione di Pietro Zenati e fu inizialmente attribuito a Lorenzo Leonbruno (circa 1523), con riferimento agli esempi mantovani documentati in quel periodo: la “Calunnia” della Pinacoteca di Brera (inv. 792 P), la “Ninfa dormiente” già Rey-Spitzer e le lunette della sala grande dell’appartamento di Isabella d’Este in Corte Vecchia a Mantova (Fogolari 1908). In seguito, Lucco segnalava il nome di Girolamo da Treviso il Giovane, attribuzione raccolta da Speziali (1986) e dubitativamente da Tempestini (1989) nell’occasione di proporne una nuova opera, il “Cristo al Limbo” dell’Alte Pinacothek di Monaco, e di sostenere la riunione sotto la stessa personalità delle opere siglate rispetto a quelle bolognesi. La proposta attributiva fu motivata anche da Ventura (1995), che nell’opera veronese trovava affinità con gli esempi siglati di Girolamo da Treviso: la “Venere distesa in un paesaggio” della Galleria Borghese di Roma (inv. 30), la “Nuda” del Kunsthistorisches Museum di Vienna (inv. 2647) e il “Noli me tangere” della chiesa di San Giovanni al Monte di Bologna. Tuttavia, l’indicazione cronologica fissata dallo studioso al 1510 circa è inaccettabile se si presta fede alla testimonianza di Vasari che fissa al 1498 circa la data di nascita dell’artista. L’inserimento di questa tela nel problematico catalogo di Girolamo da Treviso il Giovane è di particolare interesse. Accanto ai dipinti della Borghese e del Kunsthistorisches di Vienna, recano il monogramma riconosciuto per lo più come quello di Girolamo da Treviso (HIRTv o HIERT) anche i due pendant raffiguranti la “Benedizione di Giacobbe” e “Agar e l’angelo” del Musée des Beaux-Arts di Rouen (invv. D. 863.1.4, D 863.1.3; Dillon 1983, pp. 172-173 nn. 38-39; Ebert-Schifferer 1990, pp. 282-283 n. IV.23). Si aggiunga la xilografia con monogramma databile al 1515 circa raffigurante “Susanna e i vecchioni” (Muraro, Rosand 1976, pp. 83-84 n. 10). A questo gruppo siglato appartiene inoltre la “Sacra famiglia con san Simeone” dalla chiesa parrocchiale di Balduina (Padova), aggiuntavi da Fiocco (1949b). Zava Boccazzi (1958) segnalava anche il gruppo di tredici episodi della “Vita di Cristo” (alcune firmati per esteso) di cui Girolamo è l’inventore e il savoiardo Francesco de Nanto lo xilografo. Stilisticamente tale gruppo si lega, pur precedendoli, agli otto affreschi in grisaille con “Miracoli di sant’Antonio di Padova” della cappella Guidotti in San Petronio, eseguiti tra la fine del 1525 e il 1526 (Roli 1983-1984). Con essi l’attività del maestro si chiarifica in un nuovo corso, e in un catalogo che si va arricchendo e che comprende la sua presenza a Mantova nel 1527 (Mancini 1987). Nel dipinto a Castelvecchio, Giorgio Fossaluzza (2010, pp. 418-419) sottolineava l’ancora prevalente presenza della componente tizianesca, identificabile nella sensualità del colore, nel sentimento del paesaggio, nello studio dei panneggi e nella sofisticatezza di movenze e di studio disegnativo, specie nei due nudi, che indicano già un’apertura a interessi emiliani da parte del pittore. A proposito del dipinto di Balduina, Puppi ne sintetizzava molto puntualmente la posizione: «quel gusto oscillante tra Veneto, Emilia e Lombardia, lo pongono in sintonia con quel movimento artistico padano (da Longhi definito ‘gusto 1510-1515’), che Ballarin vede come un ‘moto di insofferenza per le soluzioni pittoriche veneziane’ della congiuntura Giorgione-Tiziano, da superarsi attraverso l’accoglimento del plasticismo e grafismo vuoi toscano, vuoi romano, vuoi addirittura nordico». Va sottolineato come già nella “Nuda” della Galleria Borghese si possa cogliere lo spunto dall’incisione di Marcantonio Raimondi nota come “Il sogno di Raffaello” (B. 274, 359), e nella “Nuda” di Vienna quello da un’altra incisione da Raffaello sempre di Raimondi (B. 234, 311; cfr. Tempestini 1996). Come a dire che il pittore si caratterizza in ogni suo momento per una cultura assai complessa e pluridirezionale, per cui anche il classicismo centroitaliano e bolognese è appreso prima della supposta data del trasferimento a Bologna. Per quanto riguarda l’iconografia, la scena veronese potrebbe raffigurare la profezia contenuta nella Egloga IV di Virgilio, così come era interpretata nel Medioevo. In un preciso momento di congiunzione astrale, l’umanità ritornerà a essere libera e innocente come al tempo di Saturno. L’uomo sopporterà solamente il peso di fiori e frutta e potrà contare sull’assistenza della donna, che proteggerà i figli dalle insidie aiutandoli a rimanere sulla strada della Sapienza, rappresentata dal gufo, uccello simbolico di Minerva, protettrice delle scienze e delle arti. Il bambino sembra stia imparando a reggersi in equilibrio sulla testa della civetta. L’esibizione della sfera armillare potrebbe significare allora un monito sull’importanza della fortuna nel prosieguo dell’esistenza (Trecca 1912).||||(da Giorgio Fossaluzza 2010, pp. 418-419)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717771
  • NUMERO D'INVENTARIO 1541
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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