Madonna con il bambino e i santi Lorenzo e Girolamo. Madonna con il bambino e i santi Lorenzo e Girolamo
dipinto
1530 - 1530
Caroto Giovanni Francesco (1480 Ca./ 1555)
1480 ca./ 1555
Il dipinto raffigura la Madonna con il bambino in gloria tra i santi Lorenzo e Girolamo, i quali reggono rispettivamente una graticola e la palma del martirio, il primo, e un modellino architettonico, il secondo. Sul fondo, un paesaggio fluviale con montagne, alberi e un castello
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Caroto Giovanni Francesco (1480 Ca./ 1555)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Durante la sua permanenza nella chiesa di Santa Maria in Chiavica, in origine sull’altare della cappella di San Lorenzo ma poi spostata nel Settecento per far posto a un’opera più moderna, la pala recava un’attribuzione indiscussa a Giovan Francesco Caroto, tramandata da Dal Pozzo a Dalla Rosa. Fino ad allora la qualità dell’opera non aveva suscitato dubbi. Al momento di stendere l’elenco delle opere di pregio appartenenti alle chiese destinate alla soppressione per il decreto napoleonico del 1806, Dalla Rosa la contrassegnò con l’asterisco che indicava gli oggetti meritevoli di considerazione per un futuro progetto di conservazione da parte dell’amministrazione cittadina e di lì a poco, nel 1812, fu inclusa tra le centonovantasette opere selezionate per il costituendo museo civico. La sottrazione a favore di Giovanni Caroto fu decisa più tardi da Cesare Bernasconi (1864) in un clima di revisione del catalogo pittorico dei due fratelli che condizionò tutta la critica successiva, e da allora la paternità di Giovanni non fu più posta in dubbio (Pietropoli 2002). Forse l’iniziale inversione di tendenza di Bernasconi dipese anche dalle mediocri condizioni in cui si presentava il dipinto già nell’agosto del 1857: annerito, con tutto lo sfondo ridipinto e pieno di ritocchi pittorici sulle figure (Processi Verbali 1857-1861, n. 39). Appaiono invece deboli e limitate le motivazioni stilistiche avanzate a sostegno del ripensamento critico: sostanzialmente si è attribuita alle figure una ostentazione di robustezza plastica non consona alla maniera vigorosa ma raffinata di Giovan Francesco, riconoscendo nel soggetto la stanca ripresa di un suo schema figurativo. Ragioni analoghe sono parse sufficienti per correggere l’attribuzione della "Madonna e santi" in Santo Stefano e delle "Sante Lucia e Appollonia" della cappella Spolverini in Sant’Eufemia, da restituire senza dubbio a Giovan Francesco come in parte è stato fatto (Pietropoli 2002, pp. 54-66). In realtà, come sottolineato da Gianni Peretti (2010, pp. 403-404), la condotta pittorica di Giovan Francesco tra terzo e quarto decennio appare subito riconoscibile nel solido plasticismo, nella compattezza dei volumi e nella definizione formale delle figure, caratteristiche della sua maniera all’incontro con l’arte raffaellesca. Ma una sua sigla stilistica inconfondibile è il fondale paesaggistico leonardesco-fiammingo che si apre al centro della composizione, incorniciato lateralmente dai due santi e dal trono di nuvole su cui siede la Madonna in gloria: una sconfinata veduta a cannocchiale lungo la quale l’occhio indugia su gradazioni di tono sfumate e trasparenti, ravvivate qua e là da picchi di colore più intenso sulle zone boschive. Ben diversi per densità risultano gli impasti pittorici dell’"Autoritratto con la moglie Placida" (n. inv. 1347-1B0239), frammento della perduta pala di Santa Maria in Organo, l’opera di Giovanni sicura meno lontana per datazione, gravemente danneggiata ma ancora leggibile nelle sue affinità con la pittura veneziana, distante dalla maniera di Giovan Francesco anche nei modelli fisionomici. Le traversie subite dal quadro nei secoli hanno lasciato un segno evidente nell’adattamento al formato rettangolare con l’aggiunta di un innesto dipinto nella parte superiore, un curioso pastiche con la sagoma di una finta cornice riportata alla luce dal recente restauro. L’intervento risale con ogni probabilità al secondo Settecento, ai tempi della sostituzione della pala sull’altare della cappella di San Lorenzo con una "Madonna con il bambino e santi Biagio, Lorenzo, Anna e Giovanni Nepomuceno" di Francesco Lorenzi, ultimamente rintracciata all’Istituto Antonio Provolo di Verona (cm 273 x 180; cfr. Tomezzoli 2000, p. 211 n. 32, fig. 55). L’iconografia e le notizie documentarie segnalate da Marina Repetto Contaldo (Peretti 2010) concorrono a suggerire come probabile committente dell’opera tra il 1529 e il 1530 Girolamo Della Torre, allora appena insignito della cappellania di San Lorenzo in Santa Maria in Chiavica e quindi responsabile della sua decorazione fino allo scadere del mandato, nel 1541. Girolamo Della Torre sarebbe, infatti, evocato nella figura del santo omonimo raffigurato alla destra della Vergine come dottore della Chiesa con in mano un tempietto circolare, abbinato a san Lorenzo al quale era dedicata la cappella che ospitava il dipinto (Garibotto 1926, p. 172). La commissione può essere scaturita dalla volontà dell'allora vescovo Giberti che, durante una visita pastorale a Santa Maria in Chiavica nel gennaio del 1529 aveva trovato la cappella «male disposta, ex quo mandavit refici et restaurari» (Riforma pretridentina 1989, p. 1556), senza poi più accennare alla cappella nelle visite successive, forse perché appunto già restaurata e ornata della pala tra il gennaio 1529 e il marzo 1530. (da Gianni Peretti 2010, pp. 403-404)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717788
- NUMERO D'INVENTARIO 1315
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0