Sacra famiglia. Sacra Famiglia
dipinto
1521 - 1521
Bonfanti Liberale Detto Liberale Da Verona (1445 Ca./ 1527 ?)
1445 ca./ 1527 ?
Il dipinto raffigura la Madonna e san Giuseppe chinati in preghiera ad adorare il bambino poggiato su una piattaforma di pietra verde. A sinistra sono appena visibili il bue e l’asino
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tavola/ tecnica mista
-
ATTRIBUZIONI
Bonfanti Liberale Detto Liberale Da Verona (1445 Ca./ 1527 ?)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Di provenienza sconosciuta, il quadro fece parte del nucleo demaniale dei dipinti destinati alla futura pinacoteca pubblica di Verona e venne menzionato nel 1820 come opera di Liberale da Giambattista Da Persico. Da queste circostanze pare probabile che la tavola vi sia giunta da qualche chiesa o monastero veronese, anche se non è stata identificata con una delle varie Sacre famiglie registrate nell’"Elenco" del 1812 (Avena 1907, pp. 54-65). Il formato e il soggetto indicano però una prima destinazione ad uso privato. Quasi tutti gli autori sono d'accordo sull'autografia di Liberale, con l'eccezione di Avena (1937), Pio Brugnoli (1956) e Marini (1996). Questo dipinto, insieme alla versione più vivace del Banco Popolare, può essere associato alla "Madonna con due santi e un angelo" di Princeton (Del Bravo 1967, p. CCI, fig. 201) e all'"Adorazione dei magi", già presso Charles Fairfax Murray (Firenze-Londra), intorno al "San Girolamo" del Museo di Castelvecchio (inv. 912-1B625), tavola collegata con il termine ormai precisato del 1521. Sulla datazione tardiva dell’opera concordavano anche Bernasconi (1864), Crowe e Cavalcaselle (1871) che la assegnavano ai «latest years of his career» e Del Bravo (1959, pp. 239-240) che la collocava tra le pale di Santa Toscana e di San Girolamo. A supporto di questa ipotesi, Hans-Joachim Eberhardt (2010, pp. 240-241) proponeva un confronto ravvicinato con le opere sopracitate, caratterizzate dalla simile esecuzione grossolana delle pennellate, tipica del Liberale tardo. Il pittore allora contava 75 anni circa, ma dovette continuare a dipingere fino alla morte avvenuta presumibilmente nel 1527. Sembra che la stanchezza dell'anziano maestro si manifesti anche nell'atmosfera malinconica di tali pitture, nelle fisionomie severe con sguardi spenti, nonché nel sorriso malriuscito del bambino nella nostra "Sacra famiglia". La disposizione delle tre figure centrali riprende quella dello stesso Liberale nella miniatura di Castelvecchio, con i genitori genuflessi (inv. 4360-1B0321). Nel buio a sinistra sono appena visibili il bue e l’asino. Il supporto del bambino è un elemento insolito della scena. Non si tratta del consueto parapetto conosciuto da innumerevoli Madonne contemporanee, bensì di una specie di piattaforma di pietra verde che, in vista obliqua, colma il primo piano del quadro. Sostegni simili tornano in altri dipinti dell’artista, nella "Madonna" di Roma (Del Bravo 1967, p. CCI, fig. 209) e nella "Madonna" del Museo di Castelvecchio (inv. 986-1B0723). La lastra di pietra ovvero mensa d’altare allude quindi al futuro sacrificio del Redentore ed ha lo stesso significato dell’altare dipinto da Gian Francesco Maineri nello sfondo di varie sue versioni della Sacra famiglia (Zamboni 1975, tavv. VII, 16, 17). Il futuro supplizio di Cristo viene preannunciato anche dal gesto delle mani incrociate, come nel nostro dipinto, dei san Giuseppe di Maineri, un gesto che esprime anche adorazione, venerazione, emozione e umiltà. Un terzo elemento comune a tutte queste versioni è la posizione del bambino, che giace su un fianco e guarda indietro verso la madre, atteggiamento prefigurato già nella "Madonna" di Robert Campin all’Ermitage (Panofsky 1953, II, tav. 96). Entro l’opera di Liberale la formula delle mani o delle braccia incrociate e rivolte a Cristo torna anche, con uguale significato fatidico, nel primo re mago dell’"Adorazione" del Museo di Castelvecchio (inv. 963-1B0176), in uno dei santi della “Madonna” di Berlino, firmata e datata 1489, e in uno dei profeti affrescati (in alto a sinistra) nella cappella Bonaveri in Sant’Anastasia a Verona. Tale simbolismo è ancora più evidente nella versione della "Sacra famiglia" (firmata «LIB.», 83 x 62 cm) ora di proprietà della Banca Popolare di Verona (Angelelli, De Marchi 1991, p. 182 n. 346), dove, offrendo una mela, san Giuseppe ricorda il peccato originale, presagendo anche la redenzione tramite il sacrificio di Cristo in croce. Lo stesso sfondo spirituale è contenuto nelle "Sacre famiglie" citate di Maineri, che vi raffigurò le statue di Adamo ed Eva, entrambi con la mela del peccato in mano. Liberale adoperò un unico cartone per la struttura base delle due varianti della "Sacra famiglia". Secondo Eberhardt (2010) nessuna delle due versioni sarebbe quindi copiata dall’altra. A ciascuna il pittore ha conferito tratti individuali: quella della banca è ambientata all’interno, la nostra all’esterno. Per quadri devozionali il maestro maturo si serviva frequentemente di cartoni che lo aiutavano a dipingere tale genere di tavole in serie e a produrne una scorta per poter soddisfare velocemente la richiesta. Un frammento di tavola con "Gesù bambino" di proprietà degli Istituti Ospedalieri di Verona, riconosciuto da Marina Repetto Contaldo come opera dello stesso Liberale, apparteneva a una composizione simile rovesciata, variata anche nelle proporzioni (Marini 1996). (da Hans-Joachim Eberhardt 2010, pp. 240-241)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717856
- NUMERO D'INVENTARIO 914
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0