San Sebastiano. San Sebastiano
dipinto
1490 - ante 1495
Bonfanti Liberale Detto Liberale Da Verona (1445 Ca./ 1527 ?)
1445 ca./ 1527 ?
Dipinto raffigurante san Sebastiano con il corpo trafitto dalle frecce. Il santo ha le braccia legate al tronco di un albero e rivolge lo sguardo verso l'alto
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ tecnica mista
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ATTRIBUZIONI
Bonfanti Liberale Detto Liberale Da Verona (1445 Ca./ 1527 ?)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola raffigurante "San Sebastiano" faceva parte, insieme ad altre due opere di Liberale, la "Madonna" (inv. 986-1B0723) e il "Cassone dei trionfi" (inv. 48-1B0838), della galleria di Antonio Pompei (1799-1885), la quale entrò per lascito al Museo di Castelvecchio nel 1892. Tra le opere di Liberale delle collezioni civiche veronesi, questi tre dipinti rappresentano il periodo anteriore al 1495 circa, la fase più fresca del lungo percorso veronese del maturo Liberale, la cui produzione dopo il 1500 si affievolì in un processo di decadenza, testimoniato a Castelvecchio meglio che altrove. Eccettuata qualche incertezza sulla paternità espressa da Biermann (1904), l’autografia di Liberale è stata accettata da tutta la critica. Durante un intervento non documentato (condotto forse da Giovanni Pedrocco), oltre a rimuovere alcuni ritocchi sulla superficie pittorica, fu arbitrariamente ‘corretta’ la forma degli occhi del santo, con infelici conseguenze per l’espressione originaria. La fisionomia del martire, che presentava gli occhi volutamente dilatati per porre l’accento sulla sua sofferenza, è tramandata dalle foto Anderson (invv. 38802-10C2626, 38803-10C2627) e permette di constatare la grande forza espressiva dei personaggi dipinti da Liberale durante i tardi anni Ottanta, per cui valgono i confronti con il "Compianto di Cristo” di Monaco e il san Cristoforo della pala berlinese del 1489 (Del Bravo 1967, pp. CXXIX, CXXVII). Maturato sulle esperienze artistiche da lui compiute anteriormente nei "San Sebastiano" di Princeton, Berlino (distrutto) e Milano, l’artista realizzò, nella fisionomia del nostro, un’interpretazione ancora più drammatica e sentita del giovane martire (Del Bravo 1967, pp. CXXIII, CXXXIX; Darriulat 1998, pp. 93, 86). D’altronde la tavola precede cronologicamente, per il suo più vigoroso messaggio artistico, il "San Giovanni evangelista" di Castelvecchio (inv. 4359-1B1660), miniato intorno al 1495, e l’indebolito san Sebastiano che appare nella "Madonna" Forlati, già a Sommacampagna, del primo Cinquecento (Del Bravo 1967, p. CC). La collocazione del “San Sebastiano” di Verona nei primi anni Novanta pare quindi giustificata. A parte la forza emotiva, l’esemplare di Castelvecchio non raggiunge la maggiore qualità pittorica delle più fresche tavole di Berlino e Milano, databili agli anni Ottanta, ispirate a modelli veneziani, da Rizzo ad Antonello (per Danzi, 1997, p. 240 e Vinco 2008, p. 297, il santo di Berlino sarebbe da identificare con quello commissionato da Alessandro Miniscalchi e citato nel contratto del 7 maggio 1487 stipulato tra Liberale e il monastero di Sant’Elena a Venezia per la dispersa ancora dell’altare maggiore della chiesa). L’esecuzione della tavola veronese, invece, rivela maggiori affinità con il "San Sebastiano" a mezza figura di Nashville (Del Bravo 1967, p. CCV). Entrambi i dipinti, diversamente dai pannelli d’altare di Princeton, Berlino e Milano, erano destinati alla devozione privata, come risulta dal formato e dall’impaginazione del santo a mezza figura, visto da vicino. Dall’analisi del nostro dipinto, Eberhardt (2010, pp. 231-232) notava una componente anteriore radicata in Toscana. La formula del martire visionario, dal capo in iscorcio e dagli occhi pateticamente sollevati al cielo, era consueta a Liberale già nel 1473, come mostra la miniatura di un anonimo martire eseguita per il Graduale 16.1 (f. 23v) del Duomo di Siena (Del Bravo 1967, tav. 18; Eberhardt 1983, pp. 120-121). Gli occhi dilatati ed altre deformazioni eloquenti nella morfologia del volto sofferente si trovano assai similmente prefigurati dai Pollaiolo, in opere databili al 1475, nel "San Sebastiano" londinese (già alla Santissima Annunziata di Firenze) e nel disegno dell'"Adamo" agli Uffizi (Poletti 2001, pp. 159-160). Un altro "San Sebastiano" a mezza figura su tavola, disperso, esposto nel 1938-1939 sotto il nome di Liberale in una mostra a Budapest (già della collezione Nádor Baumgarten, prima in quella di Marcel Nemes), è stato riconosciuto convincentemente da Hornig come opera del giovane Cavazzola dipendente da Liberale (Régi olasz mesterek. Kiállitása, Budapest, Nemzeti Szalon Muvészeti Egyesület, 15 ficembre 1937-11 gennaio 1938, n. 51; Hornig 1976, pp. 33-34, 96, n. A4, fig. 4; Greci 2002-2003, pp. 308-311). Meno commosso del nostro e come quello di Princeton rivolto a destra, questa variante sembra influenzata dal pannello di Berlino per la presenza del cardellino e per il folto fogliame d'arancio, simbolo di Salvezza (Levi, D'Ancona 1977, p. 276). Secondo Forti (1920) anche il martire di Castelvecchio dovrebbe essere legato ad un tronco d'arancio, sebbene le foglie del ramo spezzato siano guaste da vari restauri. Senza volerlo mettere in relazione diretta, il nostro santo è stato avvicinato da Byam Shaw al disegno n. 793 della Galleria Estense di Modena, osservazione valida soprattutto per l'espressione dolorosa del martire.||||(da Hans-Joachim Eberhardt 2010, pp. 231-232)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717858
- NUMERO D'INVENTARIO 898
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0