Orbis Roma caput bellorum turbine quondam
stampa di interpretazione
ca 1660 - ca 1662
Personaggi: Roma; Romolo; Remo; Tevere; Marte
- OGGETTO stampa di interpretazione
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MATERIA E TECNICA
carta/ bulino
- AMBITO CULTURALE Ambito Fiammingo
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO Via Balbi 10, Genova (GE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La stampa in esame fu edita nel 1662 da Jan Meyssens come parte integrante del "Het Gulden Cabinet vande Edel Vry Schilder-Const", monumentale opera celebrativa della pittura nordica redatta da Cornelis de Bie. L’esemplare in oggetto, identificabile con certezza come proveniente dal suddetto volume grazie alla presenza del testo stampato al verso, raffigura un’allegoria della città di Roma, resa come figura femminile in armatura, seduta tra la personificazione del fiume Tevere e la lupa con Romolo e Remo. Sullo sfondo si distingue una veduta della città in cui è possibile riconoscere monumenti e luoghi caratteristici quali il Pantheon e l’Isola Tiberina. L’incisione è corredata da un distico latino che ne enfatizza il ruolo fondativo nella tradizione artistica occidentale. L’immagine costituisce una derivazione da una celebre composizione ideata dal pittore fiammingo Jan van der Straet – noto anche come Stradanus – attivo a Firenze nella seconda metà del Cinquecento. Il disegno originale, datato 1573 e oggi conservato presso il gabinetto dei disegni e delle stampe del British Museum di Londra (inv. SL,5214.2), raffigura un’allegoria della città di Roma collocata in un contesto più ampio dedicato alla celebrazione delle arti: intorno alla figura centrale compaiono infatti, tra i vari personaggi, un pittore, uno scultore, un anatomista, un modellatore e un architetto, in un programma figurativo che allude alla formazione artistica e al sapere tecnico. Il disegno venne inciso, in controparte, da Cornelis Cort, con dedica a Giacomo Boncompagni, verosimilmente nel 1573, dato che vi è indicato con il titolo di prefetto di Castel Sant’Angelo, carica assunta nel 1572 e sostituita nel 1574 da una nomina superiore. La lastra passò poi all’editore romano Lorenzo Vaccari, che ne pubblicò un’edizione nel 1578, nota attraverso la stampa conservata al British Museum (inv. Ii,5.110). Secondo Michael Bury, è possibile che l’ultima cifra della data incisa (8) sia stata modificata da un originario 3, e che eventuali impressioni di una tiratura del 1573 siano andate perdute (M. Bury, 2001). Alcuni dettagli iconografici (ad esempio il foglio bianco del giovane a destra) risultano modificati rispetto al disegno, e sono probabilmente da attribuire all’intervento di Cort. La stampa in esame, riproposta all’interno del "Het gulden cabinet", semplificata rispetto alla fonte cinquecentesca e priva delle scene laterali, si concentra esclusivamente sull’allegoria della città, e viene riprodotta in più punti all'interno del volume. L'incisione si inserisce in un articolato impianto visuale e concettuale, nel quale l’intera pubblicazione si configura come un "gabinetto" ideale del sapere pittorico, ispirato al collezionismo enciclopedico e alla retorica umanistica dell’esemplarità. L'introduzione di immagini allegoriche, ritratti incisi e componimenti encomiastici riflette la volontà dell’autore di elevare la pittura al rango di arte liberale, fondamento dell’identità culturale e civica dei Paesi Bassi meridionali. Nel caso specifico dell’allegoria di Roma, de Bie dimostra una evidente familiarità con la fonte originaria – il complesso programma allegorico e celebrativo delle arti ideato da Stradanus e inciso da Cort – ma ne adotta una versione semplificata e isolata, in cui la figura di Roma viene privata del contesto illustrativo delle arti visuali per diventare emblema autonomo e cristallizzato della grandezza classica. Questo processo di selezione iconografica non è casuale, ma perfettamente funzionale al progetto ideologico del "Het gulden cabinet": sottrarre l’immagine alla sua originaria cornice italiana e rinascimentale, per reinserirla in un sistema narrativo che celebra il nuovo primato dell’arte fiamminga, capace di raccogliere e superare l’eredità dell’antico. Questa scelta testimonia, perciò, una precisa intenzione programmatica da parte dell'autore del testo, che intende riconoscere all’antichità classica e all’Italia il ruolo fondativo nella genealogia delle arti, per poi rivendicare, attraverso l’opera stessa, il superamento di quella tradizione da parte della scuola fiamminga. L’allegoria di Roma assume così una funzione duplice: da un lato è omaggio alla civiltà artistica antica, dall’altro diventa termine di confronto per affermare la piena maturità dell’arte di Anversa, designata come nuova capitale della pittura europea
- TIPOLOGIA SCHEDA Stampe
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700380684
- NUMERO D'INVENTARIO PAL-GE.INV. 5503
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Reale di Genova
- ENTE SCHEDATORE Palazzo Reale di Genova
- ISCRIZIONI Al recto: in alto: al centro - - 286 - - capitale -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0