reliquiario antropomorfo - a braccio di Bellandini Enrico (sec. XIV)
reliquiario antropomorfo a braccio
1369 - 1369
Bellandini Enrico (notizie 1369)
notizie 1369
Base a sezione esagonale poggiante su quattro leoni accosciati fusi a tutto tondo; su ciascuna faccia della base formella mistilinea con stemma; sulla base si innestra il braccio rivestito da una manica ornata di quadrilobi con gemma incastonata in prossimità del polso e di nove quadrilobi-ricettacolo lungo la costura. Dalla manica si innalza la mano benedicente con due dita alzate, ornata di due anelli con castone in cristallo di rocca
- OGGETTO reliquiario antropomorfo a braccio
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MATERIA E TECNICA
argento/ sbalzo/ incisione/ traforo/ fusione/ doratura
gemma/ incastonatura
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ATTRIBUZIONI
Bellandini Enrico (notizie 1369)
- LOCALIZZAZIONE Pistoia (PT)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Citato in maniera abbastanza generica nelle guide otto-novecentesche e esposto alle mostre del 1899 e del 1955, il reliquiario è stato oggetto di un primo sistematico studio da parte del Beani, che ne precisava l'originaria dedicazione a Dio e all'apostolo Giacomo, mettendolo in relazione con la sagrestia della cappella di San Jacopo, ma errava nel leggere la scritta alla base del reliquiario, riuscendo a precisare il nome dell'orefice ma non quello del committente e il luogo di esecuzione. Come chiarito da Lucia Gai, il reliquiario in origine conteneva le reliquie di diversi santi nelle piccole teche disposte lungo la costura della manica e solo in un'epoca successiva vi fu collocata una reliquia di San Zeno, dal quale trasse la denominazione: con questo nome lo troviamo citato per la prima volta nel 1483 (Gai). Distrutta questa reliquia nell'incendio del 1558 fu sostituita da un'altra donata dal frate Lorenzo Geri nel 1621 che fu collocata "nella mano del braccio di San Zeno" (Pacini), e forse in questa occasione vi si incise "pars mitriae et pastoralis S. Zenonis". Nel 1910 il Bacci, leggendo correttamente l'intera iscrizione, interpretava tuttavia "Aquis" come Aquisgrana e proponeva una attribuzione ad ambito tedesco, sostenuta nel 1966 dallo stesso Marchini. Nel 1924 il Chiappelli identificava giustamente la città con la capitale della Provenza, ossia Aix en Provence, dichiarando che facilmente un Tibertelli di Pistoia poteva trovarsi in questa regione per esercitare la mercatura. Nel 1973 il contributo, fondamentale e storicamente ineccepibile di Lucia Gai fa definitiva chiarezza sul committente, sul luogo di esecuzione e sull'artista, mediante la pubblicazione di diversi documenti. Si sono chiarite in questo modo molte problematiche: innanzi tutto quella dei rapporti del mercante pistoiese Luchetto Tibertelli con la Provenza, in un periodo nel quale le compagnie pistoiesi avevano soppiantato negli scambi commerciali con la corte papale avignonese e angioina, quelle fiorentine, negli anni compresi tra il 1345 e il 1377. In secondo luogo si giustifica la presenza accanto agli stemmi Tibertelli e del Comune di Pistoia dell'arme della famiglia Cancellieri, un membro della quale, Andrea di Tici, era legato alla compagnia del Tibertelli. La studiosa ritiene che lo stesso esecutore del reliquiario l'orafo Enrico Bellandini, operoso in Provenza, del quale non sono documentate altre opere, potesse essere di origine pistoiese, visto che nella città toscana è citata una famiglia con questo nome. Stilisticamente l'opera trova confronti stringenti con le oreficerie di produzione provenzale e francese di quegli anni
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900123364
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
- ISCRIZIONI palmo della mano - PARS MITRIAE ET PASTORALIS S(ANCTI) ZENONIS - caratteri gotici -
- STEMMI base - comunale - Stemma - Comune di Pistoia - scaccato
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0