Venere d'Urbino. Venere

dipinto, 1538 - 1538

Personaggi: Venere. Figure: ancella. Abbigliamento: contemporaneo. Interno. Paesaggi: nuvole. Architetture: finestra. Oggetti: letto; lenzuolo; cuscino; bracciale; anello; tendaggio; cassoni; arazzi; abito. Vegetali: frutta;albero; rose; mirto; vaso con pianta. Animali: cane

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 119 cm
    Larghezza: 165 cm
  • ATTRIBUZIONI Vecellio Tiziano (1490 Ca./ 1576)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria degli Uffizi
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo degli Uffizi
  • INDIRIZZO piazzale degli Uffizi, 6, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La Venere d'Urbino giunse a Firenze nel 1631 con l'eredità di Vittoria della Rovere. Non identificabile con sicurezza con il dipinto di ugual soggetto ricordato negli inventari di Galleria degli Uffizi del 1635 e del 1638 era sicuramente al Poggio Imperiale nel 1654-1655, e ricordato nell'inventario della Guardaroba di Vittoria della Rovere nel 1656 e ancora nel 1694. L'attribuzione a Tiziano è tradizionalmente accettata come pure la datazione al 1538 ricavata dalla corrispondenza del committente Guidobaldo della Rovere duca d'Urbino, pubblicata nel 1904 dal Gronau. Dalla lettera del 9 marzo 1538 risulta infatti che il dipinto, ancora nella bottega di Tiziano, era già ultimato e che mancava che si facesse fare li fornimenti che gli bisognano d'intorno per essere poi spedito ad Urbino. Il dipintorappresenta una fiura femminile distesa secondo la tipologia iconografica della "Venus Pudica" che fu riconosciuta già dal Vasari nel 1568. Il riferimento mitologico appare poi pienamente accettato negli inventari fiorentini. Vari invece i tentativi, a partire dal XVIII secolo e durante il secolo successivo, di identificare la modella usata da Tiziano per la Venere. Tra le varie ipotesi quella che ebbe maggior seguito vi riconosceva Eleonora Gonzaga, moglie di Francesco Maria della Rovere e madre del committente Guidobaldo della Rovere. Tale ipotesi venne tuttavia contraddetta da una lettera dello stesso GUidobaldo pubblicata nel 1904, che definisce la figura del ritratto come "donna nuda". La critica moderna si è soprattutto interessata al rapporto tra questa Venere e la Venere di Dresda di Giorgione, che ne ricorda assai da vicino la posa. Rispetto al dipinto di Giorgione il soggetto tizianesco assumeva un aspetto più realistico e sensuale. Il soggetto secondo le più moderne interpretazioni alluderebbe non ad un amor carnale e sensuale ma piuttosto all'amorconiugale, al quale si riferirebbero le rose e il mirto come anche il cane. Il dipinto ha goduto di una eccezionale fortuna testimoniata dalle innumerevoli citazioni delle guide e dei ricordi dei viaggiatori fin dalla sua entrata in Galleria. Numerosissime risultano inoltre le richieste di copie tra le più celebri delle quali ricordiamo quella di Ingres del 1821 (Baltimora, Walters Art Gallery) e quella di Manet del 1856 (nella coll. Rouard a Parigi)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900131831
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 1437
  • DATA DI COMPILAZIONE 1979
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2024
    2006
    2015
  • ISCRIZIONI a tergo su cartellino - Inv. 27 -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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