MIRACOLO DI SAN TEODORO
dipinto,
Testa Pietro Detto Lucchesino (1612/ 1650)
1612/ 1650
In alto a sinistra un angelo con il volto immerso nell'ombra e il torso e le braccia prepotentemente colpite dalla luce, insieme ad un compagno in posizione più arretrata, sembra stia scuotendo le nubi per provocare la pioggia sopra il campo di grano minacciato da un incendio di cui si scorgono i bagliori. In primo piano è il vescovo San Teodoro orante, con mitria bianco abbagliante e piviale giallo ocra fermato sul petto dal formale, incitato ad intervenire da un contadino che accorre alla sua sinistra, avvolto parzialmente dalle tenebre. Assistono alla scena due uomini a destra di cui si scorgono soltanto i volti
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
-
ATTRIBUZIONI
Testa Pietro Detto Lucchesino (1612/ 1650)
- LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il soggetto della tela, che conserva la collocazione originaria sul quarto altare destro della chiesa di San Paolino, è stato talvolta indicato come il Martirio di San Teodoro, forse per l'atmosfera drammatica e cupa che pervade la scena e per la rudezza del contadino che accorre sulla sinistra del santo, che probabilmente è stato scambiato per un carnefice. Come ricorda il Marabottini (1954, p. 126), il Baldinucci definiva la tela "finta di notte" ad indicarne forse il presunto aspetto caravaggesco; la luce è distribuita con guizzi e fosforescente su una diffusa situazione di ombra così fonda e secondo soluzioni così violente da giustificare l'illusione di caravaggismo che trapela dall'affermazione dello storiografo Baldinucci 1847, pp. 312-313). Mentre lo stesso Marabottini ne propone la collocazione al 1637, in coincidenza col secondo soggiorno lucchese del Testa, il Contini (1989, p. 330) ritiene che la tela sia stata inviata da Roma negli anni quaranta. Su tale datazione si trova d'accordo il Ciardi (1994, p. 36) che propone però che il Testa abbia eseguito il Miracolo in occasione di una ipotetica terza venuta a Lucca nel 1645 al seguito del suo patrono Girolamo Buonvisi. La datazione agli anni quaranta appare in effetti la più appropriata per questa tela per le strette affinità rilevabili con altre opere condotte nello stesso decennio come la Visione di Sant'Angelo in San Martino ai Monti a Roma e la Presentazione della Vergine già nella chiesa di Santa Croce dei Lucchese e ora a Leningrado (Hermitage). Elizabeth Cropper (1984, p. 59, nota 264), che pure data l'opera agli anni quaranta del Seicento, rileva anche che la sorella del Cardinal Buonvisi, Angela, era moglie di Cosimo Bernardini, il cui fratello Bartolomeo era priore dei Santi Paolino e Donato dal 1634; tale relazione poté agevolare l'assegnazione dell'incarico al Testa. A Chatsworth, nella Collezione del Duca di Devonshire, è conservato il disegno preparatorio per la tela, dove più chiaro appare il tema trattato: sul fondo infatti si scorgono uomini impegnati nello spegnimento dell'incendio, mentre in primo piano il santo è incalzato dal contadino che lo incita ad intervenire e alle sue spalle compare una figura femminile con l'ostia e angeli che trasportano vasi colmi d'acqua. La fortuna di cui godette il dipinto è testimoniata dalla fedele ripresa della figura del santo vescovo fattane da Pier Franceco Mola nel disegno conservato a Dusseldorf (Kunstakademie) e da Tiberio Franchi nella tela già nella Sacrestia di San Martino e ora al Museo della Cattedrale di Lucca (Ciardi 1994, p. 36)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900146177
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0