San Girolamo

busto,

Scultura lignea raffigurante San Gerolamo in piedi, con una veste stracciata che arriva al ginocchio, con maniche lunghe, aperta sul petto, tiene nella destra una pietra che si sta battendo al petto scarno. Il volto è contornato da una corta barba ricciuta, lo sguardo è rivolto all'alto, i pochi capelli lasciano scoperta la chierica. Poggia i piedi su un terreno sassoso, e vicino al suo piede sinistro è il galero, mentre vicino all'altro piede compare un vuoto dove era alloggiato un altro attributo perduto. Il legno, molto consunto e infestato, conserva tracce dell'antica policromia: la tunica appare marrone giallastro, il terreno marrone-verde, i capelli e la pelle al naturale, il galero rosso. E' conservato in una teca esagonale con struttura in noce e parti laterali in vetro

  • OGGETTO busto
  • MATERIA E TECNICA legno/ scultura/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Lorenzo Di Pietro Detto Vecchietta (attribuito): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La piccola scultura lignea, recentemente restaurata a recuperarne le tracce di policromia originale, presenta un'inconsueta iconografia del San Girolamo penitente in atto di percuotersi il petto scarno con una pietra. Questo tema fu introdotto nell'arte toscana intorno al 1400, con il diffondersi del culto del Santo, legato ai vari ordini monastici: verso la metà del XIV secolo, infatti, fu fondato in Spagna l'ordine di San Gerolamo da alcuni eremiti italiani seguaci del Beato Tommasuccio di Siena; nel 1380 a Cessano presso Urbino il Beato Pietro Gambacorta fondò l'ordine dei Fratelli Eremiti di San Gerolamo; pochi anni dopo il Beato Carlo di Montegranello fondò l'orine degli eremiti di San Gerolamo di Fiesole, e anche l'ordine dei Gesuiti scelse Gerolamo come Santo patrono. A Fiesole il 25 marzo 1410 fu fondata la Compagnia della Buca di San Gerolamo, i cui membri furono i più importanti diffusori del culto del Santo nella città. Infatti legate a questa Compagnia sono le immagini dei diversi San Gerolamo che appaiono nella pittura fiorentina del Quattrocento, dall'affresco di Andrea del Castango nella chiesa di SS. Annunziata, prossima alla sede della Buca, alla "Madonna fra San Gerolamo e San Domenico" (ora National Gallery di Londra) e al "San Gerolamo in penitenza" (Firenze, Uffizi), entrambi di Filippino Lippi. Secondo una cronaca tardosettecenesca, fu membro della Compagnia della Buca anche Sant'Antonino Pierozzi, con l'ufficio di correttore, e proprio dai membri della suddetta Compagnia egli scelse i dodici fondatori della Confraternita dei Buonomini di San Martino: per questo legame storico si può forse spiegare la presenza della scultura nel loro oratorio. A partire dalla metà del XV secolo il culto del Santo ebbe in Toscana un ulteriore incremento, si moltiplicarono le persone battezzate con il suo nome, vennero fondate numerose cappelle in suo onore e, di conseguenza, anche le sue immagini dipinte e scolpite diventano più numerose: l'iconografia più diffusa è quella del Santo inginocchiato davanti alla grotta, ma nell'ambito della pittura del Beato Angelico e dei suoi seguaci si afferma anche l'immagine del Santo stante, sullo sfondo schematico di un paesaggio brullo che enfatizza la solitudine del penitente. Lo troviamo nella tavola di incerta attribuzione (Beato Angelico? Giovanni di Francesco?) ora a Princeton, The Art Museum, in quella di Domenico di Michelino (Montreal, Museum of Fine Arts) e in quella del Maestro della Madonna di Buckingham Palace (Avignon, Musée du Petit Palais). (Tutte le precedenti notizie sono tratte da M.Meiss, Scholarship and Penitence in the Early Renaissance. The image of Saint Jerome, in "Pantheon", 1974, XXXII, pp. ; B.RIDDERBOS, Sant and Symbol, Groningen 1984; D. RUSSO, Saint Jérôme en Italie. Etude d'iconographie et de spiritualité (XIIIe -XVe siècle), Paris-Rome 1987; foto 375027. Si veda poi la scheda ministeriale BAS n. 09/00194931, (n. 41) relativa a una scultura di 'San Gerolamo' conservata nell'oratorio di S. Gerolamo e S.Francesco Poverino già di S. Filippo Benizi, compilata da L. Segregondi nel 1988, che completa i dati documentari e iconografici sull'immagine del Santo, fornendo ulteriori sollecitanti spunti critici). In scultura la maggior diffusione dell'Immagine del Santo si ha negli anni savonaroliani, quando soprattutto piccole terracotte ricordavano nelle case dei suoi seguaci il nome e l'ascetismo severo del frate ferrarese (per questi esempi si veda l'esauriente scheda di G. Gentilizi in "La civiltà del cotto", catalogo della mostra, Impruneta, maggio-ottobre 1980., Firenze 1980, pp. 96-98): ma in queste sculture il santo è inginocchiato in un paesaggio roccioso, talvolta con un crocifisso in mano, accompagnato dal leone, suo attributo iconografico consueto. Si può presumere che il leone fosse presente anche nella nostra scultura, ai piedi del Santo, laddove la base non lavorata mostra la mancanza di una parte di superficie, in posizione simmetrica al galero. Per il resto la tipologia della figura non ha corrispondenti fra le sculture fiorentine note, mentre il volto patetico dalle guance affilate e dalle grandi orbite scavate, il drappeggio semplificato, l'accentuata magrezza fisica esaltante la tensione spirituale del Santo, avvicinano la scultura alle opere del Vecchietta dei primi anni '60, come il "San Pietro" della Loggia di Mercanzia a Siena, e "La Pietà" della chiesa senese di San Donato, presentata dopo il restauro alla mostra "Scultura dipinta. Maestri di legname e pittori a Siena, 1250-1450", Siena 1988, pp.177-179. Ma il "San Gerolamo" mostra convincenti somiglianze stilistiche anche con altre sculture senesi, il "San Bernardino" (Milano, Collezione privata) pubblicato da Alessandro Bagnoli nel catalogo suddetto, p. 106, il "San Regolo" di Pienza, il "Cristo risorto" della chiesa di Vico Alto; insieme ad un'altra dozzina di opere, queste sculture erano state considerate dalla maggio parte dei critici che se ne erano occupati (
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900196594
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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