giovane filosofo. ritratto di giovane
scultura mezzobusto
ca 1470 - ca 1480
Bardi Donato Detto Donatello (bottega)
1386 ca./ 1466
n.p
- OGGETTO scultura mezzobusto
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MATERIA E TECNICA
bronzo/ fusione
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MISURE
Altezza: 42 cm
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ATTRIBUZIONI
Bardi Donato Detto Donatello (bottega)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Bertoldo di Giovanni
Baroncelli Niccolò
Mino Da Fiesole, Bottega
Alberti Leon Battista
Desiderio Da Settignano, Bottega
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
- INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il busto di giovane proveniente dalle Collezioni Granducali, come testimoniano gli Inventari (1560), passò prima del 1769 nella Galleria degli Uffizi per poi essere trasferito nel 1879 al Museo del Bargello. Il "busto", ricordato dal Milanesi (1887) e introdotto fra le opere dubbie di Donatello, fu dal Bode (1892) riconosciuto come il ritratto di Giovanni Antonio di Narni, figlio del Gattamelata, una identificazione del tutto arbitraria che è stata a lungo mantenuta dalla critica. L'attribuzione del bronzo a Donatello, sostenuta da Janson, Grassi, Castelfranco e Schuyler, è stata messa in dubbio da altri studiosi come anche la datazione, prevalentemente posta per motivi stilistici verso il 1440, cioè negli anni immediatamente precedenti all'esperienza padovana. Schamarsow (1889) e Semrau (1891) hanno notato la vicinanza dell’opera con il "busto di Ludovico Gonzaga" dei musei Statali di Berlino, allora attribuito a Niccolò Baroncelli, e a tale scultore i due studiosi riferirono anche il busto del Bargello. Piuttosto problematico è stato poi lo studio del medaglione che il giovane porta al collo, rappresentante un cammeo appartenuto a papa Paolo II e ricordato nel suo Inventario del 1457. Tale opera fu regalata a Lorenzo de' Medici nel 1471, ma già negli anni precedenti doveva essere conosciuta a Firenze, come dimostra la sua rappresentazione sullo zoccolo della tomba del Cardinale del Portogallo a San Miniato (1461-1466). Il medaglione raffigura il "Carro di Eros", tema mitologico ripreso dal "Fedro" di Platone (Wittkower, Chastel, Panofsky). Tale interpretazione rimanda agli ambienti neoplatonici di Firenze, soprattutto a quello ficiniano. Lo Chastel, rifiutando la tradizionale attribuzione allo scultore fiorentino, ha in un primo momento (1950) indicato un artista vicino a Desiderio da Settignano e Mino da Fiesole per poi (1959) avanzare il nome di Bertoldo di Giovanni. Ames-Lewis ha invece confermato l'attribuzione a Donatello, considerando l'opera fra le ultime del maestro. La somiglianza del bronzo con il "busto di Ludovico Gonzaga", prima attribuito al Baroncelli e poi dal Badt a Leon Battista Alberti, già notata da Schamarsow e Semrau, è stata sottolineata anche dal Parronchi che attribuiva il busto all'Alberti, identificando il ritratto come quello di Lionello d'Este. L'attribuzione, la datazione e l'identificazione del busto rimangono comunque problemi aperti. Negli ultimi anni il Collareta (Eredità del Magnifico 1992) ha proposto di assegnarlo ad un artista seguace di Donatello, forse vicino allo stesso Bertoldo, sostenendo una datazione tarda tra gli anni 1470 e 1480. Rosenauer lo indica come opera di Donatello verso la fine della carriera. Non manca un'ultima ipotesi attributiva a Donatello nel suo periodo padovano: secondo quest'ultima avanzata da Lewis (2001) il busto sarebbe citato in una lettera di Piero de' Medici di ritorno da Padova nel 1456. Amato (2021) sulla scorta di circostanziati riscontri con opere afferenti al catalogo di Bertoldo (tra cui i tondi marmorei del cortile di Palazzo Medici, 1461-1465), attribuisce il busto all'allievo di Donatello, collocando la sua esecuzione sulla fine del settimo decennio del Quattrocento, quando il dibattito sulle tematiche neoplatoniche assumeva a Firenze un forte risalto. Lo studioso infatti, in accordo con la lettura di Wittkower, riconosce nel medaglione l'allegoria platonica del carro dell'anima esposta da Platone nel Fedro e rappresentata da una biga alata, emblema dell’anima, trainata da due cavalli, uno docile e l’altro ribelle e condotta da un auriga, espressione dell’intelletto; tuttavia rispetto al dettato platonico sia la biga che i cavalli risultano privi dell’attributo delle ali, riservato esclusivamente al cocchiere. Il medaglione, per certi caratteri formali e minuzie decorative, suggerisce una derivazione da un perduto prototipo donatelliano che il maestro dovette verosimilmente elaborare a partire dal 1463. Amato, inoltre, identifica il “giovane filosofo” nel fiorentino Giovanni di Niccolò Cavalcanti (1448-1509), membro dell’Accademia platonica di Careggi, stretto amico di Marsilio Ficino e protagonista del suo scritto più famoso: il Commentarium in Convivium Platonis de Amore (1469). Caglioti (in Donatello. Il Rinascimento 2022), in accordo con le argomentazioni di Amato, accoglie l'attribuzione a Bertoldo di Giovanni, datando l’esecuzione del busto al 1470 circa
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900287013
- NUMERO D'INVENTARIO Bargello Bronzi 8
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2006
2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0