candeliere, 1635 - 1635

Candeliere impostato su base troncopiramidale sostenuta su peducci a ricciolo; fusto articolato in nodi di cui il principale a vaso ansato - leggermente piriforme - seguito da nodo a becco di civetta e da balaustro; alla spalla del nodo a vaso sono saldate tre grandi volute fogliacee che lo raccordano al balaustro; bocciolo a coppa formato da cornici bombate e da alto fastigio modanato a margine libero - realizzato in lamina d'argento traforata a giorno - con puntale liscio. Il fondo del piattello raccoglicera è forato ed estraibile. Le diverse parti della struttura sono unite fra loro da un perno metallico passante per un'anima di legno e fissato in basso con un dado a farfalla. Le facce principali della base sono contornate da piatte volute contrapposte concluse in basso da conchiglia (fissata tramite piccoli chiodi ribattuti). I campo interno - opacizzato dalla zigrinatura - ospita cartelle accortocciate (di nuovo definite da volute contrapposte) includenti rispettivamente lo stemma Niccolini, l'emblema con il cherubino del Capitolo dei Canonici e una lunga iscrizione incisa a caratteri capitali. Sugli spigoli della base - smussati e bombati - foglie d'acanto sostengono cornici sagomate che delimitano zone ornate da motivo a reticolo. Le doppie cornici bombate che raccordano l

  • OGGETTO candeliere
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ bulinatura/ zigrinatura
  • ATTRIBUZIONI Merlini Cosimo (1580/ 1641)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Come testimoniano le iscrizioni incise sugli arredi e confermano i documenti d'archivio, la coppia di candelieri, furono offerti nel 1636 da Pietro Niccolini al Capitolo dei Canonici fiorentini, di cui lo stesso era stato membro nel 1597, prima di essere nominato arcidiacono e vicario generale e quindi arcivescovo fiorentino dal 1632 al 1651, anno della morte. I candelieri facevano parte di un più cospicuo gruppo di suppellettili formato da una croce pettorale, un pastorale (ora conservati nel Capitolo metropolitano fiorentino) , un ostensorio, un calice (questi ultimi due perduti) e probabilmente due anelli, che dal 1636 al 1638 il Niccolini donò al Capitolo. Gli arredi furono vincolati permanentemente al suddetto Capitolo tramite specifiche clausole, che tuttavia in epoca successiva furono evidentemente disattese, se proprio i candelieri risultano conservati in cattedrale e l'ostensorio ed il calice sono andati perduti. I candelieri vengono successivamente citati fra gli arredi salvati dalle requisizioni napoleoniche nel 1798, quando sono descritti come "due viti d'argento lavorate a rabeschi." Si deve notare che le iscrizioni presenti sulla base delle due suppellettili differiscono per lievi varianti del testo ed anche per la qualità della grafia: l'iscrizione riportata sul candeliere con il nodo forato mostra, infatti, una grafia più accurata, mentre quella sull'altro candeliere reca una diversa divisione delle parole ed alcuni errori di trascrizione. Appare dunque evidente che le due iscrizioni sono state incise da mani diverse. I documenti relativi alla donazione del Niccolini identificano inoltre l'autore della coppia di candelieri in Cosimo Merlini (1580-1641), argentiere di origine bolognese, che fu attivo nelle botteghe granducali fiorentine dal 1614 - dove forse fu chiamato per dirigere i lavori delle principali commissioni - e successivamente fu immatricolato (dal 1622) nella Corporazione dell'Arte di Por Santa Maria. Si apprende da un'iscrizione presente sulla base di un candeliere che esso fu oggetto nel 1743 di un restauro eseguito su commissione del Capitolo fiorentino: non è noto tuttavia se in tale occasione si cercò di risistemare soltanto il nodo del candeliere, oppure se il restauro fu più ampio. La tipologia dei candelieri segue moduli pienamente seicenteschi, quali l'articolazione del fusto in un nodo vagamente piriforme seguito da un balaustro, ben rappresentati fra le argenterie cittadine del periodo. Anche i motivi decorativi appaiono perfettamente coerenti con le realizzazioni fiorentine della prima metà del secolo. In particolare, l'originalità decorativa tipica della produzione del Merlini si manifesta nell'adozione delle grandi volute che formano le anse del nodo a vaso, conferendogli l'aspetto di un'anfora simile a quelle ricorrente negli ornati rinascimentali a candelabra. Un antecedente iconografico potrebbe essere individuato nelle decorazioni dei pannelli del paliotto per l'altare della Madonna della pieve dell'Impruneta, arredo che lo stesso Merlini fu incaricato di ingrandire
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900348351
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 2002
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI sul nodo a becco di civetta - PETRUS/NICOLINUS/ ARCHIEP(ISCOPUS FLOR(ENTINUS) - a incisione - latino
  • STEMMI sulla base - religioso - Stemma - Niccolini Pietro - scudo cimato da galero con tre ordini di nappe e croce semplice in palo, d'azzurro al leopardo illeonito d'argento alla banda di rosso attraversante; al capo d'azzurro e lambello rosso a quattro pendenti sormontante nello spazio centrale una tiara pontificia d'argento con bande d'oro e negli spazi laterali due foglie d'oro
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Merlini Cosimo (1580/ 1641)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1635 - 1635

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'