Cristo redentore benedicente

scultura,
Biduino (maniera)
notizie fine sec. XII-inizio sec. XIII

La figura, con barba e aureola, è collocata all'interno di un'edicola con timpano triangolare, ed è decorata, lungo le pareti interne, da girali con infiorescenze rotondeggianti, foglie di vite e grappoli d'uva. Assisa frontelmente, la figura è abbigliata con calzari all'antica, lunghe vesti aderenti al corpo, e mantello dai bordi decorati, fermato al centro dello scollo, mostra nella sinistra un libro aperto sul petto e solleva la mano destra in atto di benedizione

  • OGGETTO scultura
  • ATTRIBUZIONI Biduino (maniera): scultore
  • LOCALIZZAZIONE Altopascio (LU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'atteggiamento benedicente, i tratti somatici e l'aureola hanno indotto la critica, sin dai tempi più remoti, a riconoscere nell'immagine la figura del Redentore. Tuttavia, la presenza documentata ad Altopascio di un tipo di iconografia jacobea che assimila la figura del santo di Compostella a quella di Cristo, introduce, anche in relazione alla specifica funzione che la chiesa altopascese rivestiva in rapporto ai pellegrinaggi, un margine di dubbio nella sua identificazione e la possibilità che questi raffiguri S. Jacopo (Tigler 1990). Da un punto di vista stilistico-tipologico, il pezzo è stato attribuito dalla critica passata a Biduino (Salmi 1925-26, Biehl 1926, Nicco Fasola 1946) e, in tempi più recenti, ad un maestro di ambito biduinesco, che si sarebbe formato nell'ambito della koinè linguistica scaturita dalla fusione della taglia di Guglielmo con quella successiva dello scultore attivo a Pisa e Lucca (Sanpaolesi 1965-67,Baracchini, Caleca, Filieri 1978, Redi 1984, Filieri 1985, Tigler 1990, Milone 1990). Numerosi, infatti, appaiono i rimandi ad opere di afferenza biduinesca, soprattutto in ambito pisano-pistoiese: il volto, dalla barba corta e ricciuta, e gli zigomi pronunciati trovano un indubbio riferimento tra i rilievi della facciata di S. Casciano a Settimo, ma rimanda altresì a tipologie facciali attestate in opere pistoiese (vedi i rilievi dell'architrave di S. Bartolomeo in Pantano), e pisane. Tra queste si ricordano il fonte di Calci, nei confronti del quale è stata indicata una probabile identità di mano (Sanpaolesi 1965-67, Tigler 1990), o il pulpito di Volterra (si vedano anche in questo caso le analogie dei panneggi). Questi confronti inducono quindi a datare l'opera intorno agli ultimi anni del XII secolo
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900525397
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2000
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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