Fede e Carità/ Penitenza e Mansuetudine

dipinto, 1829 - 1829

La "Carità" e la "Fede" siedono ai lati dell'arco che inquadra il mosaico nella cappella del SS. Sacramento; tra le due figure, sopra l'arco, due putti reggono una cartella con la scritta: "Ecce panis angelorum". Nella cappella di S. Ranieri si ripete una struttura compositiva simile, con l'unica eccezione della "Penitenza", rappresentata inginocchiata. La cartella, sorretta dai putti al centro, reca la seguente scritta: "Protector noster aspice"

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Marini Antonio (1788/ 1861)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il 9 luglio 1829 il Marini ricevette dall'Opera 3.066. 13.4 lire, di cui 2.666. 13. 4 "per aver dipinto a buon fresco i due Prospetti sopra le Tribune degli altari nelle Cappelle del Santissimo Sacramento, e di S. Ranieri, con due Figure allegoriche per ciascuno di esse, e suoi ornati, e lire 400. per avervi aggiunto, oltre il suddetto patto d'accordo come sopra, quattro Putti a chiaro scuro intorno alle Cartelle del mezzo" ed essersi prodigato in diversi lavori "ed altri incomodi datigli per i diversi restauri della Chiesa" (AOP, 410, mandato 126; doc. segnalato da Luca Donai). Il riferimento alla cultura neoclassica, evidente nel volto della Penitenza (cfr. scheda 40000961), affine alle soluzioni adottate dal Benvenuti, ad esempio nella figura della "Virtù", nell' "Ercole al bivio" (Firenze, Palazzo Pitti), è ridotto alla misura un po' semplicistica di rapida e quasi irrigidita profilatura dei contorni, rispetto alla quale la stesura può arricchirsi di vivaci varianti della gamma. Una simile caratterizzazione è il probabile risultato dell'intensa attività di restauro cui si dedicò il Marini, tale da favorire, nella necessità che la informa di limitare la connotazione propriamente formale degli interventi così da renderne meno immediatamente percepibile l'entità effettiva, risultati di persino anonima qualificazione dello stile; la portata della questione si valuta appieno confrontando queste "Allegorie" coi lavori di rifacimento condotti sugli affreschi del Ghirlandaio in Duomo. D'altro canto è possibile che la connotazione formale delle opere sottoposte a restauro finisse per influenzare le opere realizzate in proprio: si veda, come indice di un tale stato di fatto, in quale misura il piglio aneddotico degli "Episodi della vita del Tasso" affrescati in Palazzo Pitti rimandi al gusto di tanta parte della pittura del Seicento fiorentino; significativamente, le cadenze semplificate del racconto nella scena che raffigura "L'incontro col Buontalenti" risultano strettamente affini ai modi elaborati nella cerchia di Bernardino Poccetti, in particolare dal Cinganelli di cui il Marini aveva curato i restauri delle "Storie della vita di Maria e di Cristo" nel coro della Primaziale. Non stupisce dunque che un simile "quotidiano conversare [...] con gli antichi maestri", spesso tre e quattrocenteschi, potesse essere interpretato come un incentivo a liberarsi dalla "maniera appresa nelle scuole accademiche", e che queste stesse "Allegorie" venissero valutate come esempio precoce di un orientamento rinnovato del gusto, tra naturalezza e purismo, che, a dire il vero, caratterizzerà compiutamente soltanto le opere più tarde del pittore: si veda la "Madonna del giglio" (Firenze, Galleria Nazionale d'arte Moderna, depositi). La lettura, proposta da Cesare Guasti, biografo dell'artista, tende a evidenziare la funzione che il Marini ebbe nel processo di progressivo svecchiamento della pittura toscana dalle premesse neoclassiche, assimilandone il ruolo a quello svolto nella scultura dal Bartolini, pure riconosciuto maggiore "nell'ingegno e nel forte volere" (1862, pp. 9, 12). D'altra parte, nel clima che legava il recupero delle "linee dei giotteschi" e delle "caste bellezze dell' Angelico" alla convinzione "che la più pura e inesauribile fonte del bello era la Religione" (GUASTI 1862, p. 12), non meraviglia che l'anonimato effettivo della connotazione formale delle figure dipinte nel Duomo passasse per purezza di stile, e la qualità persino anodina del tono emotivo paresse un apice di sensibilità (si veda al proposito l'interpretazione entusiasta che il Serri diede degli affreschi, subito dopo il loro completamento: 1830, pp. 13-14, 25-26)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665709
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • ISCRIZIONI tra le figure della Penitenza e della Mansuetudine - Protector noster aspice - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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