San Luigi dei Francesi

dipinto murale staccato, post 1849 - ante 1853

La raffigurazione del santo è dipinta su un basamento ed inserita entro un'edicola caratterizzata da arco ogivale e paramento murario a strisce orizzontali di colore bianco e rosso

  • OGGETTO dipinto murale staccato
  • ATTRIBUZIONI Bianchi Gaetano (1819/ 1892)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'affresco con "San Luigi dei Francesi"- ammirato da Ruskin come "capolavoro di arte cristiana" e descritto dal Van Maerle "quale esempio giottesco" (cfr. Conti, p. 271) - proviene dalla Cappella Bardi, dove faceva parte dei restauri eseguiti da Gaetano Bianchi sugli affreschi di Giotto illustranti le "Storie di San Francesco". Nel corso dei secoli le pitture dell'antico maestro si erano inevitabilmente guastate a causa dell'umidità, della polvere e del fumo. A ciò si aggiungeva la collocazione, lungo la zona inferiore delle pareti laterali, di due monumenti funebri ottocenteschi che, dove erano assicurati al muro, avevano distrutto l'intonaco originale. La conseguenza fu la scialbatura delle scene, compiuta certamente prima del 1730 (secondo la testimonianza del Bottari, cfr. "Santa Croce…", p. 205). A metà dell'Ottocento, tuttavia, gli affreschi giotteschi vennero riportati alla luce, prima nella vicina Cappella Peruzzi e poi, sulla sua scia, anche nella Bardi. In quest'ultima l'opera di scopritura e di restauro avvenne tra il 1849 ed il 1853 ad opera del Bianchi, pittore fiorentino dallo stile eclettico che aveva già avuto modo di mostrare le sue qualità di "valente ristoratore" (Guasti, p. 6) - basate su una solida preparazione storica e conoscenza delle tecniche antiche - e che di lì a pochi anni sarebbe intervenuto su altri importanti cicli pittorici fiorentini (S. Maria Novella, S. Marco, Orsanmichele, Bargello) e non solo (affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo). L'intervento del Bianchi a S. Croce, tuttavia, suscitò immediate polemiche perché considerato una vera e propria "ridipintura e reinvenzione", che aveva completato in modo arbitrario le superfici lacunose, peraltro di notevole estensione e posizionate nelle zone centrali delle scene. Il Bianchi rifece l'intonaco nelle parti mancanti e lì ridipinse - o come nel caso del "San Luigi" inventò ex-novo- le figurazioni, impiegando peraltro la tecnica a fresco secondo la procedura antica, come già era stata usata da Giotto. Successivamente egli patinò le pitture, ripassando a tempera quasi tutta la superficie, al fine di ottenere "quegli abbassamenti che aiutavano le integrazioni ad inserirsi nella pittura originale". I suoi lavori, che si proponevano di essere "momenti di ripristino dell'insieme ambientale nella policromia originale" (Conti, p. 271), finirono dunque per alterare pesantemente gli interi affreschi, soprattutto perché ne modificarono anche la direzione delle ombre portate. Nel secolo scorso, tuttavia, una serie di restauri ha definitivamente eliminato dalle cappelle gli interventi ottocenteschi: in particolare, dopo una prima operazione di ripulitura operata dal Benini nel 1937 - quando furono anche individuate con certezza le aree integrate (Procacci, 1937, p. 289) - nel 1958-59 Leonetto Tintori provvide a rimuovere le ridipinture ed a staccare dalle pareti le aggiunte, lasciando al loro posto delle zone "a neutro" in sottorilievo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900742442
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Villa Corsini a Castello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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