Madonna con Bambino e Santi, scene sacre

trittico portatile 1375 - 1380

Trittico dipinto a tempera su tavola su fondo oro con parti punzonate, su basamento gradinato con iscrizione. Raffigura aperto (parte centrale) la Madonna con Bambino in trono con ai lati le figure dei santi disposti su tre livelli, mentre in alto a sinistra la figura di Dio Padre e a destra la Madonna, ambedue in atto di indicare; ai piedi della Vergine due figure femminili inginocchiate e oranti; (parte cuspidata) la Trinità eucaristica con ai lati due santi inginocchiati. Gli sportelli aperti raffigurano ognuno tre storie, quello di destra: la Madonna annunciata, tre Santi, Noli me tangere; quello di sinistra: Angelo annunciante, matrimonio di Tobia e Sara, tre santi. Il tabernacolo con sportelli chiusi presenta a destra la scena del Cristo crocifisso con i dolenti e a sinistra Cristo in pietà con santa. Cornice modanata dorata, all'interno colonne tortili

  • OGGETTO trittico portatile
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera, doratura a missione, punzonatura
  • ATTRIBUZIONI Cenni Di Francesco Di Ser Cenni (attribuito): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Fiesole (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il 'corpus' della produzione artistica fino ad oggi ricostruita del pittore Cenni di Francesco di Ser Cenni, composta da opere con datazione certa e opere a lui attribuite da vari studiosi (opere presenti a Firenze ma anche nel contado, come nei territori dell'Empolese, della Val d'Elsa e Val di Pesa), restituisce l'immagine di un'artista vivace della cultura figurativa, con una personalità inconfondibile per il suo precoce accostamento al linguaggio del Gotico internazionale in Toscana, in parte attribuibile alla sua attività di miniatore attraverso il quale ha sviluppato uno spiccato senso narrativo, una insistenza per i dettagli e per i colori brillanti. In genere, quindi, egli seppe creare sempre opere di buon livello per l'accurata fattura, talvolta ancora debitrice della tradizione orcagnesca e quella di Agnolo Gaddi, con spunti vicini a Giovanni del Biondo tanto che il Boskovits, lo considera un "vivace divulgatore del gusto tardogotico nella pittura fiorentina", ipotizzando una collaborazione fra i due pittori. Il presente trittico non è altro che un altarolo destinato alla devozione privata, come indicano le dimensioni, la tipologia con ante mobili e la bruciatura del legno da parte di un lume votivo nella parte centrale in basso (la cornice attuale non è coeva al dipinto, quella antica aveva le foglie dorate, la dentellatura nello zoccolo e nelle parti interne delle cuspidi e le colonnine tortili erano presenti anche lungo gli sportelli; cfr. F. Botto, "La Trinità all'altare di Santa Trinità. Un caso di studio", in "Arte Cristiana", CVII, 913, 2019, fig. 18). Nonostante questa tipologia di manufatto sia ampiamente documentata nella pittura toscana dal XIII al XV secolo, il trittico in oggetto si distingue per l'articolata figurazione e la complessa iconografia. Ben sedici santi affiancano la Vergine col Bambino, fra i quali alcuni abbastanza rari, come il gruppo familiare in primo piano a sinistra, che potrebbe essere una rara raffigurazione dei santi Eustachio, Teopista, Agapito e Teopisto (come nell'incoronazione della Vergine di Filippo Lippi; cfr. Legenda Aurea, Vita di Sant'Eustachio). In alto, tra la scena centrale e la parte cuspidata, sono raffigurati il dio Padre e la Madonna che invitano a contemplare il mistero della Trinità, rappresentata nella triplicazione della figura di Cristo che celebra l'eucarestia all'altare (Trinità eucaristica; F. Botto, cit., 2019, pp. 282-291), secondo un modello figurativo che si diffonde fra il XIII e il XIV secolo, accompagnati dai due santi inginocchiati fondatori della Chiesa cattolica, Pietro e Paolo. Le ante laterali, che nelle cuspidi raffigurano l'Annunciazione, alternano registri con gruppi di santi a scene narrative anch'esse di tema agiografico. L'eccezionale complessità figurativa del trittico si estende anche alla faccia esterna degli sportelli, con le scene della 'Crocifissione' e della 'Pietà con strumenti della Passione', in genere più comunemente dipinti con figure di angeli o santi. A questi soggetti iconici spesso era riservata la faccia interna delle ante se non addirittura il centro dell'altarolo, un tema che ricalca un modello iconografico già affermatosi nel terzo quarto del XIV secolo su opere di maggiori dimensioni e che induce alla preghiera e alla devozione. Pubblicato da Adolfo Venturi nel 1930 (Collezione d'arte del Barone Alberto Fassini, in Pitture dal '300 all' 800, Milano-Roma 1930, vol. I, tav. VI) come opera della scuola di Taddeo Gaddi, il dipinto è stato poi attribuito a Cenni di Francesco di Ser Cenni dal Boskovits nel 1975, proponendo una datazione tra il 1375 e il 1380, dunque in un momento piuttosto giovanile del percorso del maestro, documentato a Firenze e in Toscana dal 1369 al 1415 (A. Padoa Rizzo, Cenni di Francesco di Ser Cenni, DBI, XXIII, 1979). L'attribuzione è accolta da Nicoletta Matteuzzi che sottolinea le strette affinità con l'affresco raffigurante la "Trinità" e il "Vir Dolorum" di Cenni di Francesco nel monastero fiorentino di Sant'Apollonia (Affreschi agiografici iconico-narrativi in Toscana (1320-1249), tesi, Università di Firenze, 2010-2012, p. 344; dalla relazione storico-artistica di Valentina Conticelli, Maria Maugeri, Marco Mozzo, cfr. Decreto allegato; si veda inoltre la scheda tecnico-critica n. 811 redatta dalla Salamon Gallery di Milano)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901392959
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ISCRIZIONI sul basamento della cornice - AVE.MARIA.GRATIA - caratteri gotici -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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