riccio di pastorale - figurato - Picardie (Beauvais), Île de France (Chartres) (fine, inizio XI sec, XII sec)

riccio di pastorale figurato

Riccio con voluta a due giri uniti da anelli. Una sfinge collega la parte ricurva al fusto. Sulle facce della voluta, costituita da tralci con foglie accartocciate a conchiglia, si avviluppano e lottano animali fantastici e personaggi nudi. Su un lato della voluta, vi è un mascherone dalla cui bocca sgorgano steli fogliati, minacciato da un drago, la cui coda, trasformata in girali, termina con una testa umana. Sull’altro lato, un cane addenta il piede di una figura femminile. Il centro della voluta è formato da un drago lavorato a tutto tondo, recente nelle fauci l’estremità di una croce traforata, parzialmente rotta. La voluta è impostata su una base raffigurante una scena che si svolge all'interno o davanti a una chiesa, cui partecipano un vescovo (o un abate) benedicente, due personaggi tonsurati, un prelato e un giovane inginocchiato

  • OGGETTO riccio di pastorale figurato
  • MATERIA E TECNICA avorio/ intaglio, incisione, trapanatura
  • AMBITO CULTURALE Picardie (beauvais) Île De France (chartres)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La voluta e la base, pur eseguite dalla stessa mano, si rifanno a iconografie diverse e appartengono a correnti stilistiche diverse. La decorazione della voluta è comune ad alcuni pastorali romanici (ad es. inv. 45 Carrand, NCTN 0901395356), ma qui presenta singolarità iconografiche come lo stelo fogliato con un frutto a forma di testa umana che allude alla leggenda iraniana dell'albero Wāq Wāq, che produce frutti dotati di parola. Si tratta di un tema, riscontrabile anche nel perduto Hortus deliciarum in collegamento con la rappresentazione dell’albero della vita, che compare raramente nell’arte occidentale (ad es. Inghilterra, capitello di Hyde Abbey, 1125-1130; in Francia: archivolto esterno del portale occidentale della Cattedrale di Angers, XII secolo; codice proveniente dall’abbazia di Saint-Martial a Limoges, 1100 circa, Parigi, Bibliothèque municipale, ms. 641). La sfinge, invece, si richiama alle rappresentazioni antiche del mostro mitologico e a quelle delle sirene uccello. Stilisticamente improntato alla cura dei dettagli, il riccio si mostra un intaglio un po' secco e calcato, ma la sua composizione è ariosa e chiaramente leggibile, tanto che troverà un'eco un po' più tarda negli archivolti della chiesa di Saint-Étienne a Beauvais. La scena scolpita alla base del riccio, invece, mostra un'influenza germanica. Gaborit-Chopin mette in relazione le figure snelle e il modo di panneggiare con pieghe a tasca con le miniature del codice cluniacense Parma Ildefonsus (Parma, Biblioteca Palatina, cod. Pal. 1650; cfr. Gaborit-Chopin in Ciseri 2018, p. 123), in cui uno dei miniatori si mostra vicino stilisticamente all’arte germanica. Quanto al collegamento con Ivo di Chartres (1040 ca- 1116), che divenne prevosto dei canonici regolari di Saint-Quentin di Beauvais nel 1078 e ne riformò l'ordine, e che svolse un ruolo importante nella lotta per le investiture tra il papato e il Sacro Romano Impero, proponendo un compromesso tra l'investitura spirituale conferita dal vescovo e quella temporale data dal sovrano, la scena raffigurata ben si adatta alla sua figura (Ivi, pp. 123-124). Secondo gli studi, la provenienza del riccio da Saint-Quentin, la scena raffigurata che sottolinea l'autorità canonica del vescovo e il suo stile "atipico" consentono di datare al 1100 circa il manufatto. Il pastorale è documentato fino al 1791 tra i beni di proprietà del monastero di Saint-Quentin, che in quell'anno fu venduto come bene nazionale e tutte le suppellettili delle chiese di Beauvais furono riunite per essere smantellate. Il riccio, secondo le fonti (Cambry 1803; Willemin 1839), in origine era montato su un nodo recante quattro statuette di apostoli sotto archi gotici, datato alla seconda metà del XIII secolo, che oggi si conserva al Museum Mayer van der Bergh di Anversa, da cui fu separato prima del 1821: non viene riprodotto né nell'incisione di Lenoir (1821), quando il riccio si trovava nel Cabinet de M. Vialart de St-Morys, né nella più tarda incisione di Du Sommerand (1846), che attesta il riccio nella collezione Carrand
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901395355-2
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 44
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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