La valle del Pussino. paesaggio

dipinto, 1874 - 1874

paesaggio con ponte e figure

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA Olio su tela
  • MISURE Altezza: 52
    Larghezza: 109.4
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo delle Belle Arti
  • INDIRIZZO viale delle Belle Arti, 131, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La "Valle del Pussino" a Roma, in prossimità della fonte dell'Acqua Acetosa sulle rive del Tevere, oltre il Ponte Milvio, era ben nota agli artisti per la suggestiva atmosfera del luogo e per l'aura di leggenda conferitagli dall'esser stata meta prediletta del grande paesaggista francese. Enrico Thovez, nel commentare diffusamente l'opera di Avondo (cfr. Thovez 1912), sottolinea l'accostamento fra La Valle del Pussino e i dipinti vaporosi ed evanescenti della Scuola di Barbizon. Lo stesso Corot, del resto, aveva dedicato una veduta alla valle, ora conservata al Louvre. Nonostante il soggiorno romano di Avondo si collochi nella seconda metà degli anni Cinquanta, così come le opere dipinte nella campagna laziale, anche a partire dagli anni Settanta il pittore torna su quei temi, forse basandosi anche su studi di quel primo periodo.Nel dipinto in esame sono ben evidenti le fonti del pittore piemontese a cominciare dalla lezione di Antonio Fontanesi che aveva conosciuto a Ginevra tra il 1852 e il 1856, alla scuola del Calame. All'influenza del maestro emiliano si innesta una buona conoscenza della pittura d'oltralpe avvenuta durante i viaggi prima in Olanda e Belgio, e poi a Parigi per l'Esposizione Universale del 1855, dove ha avuto modo di conoscere direttamente il paesaggismo francese degli anni Trenta. Come per altri pittori della sua generazione, quell'esperienza costituì un incentivo a cambiare rotta e a guardare la natura con nuovi occhi. Questa graduale evoluzione verso il naturalismo - va sottolineato però che questo era di natura intimistica piuttosto che verista - è dovuta principalmente all'interesse per Corot, Rousseau e Daubigny. In seguito, trasferendosi a Roma nel 1857, in primis per portare avanti gli interessi di studioso d'arte e di restauratore, inizia a dipingere la campagna romana riuscendo a raggiungere la pienezza della propria maniera a cui probabilmente non è estraneo il contatto con Nino Costa e gli amici stranieri e toscani di quest'ultimo. Come evidente dal presente dipinto, infatti, caratteristica del periodo maturo del pittore è la fusione del sentimento lirico della natura e di una visione naturalistica del paesaggio che ha proprio in Costa il massimo esponente italiano. Già nelle opere dei primi anni Sessanta, Avondo si dimostra sensibile ai modi provenienti dalla Toscana che fonde però con la lezione di Fontanesi e della scuola di Rivara che restano comunque i suoi punti di riferimento imprescindibili. Proprio a Firenze nel 1965, inoltre, Avondo comincerà la sua carriera nell'amministrazione delle Belle Arti come lavorando al Museo del Bargello. In seguito, infatti, egli si concentrerà prevalentemente sull'attività di ricercatore e di studioso concludendo la sua carriera come direttore del Museo Civico di Torino
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200491512
  • NUMERO D'INVENTARIO 1069
  • DATA DI COMPILAZIONE 1997
  • ISCRIZIONI in basso a sinistra - V. Avondo 1874 -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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