santi
La decorazione a fresco si sviluppa su tutta la superficie interna, tanto sulle pareti quanto sulla volta, e asseconda la conformazione irregolare delle superfici della grotta. Ampie porzioni di intonaco sono cadute. Su vaste zone, il colore è ormai perduto. Le decorazioni più in profondità sono danneggiate dall'umidità, che ha imposto alle immagini una uniforme colorazione verdastra. La superficie laterale destra risente maggiormente di infiltrazioni d'acqua e di piante infestanti, che con le radici causano il rigonfiamento e la successiva caduta dell'intonaco. Fuliggine generata da combustione in loco è riscontrabile su tutta la volta. In terra si rilevano molteplici frammenti di intonaco decorato, come del resto si evince dalla fotografia allegata. Lo stato di conservazione ha compromesso l'identificazione dei personaggi e degli elementi decorativi - o presunti tali - tra le teorie di santi. Evidenti, infine, sono le tracce di crollo della struttura muraria esterna addossata alla grotta
- OGGETTO dipinto dipinto murale
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura
- AMBITO CULTURALE Ambito Campano
- LOCALIZZAZIONE Grotta dei Santi
- INDIRIZZO c/o Torre dello Ziro, Atrani (SA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La grotta è ubicata tra Amalfi e Atrani, al di sopra del complesso dell'Hotel Luna di Amalfi (in via Pantaleone Comite, n. 33), sotto la Torre dello Ziro, a qualche centinaio di metri verso l'alto dal piano stradale. La grotta deriva il nome dalle teorie di santi in essa raffigurate, da ciò Grotta dei Santi. Secondo la tradizione, non sempre condivisa, essa è l'ultima testimonianza di un insediamento collegato al monastero dei Santi Ciriaco e Giulitta, fondato ad Atrani dall'arcivescovo di Amalfi di nome Leone (Kehr come Ughelli riportano le date 987-1029) negli ultimi decenni del X secolo. Il monastero è messo in relazione ad un documento del 9 luglio 986, reso noto da Camera (1881) e ripreso successivamente da Cerenza (1996), che riferisce della fondazione della comunità in una grotta; l'ipotesi è stata poi avallata da Braca (2003). Quale sia stata la funzione del sito in tempi recenti non è noto, dalle tracce oggettive rinvenute in situ pare sia stato luogo di ricovero per animali o impiegato per attività agricole che prevedevano l'uso di fuoco (fuliggine sulle pareti). Attualmente l'ambiente si presenta a pianta approssimativamente semiovale, con una depressione del piano di calpestio sul lato sinistro e con un aumento di quota sul fondo. La decorazione è organizzata per mezzo di bande rosse in riquadri e in registri, che alternano teorie di santi a spazi vuoti o a - almeno sembra, fatto salvo l'errore indotto da macchie di umidità e di sporco - elementi geometrici non ben identificabili. Da quanto si rileva, questi riquadri assumono forme irregolari e si riducono verso la volta. All'ingresso della grotta, sul lato destro, a ridosso della tompagnatura, emergono tracce di una grossa cornice decorativa che sale verso l'alto. Una prima teoria di santi, di difficile identificazione, è presente sul lato sinistro (riquadro cm. 170x210): compaiono cinque personaggi, di cui due a sinistra lacunosi (non è ben chiaro cosa compare all'estrema sinistra). La seconda teoria di santi, con quattro personaggi (riquadro cm. 80x106), compare sul fondo, ove il volume della grotta si riduce. In entrambi i casi i santi sono resi a figura intera, con la mano destra al petto e l'altra coperta da un velo; essi si stagliano su un fondo non omogeneo cromaticamente, che diviene chiaro all'altezza delle aureole. Sulla parete destra della grotta, la più rovinata, sono individuabili altri personaggi dipinti a figura intera, almeno tre, vestiti in modo differente. Cominciando dal fondo della grotta, abbiamo un personaggio in abito lungo fino al ginocchio con il volto barbuto (cm. 100x55); a seguire una figura di cui rimane la parte inferiore che propone una veste lunga e i piedi con calzari (cm. 100x50 circa); verso l'ingresso, invece, sembra intravedersi un unico grande riquadro (cm. 145x130 circa) - che fa pendant a quello della parete sinistra - con più personaggi (tutti lacunosi e privi del viso), di cui uno in abito bianco ed un altro con un rotolo spiegato. Al centro della volta sembra rilevarsi un clipeo. Caffaro nel 1986 assegnava i dipinti murali all'inizio del XII secolo, ritenendoli di ambito bizantino. Braca nel 2003 non solo li associava, con l'intera grotta, al documento del 986 relativo alla fondazione del monastero dei Santi Cirico e Giulitta, ma ne riteneva congrua la datazione alla seconda metà del X secolo. Il ciclo pittorico è riconducibile nel generale circuito della pittura medioevale campana, non particolarmente influenzata dai modelli bizantini, e denuncia riflessi di una cultura predesideriana, come appare dalla fattura dei volti e dei corpi. Il panneggio delle vesti asseconda le membra e mostra un sistema di contrapposizione di linee verticali con linee oblique del chitone definito da De Maffei tecnica del contrappunto. Il più diretto termine di confronto delle pitture atranesi è costituito dalla Teoria di dieci santi della Grotta dell'Angelo ad Olevano sul Tusciano, della seconda metà del X secolo, ove Zuccaro vi rintracciava l'esistenza di molteplici maestranze formatesi all'interno della medesima temperie culturale, che consentivano confronti con la coeva produzione miniata di area beneventana (Zuccaro 1977, pp. 44, figg. 104-109). Inoltre, riferimenti considerati puntuali con tali affreschi erano rilevati da Gervasio (2005, pp. 67, 73, fig. 7) a proposito di un frammento di testa di santo nella grotta di San Michele in località Preturo di Montoro Inferiore
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500863401
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0