Madonna del Buon Consiglio. Madonna con Bambino, angeli e Santi
La grande tela è dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. L'artista riporta l'iconografia tradizionale. La composizione ha uno schema piramidale ed è ripartita in due. La parte superiore è dedicata alla raffigurazione della Madonna del Buon Consiglio inserita in un quadro come un’icona, trasportata in volo da due angeli, tra nuvole ovattate. Particolare la decorazione utilizzata dall'artista per le aureole sia della Vergine che del Bambino. Nella parte inferiore sulla sinistra è raffigurato S. Francesco Saverio e sulla destra S. Leonardo riconoscibile per l’attributo delle catene e del codice monastico, entrambi molto venerati a Lungro. Ai piedi dei due Santi un angelo con il giglio e un libro in mano aperto dove ricorre l’inscrizione: “Servate et Fecit”. Le figure sono inserite in un piccolo scorcio di paesaggio. I colori utilizzati dall’artista sono tenui e brillanti
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
- AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
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ATTRIBUZIONI
De Nicola, Luigi (maniera): pittore
- LOCALIZZAZIONE Cattedrale di San Nicola di Mira
- INDIRIZZO Via Girolamo De Rada, 16, Lungro (CS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il culto della Madonna del Buon Consiglio è legato alla leggenda della cittadina di Scutari in Albania dove, verso la metà del Quattrocento, l’affresco raffigurante la Madonna con il Bambino si staccò miracolosamente da un muro della basilica di Scutari per sfuggire alla distruzione ottomana. Come enuncia la leggenda i due uomini a lei devoti, videro la sacra immagine volare sorretta dagli angeli e decisero di seguirla percorrendo, per volere della Vergine, il mar Adriatico a piedi. Il 25 aprile 1467, durante la festa di San Marco, l'immagine arrivò a Genazzano (Roma) e si posò sulla parete della chiesa in costruzione della Madonna del Buon Consiglio. L'immagine divenne presto oggetto di grande devozione popolare, infatti, dal titolo della chiesa, l'immagine prese il nome di Madre del Buon Consiglio. L’evoluzione del culto della Madonna del Buon Consiglio si ebbe in Calabria intorno alla metà del Settecento con la fondazione del Collegio greco-albanese di S. Benedetto Ullano. Molto importante fu la devozione privata della famiglia Rodotà residente proprio in questo paese, in merito alla propagazione del culto della Madonna del Buon Consiglio, che portò alla costruzione di una chiesa sotto tale invocazione. Questo edificio per il prestigio rivestito dal casato divenne tutt’uno con la diffusione del culto, ed è possibile si qualificasse quale suo credibile ‘polo’ di irraggiamento e che la si incanalasse attraverso l’attività del “Collegio Corsini” istituito in S. Benedetto nel 1732 e sviluppatosi appunto sotto l’insistenza e la promozione di Felice Samuele Rodotà e nell’evolversi e consolidarsi delle attività del Collegio trasferito nel 1794 nella Badia di S. Adriano a S. Demetrio Corone. La diffusione dell’effigie e del culto della Madonna del Buon Consiglio si legherebbe a un’origine latina. Andrebbe inserita negli sviluppi controriformistici che interessarono l’intero fenomeno italo-albanese specialmente considerando il lento e graduale assorbimento dell’elemento ortodosso tenuto vivo dagli stessi italo-albanesi nella sfera latina. Verso la metà del XV sec. questo interesse culturale, forse anche in ripercussione alla triste eco della caduta di Costantinopoli in mano turca, ritornò in vigore, come si può rilevare da tutta una serie di circostanze. Ancora seguendo la propagazione di questo culto mariano nel corso del Settecento e dell’Ottocento, si avrebbe modo di leggerne altre significative aderenze alle nuove relazioni sociali e culturali che gli arbereshe acquisirono nella regione e su tutto il territorio italiano. L’immagine della Madonna del Buon Consiglio trovò, quindi, una particolare ambientazione attraverso la postulata devozione antica dei calabro-albanesi alla Glykophiloùsa, in altre parole nella ‘Madonna della Tenerezza’. Attraverso questi reperti si può realmente intuire il cammino compiuto in Calabria verso la grecizzazione delle immagini atte al proprio rito che, proseguirono nel corso dell’Ottocento e che avrà altri importanti risvolti soprattutto a Lungro, la riconosciuta ‘capitale’ dei calabro- albanesi destinata a diventare sede dell’Eparchia nel 1919, sotto il pontificato di Benedetto XV. Nella proposta di periodizzazione queste testimonianze ben si allineano alla rinascita e alla maggiore estrinsecazione della letteratura italo-albanese coeva. L’opera attribuita a Luigi De Nicola riproduce, secondo forme neoclassiche, il fortunato modello dell'icona barese. In questa tela l'autore si sofferma maggiormente sulla cura dei particolari come le aureole, finemente decorate della Vergine e del bambino riscontrabili in un’altra opera autografa di Luigi de Nicola del 1830 che raffigura il S. Nicola, anche questa conservata nella Cattedrale di Lungro. La cura dei particolari è riscontabile anche nelle ali dei tre angeli presenti, nelle nuvole che avvolgono l’icona della Vergine. Tali caratteristiche sono visibili in diverse opere autografe dell’artista come nel ciclo dei cinque dipinti eseguiti nel 1829, per la volta della cattedrale di S. Nicola in Mira a Lungro, nel ciclo pittorico della volta della chiesa della Madonna del Pettoruto a S. Sosti terminati nel 1834 che gli furono commissionati dal vescovo di S. Marco mons. Felice Greco e il ciclo di dipinti presenti nel soffitto della chiesa matrice di Fagnano Castello, che sono firmati e datati al 1832. Secondo questi confronti stilistici anche la Madonna del Buon Consiglio si potrebbe ricondurre alla maniera del pittore Luigi De Nicola. La presenza nel dipinto dell'immagine di S. Leonardo, molto venerato a Lungro come "Liberatore degli schiavi e dei prigionieri", è legata alla presenza nella cittadina dell’antica Salina. Sotto Gioacchino Murat, ci fu una svolta importante per le sorti del sito: per la prima volta cambiavano le condizioni degli operai, non più considerati schiavi e la cura del sito stesso ponendo termine all'estrazione sfrenata. Il governo borbonico nel 1821 diede ordine di fare una ricognizione mineralogica per comprendere se il sito poteva ancora essere utile o meno. Nel 1825 vennero aggiunti dei piccoli accorgimenti significativi: creazione del pozzo Galli per la circolazione dell'aria e l'opportuno scolo delle acque, nonché la costruzione degli indispensabili cunicoli. Nel 1827 si ebbe il termine della “galleria del sopracielo” opera maestosa che diede maggiore importanza alla Salina tanto che fu meta per molti studiosi. La commissione dell’opera al De Nicola si può ricondurre presumibilmente, tra il 1825-1830 in seguito a questi importati e documentati avvenimenti legati alla Salina e alle condizioni lavorative e umane dei minatori stessi. Questa ipotesi attributiva è avvalorata anche dall'iscrizione ancora presente sul dipinto: "A Divozione de Tagliatori della Salina di Lungro"
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800166985
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone
- ISCRIZIONI Al centro in basso - A Divozione de Tagliatori della Salina di Lungro - capitale -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0