sarcofago, opera isolata - bottega siciliana (metà XVI)

sarcofago, 1550 - 1550

Sarcofago, privo di coperchio, costituito solo dalla cassa che è decorata nella base a motivi fitoformi e sulla fronte da due corone di frutta e fiori con all'interno due stemmi rotondi, che fiancheggiano un'iscrizione entro cornice con il nome del defunto. Su ogni fianco croce a rilievo con doppio bordo. Gli stemmi a bassorilievo inquartati, entro cartocci, presentano sullo scudo rotondo nel primo e nel quarto riquadro un triangolo isoscele con tre staffe "?" e nel secondo e nel terzo una cotta "?" di maglia

  • OGGETTO sarcofago
  • MATERIA E TECNICA marmo/ scalpellatura
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Regionale della Sicilia
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Abatellis
  • INDIRIZZO via Alloro 4, Palermo (PA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il sarcofago catalogato, decorato su tre lati in quanto il quarto veniva addossato a muro, costituisce un manufatto di pregio, frutto probabilmente di un lavoro attento e controllato, da parte di uno scultore esperto e rivolto ad un committente benestante, il nobile Giovanni De Sicilia. La famiglia De Sicilia non è attestata nelle fonti antiche fra le famiglie siciliane nobili del XVI sec. infatti gli elementi araldici scolpiti sugli stemmi, dagli scudi spagnoli, così come attesta il Salinas nella "Breve guida del Museo Nazionale di Palermo" si riferiscono agli emblemi dell'isola. Si tratta dunque di uno stemma parlante. Invece il cognome De Sicilia a Palermo è attestato già nel XIII sec. infatti un Giovanni De Sicilia rettore e letterato era alla corte di Federico II. I primi versi incisi sulla fronte del sarcofago, posti sulla lapide, si riferiscono al più noto dei salmi penitenziali, i secondi si limitano a tramandare il nome e la data di morte del defunto. Nel vecchio elenco della "Scultura Moderna" del Museo Nazionale di Palermo al numero 18 nella descrizione sommaria è annotato: "Monumento sepolcrale di Giovanni Di Sicilia; in sette pezzi, il coperchio é rotto ed il sarcofago è lungo 1.97 e alto 0.76." e nelle osservazioni è annotata la provenienza: "Dalla chiesa di S. Michele Arcangelo" ed il vecchio numero di R.E. "841". Nei "depositi dei marmi" all'interno di "Palazzo Abatellis" purtroppo non vi è traccia del coperchio e fra i frammenti architettonici lì contenuti non si riesce ad individuare se alcuni fra di essi siano pertinenti al sarcofago, del resto un'ipotetica ricostruzione risulta difficile anche perché le antiche fonti, che attestano il tumulo non lo descrivono. Infatti il Canonico Mongitore, attentissimo osservatore, nel suo manoscritto sulle "Confraternite, le Chiese e le Nazioni di Artisti e di professione, le Unioni, le Congregazioni e le Chiese particolari" attesta che nella chiesa di San Michele Arcangelo, vide il sarcofago e così scrisse: "Vi era un tumulo di massimo pregio in cui vi leggo "Joannes De Sicilia /1550" e poi ne riporta l'iscrizione e ne attesta il luogo in cui era collocato e cioè fra l'altare di San Sebastiano e San Rocco e la porta della sacrestia. Anche Gaspare Palermo nella sua "Guida istruttiva per Palermo" attesta la presenza nella chiesa del sarcofago di Giovanni De Sicilia e ne riporta solo l'iscrizione e asserisce che il sarcofago è collocato fra la cappella dell'Epifania e la porta della sacrestia. Si tratta comunque della stessa cappella citata dal Mongitore infatti in occasione dei restauri che furono fatti al pavimento della cappella nel 1727, la chiama cappella dell' "Epifania" con l'adorazione dei Magi. Stessa "Adorazione" che Gaspare Palermo riporta essere stata dipinta da Filippo Lippi. La chiesa di San Michele Arcangelo di antichissima origine, facente parte del complesso gesuitico di Casa Professa, già attestata intorno al XII sec. ed ampliata nel Cinquecento, purtroppo oggi non più esistente, appartenne all' antica confraternita dei Naupticesi, che nel 1800 si sciolse, per cui la chiesa passò ai Rettori dell'Ospedale Grande i quali, vedendo che già intorno al 1850 si trovava in cattivo stato di conservazione, pensarono dapprima di restaurarla, ma con la dismissione dell'asse ecclesiastico del 1860, nel 1866 la spogliarono di tutti i suoi arredi e 1871 la vendettero all'attigua Biblioteca Civica per ampliarne i depositi librari. Probabilmente in quegli anni il Sarcofago venne depositato presso il Museo Nazionale di Palermo e collocato nel primo cortile, vicino al sarcofago di Cecilia Aprile. Nel 1953 insieme ad altre sculture il sarcofago fu devoluto alla Galleria Nazionale della Sicilia di "Palazzo Abatellis". Nulle le notizie sullo scultore che si può presupporre orbitasse nell'ambito dei Gagini pur considerando che i sarcofagi in quel periodo nascevano come prodotti seriali che traevano gli elementi principali della composizione da cartoni o modelli, come pare evidente dal confronto di casse decorate della stessa tipologia, e pronti per l'eventuale rifinitura al momento della richiesta. Fra i confronti possibili, considerata la tipologia del sarcofago, si può ipotizzare che fosse simile a quello di Antonino Scirotta conservato nella chiesa di S. Cita di Palermo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900312077
  • NUMERO D'INVENTARIO R.E. 841
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Centro Regionale per l'Inventario e la Catalogazione
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo
  • DATA DI COMPILAZIONE 2006
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2023
  • ISCRIZIONI fronte - MISERERE NOSTRI DOMINE / MISERERE QUIA PECCAMINUS NIMIS / SEPULCRUMNOBILIS IO^IS DE SICILIA / 1550 - ... (Dai "Salmi Penitenziali") - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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