San Bartolomeo da Simeri in Gloria
Molto suggestiva è l'ambientazione notturna nel quale si svolge la scena. Il santo, al centro della tela, è raffigurato come un anziano frate, con la barba bianca e il saio, genuflesso su una nuvola, con le braccia aperte in preghiera mentre mostra i palmi delle mani; lo sguardo estatico è rivolto al cielo verso lo Spirito Santo che appare in forma di colomba bianca. La luce mistica investe il protagonista e si propaga in direzione di un tripudio di cherubini che gli aleggiano intorno. In corrrispondenza dei due cherubini in alto a sinistra, un sottile cilindro verticale irradiato di luce giallo-arancio, raffigura la colonna di fuoco che si alzò dai piedi del santo al cielo, durante la celebrazione dell'ultima Messa prima di essere condannato al rogo. Ai lati due angeli avvolti da abiti svolazzanti, reggono l'uno la mitra e l'altro il bastone pastorale; un altro ha le mani giunte e un altro ancora si appoggia con il braccio alla nuvola. In basso lo stemma della famiglia Trigona. Nel registro inferiore un paesaggio urbano
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
- AMBITO CULTURALE Ambito Siciliano
- LUOGO DI CONSERVAZIONE chiesa San Filippo Apostolo
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il paesaggio raffigurato illustra la città di Messina dove il conte Ruggero II, appurata la non colpevolezza del santo, accusato di eresia e di aver arricchito i parenti con i beni a lui donatigli per abbellire il monastero calabrese, al fine di chiedere perdono all'abate dell'errore commesso, volle far edificare un grande tempio con annesso il monastero, dedicato al Santissimo Salvatore, chiedendo a Bartolomeo di santificarlo con la sua presenza. La torre del faro per i naviganti, il nuovo lazzaretto ed altre costruzioni raffigurate nel dipinto, sono antecedenti al terremoto che colpì la città nel 1783, quindi si evince che la datazione dell'opera è precedente anche se incerta. Secondo gli studi dello storico Litterio Villari, San Bartolomeo Trigona da Simeri era un monaco greco-calabro che non ebbe alcun legame familiare con il nobile casato normanno dei Trigona, se non per l'alta devozione di questa nei suoi confronti. L'arcivescovo Matteo Trigona e P. Vespasiano Trigona S.I. diffusero il culto del santo in tutta la Sicilia orientale nel secolo XVIII. Il santo nacque come Basilio ma quando ricevette l'abito monastico e la tonsura, cambiò il nome in Bartolomeo e sarà conosciuto anche con il nome di Trigono dall'omonimo monte calabrese. Il dipinto è stato custodito per un certo periodo nei depositi di Palazzo Bellomo. Copia identica è conservata nella cattedrale di Piazza Armerina
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900384959
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Centro Regionale per l'Inventario e la Catalogazione
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Siracusa
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0