Ritratto del Cardinale Giuseppe Alessandro Furietti. ritratto di ecclesiastico

dipinto ca. 1760 - ca. 1760

Il dipinto a olio su tela è di formato rettangolare, orientato in vertica\nle e dotato di una cornice lignea dorata. Raffigura Giuseppe Alessandro Furietti (Bergamo,1684- Roma,1764), che fu cardinale, erudito, letterario e archeologo, ma anche cognato di Giovanni Moroni.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Pittore Attivo A Roma; Benefial Marco; Batoni Pompeo (; Già Attribuito; Già Attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo e Giardini Moroni
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Moroni
  • INDIRIZZO Via Porta Dipinta, 12, Bergamo (BG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nato a Bergamo nel 1684 in un¿abitazione di via Porta Dipinta, Giuseppe \nAlessandro Furietti era figlio di Caterina Terzi e del notaio Giovanni Sonzogni Furietti. Dopo aver studiato al Collegio elvetico di Milano, si laureò in diritto a Pavia, per poi prendere gli ordini e trasferirsi a Roma n\nel 1709. Qui ebbe la possibilità di affermarsi e fare carriera, fino a es\nsere nominato cardinale nel 1759 per volontà di Clemente XIII. Gli incari\nchi ecclesiastici costituirono solo uno dei tanti volti di questo personaggio: uomo di smisurata e appassionata cultura, Furietti si distinse infatti nel campo dell¿archeologia e della letteratura. Fortunatissime furono \nle sue campagne archeologiche a Villa Adriana a Tivoli, dove avvennero importanti scoperte che lo resero celebre. Risale al 1736 il ritrovamento delle sculture in marmo del ¿Centauro vecchio¿ e del ¿Centauro giovane? ?, opera dei greci Aristeas e Papias, al 1737 la riscoperta del ¿Mosaic\no delle Colombe¿, descritto da Plinio nella ¿Naturalis historia¿. Ne\nl 1752 Furietti pubblicò il trattato ¿De musivis¿, prima storia dell? ??arte e della tecnica del mosaico dall¿antichità al Settecento. Il car\ndinale fu inoltre un appassionato bibliofilo e uno studioso di letteratura: intraprese importanti ricerche sui poeti Bernardo e Torquato Tasso, fece pubblicare le opere degli umanisti Gasparino e Guiniforte Barzizza, scoprì gli scritti inediti di Publio Fontana. Nel 1760 fece scrivere il propri\no testamento, all¿interno del quale dichiarava di donare alla città di \nBergamo la propria collezione di libri, con l¿obbligo di aprire una bibl\nioteca pubblica. Questo atto diede origine a quella che sarebbe diventata una delle più celebri istituzioni culturali della città: la Biblioteca A\nngelo Mai. Proprio qui si conserva un dipinto che ricorda strettamente, per composizione e formato, l¿opera conservata a Palazzo Moroni. Identica \nè la raffigurazione del cardinale nei due dipinti, mentre cambiano ambien\ntazione e qualità esecutiva: l¿opera in Biblioteca, donata nel 1760 all\n¿istituzione da Furietti insieme ai ritratti dei cardinali bergamaschi G\nuglielmo Longhi e Cinzio Passeri Aldobrandini, è ambientata in uno spazio\n chiuso ed è di qualità inferiore rispetto al dipinto in collezione Moro\nni, più luminoso e impreziosito sulla destra da un paesaggio. Se il dipin\nto in Biblioteca Mai è attribuito a un anonimo pittore attivo a Roma nel \nXVIII secolo, l¿opera di Palazzo Moroni - che qui giunse perché Ottavia\n, sorella del cardinale, aveva sposato nel 1715 Giovanni Moroni (1689-1719) - è tradizionalmente considerata di Marco Benefial (1684-1764). Artista\n romano notissimo ai suoi tempi, poi dimenticato, Benefial fu riscoperto soltanto nel 1959, in occasione di una mostra al Palazzo delle Esposizioni dedicata al Settecento a Roma. Definito da Francesco Arcangeli ¿pittore \nincorrotto¿ per la sua fedeltà al vero, fu sia pittore sacro sia autore\n di ritratti di illustri rappresentanti dell¿aristocrazia romana (tra qu\nesti, membri delle famiglie Orsini, Quarantotti e Soderini). Le sue opere sono un'originale fusione in chiave naturalistica del Seicento emiliano e romano; per questa ragione, è difficile valutarle da un punto di vista st\nilistico. Il numero limitato di ritratti attribuiti all¿artista e la man\ncanza di documenti e testimonianze rendono tuttavia difficile confermare l¿attribuzione, che già dal 1983 (Collezioni private bergamasche) è col\nlocata più prudentemente all¿interno di un più generico contesto roman\no e che è forse più ragionevole avvicinare ad alcune prove di Sebastiano\n Ceccarini (1703-1783).
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • ENTE SCHEDATORE R03/ FAI - Fondo Ambiente Italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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