Veduta di Villa Moroni-Santi a Villa d'Ogna con figure. veduta della Villa Moroni Santi di Ogna con figure
dipinto
ca. 1810 - ca. 1835
Gozzi Marco (1759/ 1839)
1759/ 1839
Il dipinto, a olio su tela, è una veduta della villa dei conti Moroni-San\nti a Villa d'Ogna, in Val Seriana. Di formato rettangolare, è orientato i\nn orizzontale e dotato di una cornice lignea dorata del XIX secolo.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
-
ATTRIBUZIONI
Gozzi Marco (1759/ 1839)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo e Giardini Moroni
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Moroni
- INDIRIZZO Via Porta Dipinta, 12, Bergamo (BG)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, opera del bergamasco Marco Gozzi (1759-1839), è una veduta de\nlla residenza di campagna della famiglia Moroni a Villa d¿Ogna, costruit\na nel XVII secolo e dotata di un meraviglioso parco. Utilizzata per la villeggiatura, ma strategica per gli interessi commerciali della famiglia in Val Seriana, la villa nei secoli ha subito parecchie trasformazioni; dal 1949 è sede di un convento monastico e proprietà dell¿Istituto don Luig\ni Palazzolo delle Suore Poverelle. In primo piano è raffigurato il fiume \nSerio, sulle cui rive passeggiano due personaggi; sullo sfondo appare il borgo di Ogna, dominato dalla residenza della famiglia. La rappresentazione, fedele e precisa, suggerisce un¿esecuzione posteriore al 1810. Dopo av\ner ottenuto da Eugenio di Beauharnais l¿incarico di paesista ufficiale (\n1807), con il compito di fornire ogni anno al Ministero dell¿Interno tre\n paesaggi che documentassero il territorio lombardo, Gozzi infatti abbandonò le soluzioni accademiche settecentesche e diede alla sua produzione un\na svolta in chiave naturalistico-documentaria. Nato il 5 novembre 1759 a San Giovanni Bianco, in provincia di Bergamo, Marco Gozzi è considerato l? ??iniziatore del paesaggio lombardo moderno. Definito nelle recensioni all\ne mostre di Brera il ¿Nestore dei paesisti in Lombardia¿ (¿Belle Art\ni¿ 1825, ¿Album¿ 1837), fu il primo lombardo a recuperare e riscopri\nre la pittura di paesaggio, distinguendosi per ¿lo slancio cristallino d\nelle sue prospettive aeree, l¿eleganza delle sue rilevazioni topografich\ne, la lievità dei suoi giochi atmosferici¿ (Mazzocca 1990). La riscoper\nta di questo artista, accusato per lungo tempo dopo la sua morte di monotonia e freddezza, è merito di Maria Cristina Gozzoli (1975). La sua produz\nione, lodata dai contemporanei per la diligenza e la precisione esecutiva, fu molto apprezzata dal vicerè d¿Italia Eugenio di Beauharnais; con lu\ni Gozzi già nel 1807 aveva stipulato un contratto, che prevedeva la reali\nzzazione ogni anno di tre paesaggi a olio ¿ i cui soggetti erano stabili\nti dal Ministero dell¿Interno ¿ in cambio di una pensione di millecinq\nuecento lire e che sarebbe stato rinnovato cinque anni dopo, con un aumento della pensione a duemilaquattrocento lire. Obiettivo del governo prima napoleonico, poi austriaco era quello di ottenere quadri che fornissero un? ??immagine ufficiale del territorio lombardo e documentassero le nuove inf\nrastrutture realizzate; per rispondere a questa esigenza, dopo il 1810 Gozzi abbandonò gradualmente il paesaggio arcadico e il capriccio, per aderi\nre fedelmente al dato reale. Mise così a punto un modo tutto lombardo di \nstrutturare il paesaggio, che era in parte influenzato dalla tradizione olandese e che non risentì dei soggiorni dell¿artista a Roma, Napoli (181\n2) e nelle Marche (1813). I paesaggi di Gozzi rispondono a una logica naturalistico-documentaria: impostati seguendo una vera e propria gabbia compositiva, prevedono generalmente un primo piano in controluce e un piano intermedio luminoso, con un effetto di grande puntualità e precisione. Con i\nl passare del tempo, la gamma cromatica delle sue opere si spense e le composizioni divennero ripetitive e monotone. Fu forse anche per questa ragione che nell¿ultima fase della sua vita si diradarono le committenze priv\nate, per lasciare spazio soltanto alle richieste ufficiali. Presente a Brera dal 1813 al 1838, Gozzi fu un riferimento imprescindibile non solo per tutta la prima generazione di paesisti bergamaschi (primo fra tutti, Pietro Ronzoni) e lombardi dell¿Ottocento, ma anche per quelli austriaci. Non\nostante la sua importanza e la sua fama, non riuscì mai a ottenere la cat\ntedra di paesaggio all¿Accademia di Brera: l¿incarico, procrastinato f\nino al 1838, venne poi affidato al successore Giuseppe Bisi. Marco Gozzi morì a Bergamo il 15 agosto 1839; fu sepolto al cimitero di Valtesse, dove\n è ricordato con la seguente epigrafe: ¿A Marco Gozzi, uomo di semplici\n costumi, giusto, religioso, luminare e capo di una nuova scuola di pittura di paese¿.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- ENTE SCHEDATORE R03/ FAI - Fondo Ambiente Italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0