maschera - popolazione Dan (inizio sec. XX)

maschera sec. XX inizio

Maschera di volto femminile estremamente sottile con ampia fronte liscia, delimitata dal rilievo delle arcate sopraccigliari e coperta da una capigliatura di fibre. Viso appuntito, grandi cavità degli occhi perfettamente rotondi. Patina nera e lucente (Bassani E. (a cura di), Arte dell'Africa Nera, Firenze-Milano, Skira, 2000).

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO maschera
  • MATERIA E TECNICA crine
    legno/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Popolazione Dan
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Area Museo delle Culture, Progetti Interculturali e Arte nello Spazio Pubblico. Collezione Ezio Bassani
  • LOCALIZZAZIONE MUDEC - Museo delle Culture
  • INDIRIZZO Via Tortona, 56, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "L'estetica della maschera dan contrappone le maschere "belle" (maschere di tipo femminile - gle mu - con volti ovali e occhi sottili) alle maschere "brutte" (maschere di tipo maschile - gle gon - con volti pentagonali e occhi tubulari, oppure di forma animale). Malgrado le apparenze, la loro differenza non è radicale: si tratta infatti di manifestazioni diverse di esseri egualmente "spaventosi" (glee). Inoltre, come gli esseri umani, anche gli spiriti incorporati nelle maschere hanno la loro individualità, e quindi la realtà nella sua concretezza deborda ampiamente dalla suddivisione in categorie. Proprio il carattere individuale della maschera esige anche che sia abbinata alla persona adatta a indossarla, e quando non la si trova, quando cioè lo spirito non si manifesta ad alcuno dei membri della famiglia può restare a lungo inoperosa sulla stuoia. Le maschere hanno poi una biografia che non può essere dedotta dalle caratteristiche formali della scultura: possono passare di generazione in generazione elevandosi di grado e diventando, da semplici maschere di divertimento o di guerra, a spiriti del villaggio che hanno il compito di mantenere la pace. Questa maschera ha lo scopo di controllare i fuochi accesi nel villaggio e prevenire quindi gli incendi, che si propagavano molto facilmente fra le abitazioni di legno e paglia, in particolare nella stagione secca. La diffusione dei tetti di lamiera, che hanno sostituito le tradizionali coperture in paglia, ha reso le maschere zakpai ga meno importanti, limitandone l'uso. La maschera esercita la sua funzione preventiva punendo le donne che si attardano in cucina, battendole e rovesciando le loro pentole sul fuoco. Caratteristici sono gli occhi circolari che compaiono anche nelle maschere utilizzate per la corsa (gunyege), i cui fori sono però più grandi, consentendo di identificare chi le porta". (I.Bargna in C. Orsini, Ethnopassion: Altre Culture a Milano. Quattro collezioni del Castello Sforzesco dall'Africa e dalle Americhe, ed. Mazzotta, 2008, Milano).
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Mudec - Museo delle Culture
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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