coltello - ambito Algeria - Marocco (Inizio sec. XX)
Grosso coltello (nimcha marocchino) con impugnatura in legno intagliato, su un solo lato, a bassorilievo a triangoli intarsiati, lungo i bordi rialzati, con fili d'argento. L'impugnatura, a facce ottagonali, è sagomata con la caratteristica forma a chiave; vicino al fornimento, una breve fascetta di ottone con forellini punzonati a croce. Guardiamano sinuoso a due bracci incurvati terminanti a ghianda: un braccio più breve curva quasi ad angolo retto e si protende verso la lama, dalla parte opposta, uno più lungo si protende nella direzione opposta a protezione delle dita. La lama, priva di filo, è breve, molto curva e si rastrema verso la punta, acuta. Su entrambi i piani, incisione a cesello e agemina di rame a motivo di serpente che mostra la lingua (?). Il disegno interessa il medio, segue il dorso e sottolinea le due concavità praticate su quest'ultimo, inframmezzate da una serie di piccole tacche. Il fodero si presenta liscio da un lato e dall'altro, inciso a triangoli, come l'impugnatura, ma senza intarsio d'argento; il puntale, la ghiera dell'imboccatura e due fascette ad anello, in ottone, sono decorate con file di forellini.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO coltello
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MATERIA E TECNICA
acciaio
Argento
legno/ intaglio
OTTONE
rame
- AMBITO CULTURALE Ambito Algeria - Marocco
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Area Museo delle Culture, Progetti Interculturali e Arte nello Spazio Pubblico
- LOCALIZZAZIONE MUDEC - Museo delle Culture
- INDIRIZZO Via Tortona, 56, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il nimcha è la spada delle tribù berbere del Marocco. Alcuni critici ritengono che questo tipo, molto piccolo rispetto al modello classico, possa essere chiamato in tale modo, proprio a causa delle sue dimensioni. Secondo Spring (C. Spring, African Arms and Armours, British Museum Press, 1993. p. 22) armi simili appartenevano ai gruppi tribali cabilesi (e più precisamente il sottogruppo Iflisen) che occupavano sia le aree del Marocco sia quelle algerine. Jacob (A. Jacob, Les armes blanches du monde islamique, Paris, Jacques Grancher, 1985, p. 66) ritiene che quest'arma sia algerina, della fine del XIX secolo, ma la maggior parte dei critici propende per una produzione sviluppatasi attorno al 1925 o poco prima; attribuzione che concorderebbe pienamente con il periodo storico in cui si è formata la collezione di armi castellana. Il fatto che possa trattarsi di un'arma algerina deriva dalla decorazione dell'impugnatura e del fodero, che è comune ai flyssa acquistati ad Algeri a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Secondo Fischer (A. Fisher, Africa Adorned, New York, Harry N. Abrams inc. 1984, p. 253 e seguenti) questa decorazione appartiene alle tribù berbere che si ritrovavano sia in Marocco che in Algeria e rappresenterebbe un amuleto fatto per scacciare influenze malvagie. Queste tribù, sebbene mussulmane, conserverebbero antiche superstizioni e tradizioni animiste.\nQuest'opera, di buona qualità, non è da considerarsi un'arma, vista la mancanza del filo, ma un elemento di costume tradizionale. La qualità della decorazione, infatti, lascerebbe escludere che si possa trattare di un pezzo destinato alla vendita per il turista dell'epoca.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Mudec - Museo delle Culture
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0