Ritratto di Guido Antonio Arcimboldi
dipinto
ca. 1727 - ca. 1727
ritratto
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Ceruti, Giacomo Detto Pitocchetto (1698-1767)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Azienda di Servizi alla Persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio
- INDIRIZZO Via Trivulzio, 15, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel testamento del 17 novembre 1727 il marchese Guido Antonio Arcimboldi nominò suo erede universale il Luogo Pio della Stella, con un cospicuo lascito che, tra beni mobili e immobili, ammontava a 276.000 lire imperiali. \nIl 13 maggio 1728 si registrò il pagamento da parte del Luogo Pio a Giacomo Ceruti per il ritratto del defunto. Le carte d'archivio hanno altresì restituito la ricevuta autografa di mano del Ceruti che testimonia l'avvenuto pagamento. In tale data il dipinto doveva già essere stato realizzato: infatti il successivo 27 maggio risulta un secondo pagamento al pittore Francesco Prati per la realizzazione "del cartiglio e dell'iscrizione". \nIl dipinto assume un notevole significato nella ricostruzione dell'attività giovanile di Giacomo Ceruti. In primo luogo occorre sottolineare il valore della scoperta documentaria, che attesta la presenza del pittore in Milano nel maggio 1727, rivelando così la persistenza di contatti diretti fra il Ceruti e la committenza della sua città natale, proprio negli anni in cui egli risiedeva e operava in territorio bresciano. Il recupero di questa testimonianza pittorica viene ad attestare la continuità di rapporti con il mondo milanese, che andranno nuovamente analizzati, risultando alquanto improbabile che la commissione del ritratto Arcimboldi possa essere considerata un episodio sporadico. Ne deriva necessariamente la rivalutazione dell'ipotesi di un avvio decisamente milanese della pittura cerutiana.\nI successivi soggiorni in area bresciana e bergamasca arricchiscono le conoscenze del Ceruti attraverso lo studio dei grandi ritrattisti del Cinquecento. Proprio alle tonalità smorte del Moroni sembra rifarsi il Ceruti nel ritratto dell'Arcimboldi, caratterizzato da tinte opache e neutre, soprattutto nella descrizione della corazza che pare di peltro. Notevole è la vicinanza con le più antiche tele del periodo bresciano ed in particolare col "Ritratto di Pietro Ronchi" (Brescia, collezione privata) realizzato durante una delle trasferte in Val Camonica. Indicativa risulta la simile posizione, col braccio sinistro in avanti a creare lo spazio. Questa posizione ritorna in altre opere più tarde del Ceruti, quali il "Ritratto di gentiluomo" (Lugano, collezione Thyssen-Bornemisza) e il ritratto di Vincenzo Cigola (Brescia, collezione privata).\nRispetto ai primi lavori bresciani però, l'opera in esame si contraddistingue per un'impostazione più sciolta, non irrigidita dal disegno preparatorio, ma libera nel creare le larghe pieghe delle maniche e degli ampi sbuffi della camicia stretta sugli avambracci.\nIl riconoscimento della mano del Ceruti nel ritratto di Guido Antonio Arcimboldi offre la possibilità di aprire nuove indagini sull'attività milanese dell'artista.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico non territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ ASP Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0