Madonna Addolorata

scultura ca. 1515 - ca. 1515

Scultura raffigurante la Madonna addolorata seduta, lievemente abbandonata all'indietro, tiene un braccio piegato (mancante della mano) e il braccio destro semidisteso e proteso verso il basso. La figura è vestita di un abito rosso con soggolo e mantello blu con tracce di doratura evidenti in corrispondenza delle ginocchia ed interno in verde.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA legno/ intaglio/ pittura/ doratura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • ATTRIBUZIONI Maestro Dei Compianti (notizie Sec. Xvi)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
  • LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
  • INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La figura faceva parte di un Compianto situato nella chiesa di S. Maria Bianca di Casoretto. L'insieme, composto da altare, cornice, gruppo di figure e sfondo, venne rimosso dalla sede originaria in occasione dei restauri dei primi anni Quaranta del Novecento condotti dalla Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia. Preziosa documentazione fotografica si conserva presso il Civico Archivio Fotografico (Milano, Castello Sforzesco, Civico Archivio Fotografico - Fondo Osvaldo Lissoni): nello scatto, datato anteriormente al 1925, anno in cui la fotografia veniva pubblicata da Agnolo Domenico Pica, si vede l'ancona montata all'interno della prima cappella del lato settentrionale della chiesa. Il complesso aveva già suscitato l'interesse di Luca Beltrami, il quale, riproducendo un dettaglio dell'antico altare ligneo nella sua monografia sul Castello Sforzesco del 1894, lo considerava un «lavoro che risale ai primi anni del secolo XVI», con dettagli architettonici quasi "nascosti" tra architetture evocanti la città di Gerusalemme ma che in realtà contenevano anche chiari riferimenti a porzioni perdute del maniero milanese, come recentemente ricordato da Claudi Salsi (2011). Lo stesso Pica riportava una descrizione del complesso, propriamente definito come "Compianto". Si trattava di una grande ancona lignea raffigurante la Deposizione di Cristo con otto figure poste all'interno di una grotta sotto il Calvario e sistemata sopra l'altare. La cornice che racchiudeva la scena era verosimilmente ottocentesca ma elaborata sulla scorta di quella antica che prevedeva due lesene corinzie trabeate, del tutto analoga a quella dell'altare della Pietà di Santa Maria del Sasso a Locarno (CH). Le sculture che componevano il complesso milanese apparivano agli occhi di Pica come disomogenee, di taglia maggiore, rigide e di fattura piuttosto sommaria. Al centro era il Cristo, adagiato su un "brutto sarcofago" di fattura ottocentesca, secondo lo studioso, agli estremi erano Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo che sorreggevano mediante un telo il corpo del Salvatore. In secondo piano rimanevano la Madonna svenuta sorretta dalle due pie donne, affiancate da Maria di Magdala e da un san Giovanni inginocchiato. Queste ultime figure, con le pie donne (conservatesi ma in un'ubicazione ignota e documentate attraverso gli scatti di Attilio Bacci negli anni Sessanta del Novecento: Salsi 2016, figg. 5-6), erano passate nella disponibilità del collezionista Carlo Monzino (1931-1996), in seguito la Maddalena, la Vergine e il San Giovanni furono acquistate dall'antiquario Flavio Pozzallo e resttuite nel 2012 alla parrocchia d'origine, sono ora conservate, come deposito, presso le Civiche Raccolte. Sebbene rimanga la testimonianza fotografica occorre ricordare, come già segnalato da Pica e Salsi, l'estrema cautela con cui ci si deve porre nella ricostruzione di un impaginato delle figure che, già in epoca ottocentesca, in concomitanza con il rifacimento del sepolcro, era stato probabilmente rimaneggiato. Da un punto di vista stilistico il lavoro, in passato, è stato sommariamente riferito come esempio di «arte popolare di figurinai lombardi», complice il confronto instaurato dallo stesso Pica con il compianto in terracotta di Agostino De Fondulis in Santa Maria presso San Satiro. L?attribuzione al "Maestro dei Compianti", con una datazione proposta attorno al 1515, fu elaborata da Vittorio Natale in rapporto all'analoga composizione presente in Santa Tecla a Torno (Como). Un'occasione di riscoperta è senz'altro l'accostamento con il Compianto dalla chiesa vigevanese di San Dionigi e l'ancona di San Giuseppe, dalla chiesa intitolata alla Madonna del Sette Dolori della medesima città, presentata nell'esposizione presso la Sala della Balla (ottobre 2021 - gennaio 2022).
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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